Arpa Puglia: "Ilva continua ad inquinare. Depositata relazione in Procura”
Ilva non rispetta a pieno le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale. Il documento a firma Arpa Puglia è stato depositato al Tribunale dell'Appello di Taranto. Nel frattempo Lunetta Franco (Legambiente Taranto) e Alessandro Marescotti (Peacelink) scrivono al Garante per l'Aia
14 March, 2013
Ilva non rispetta a pieno le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale. A dirlo è il documento a firma Arpa Puglia inserito nel fascicolo Ambiente Svenduto dalla Procura tarantina la quale ha depositato la relazione al Tribunale dell'Appello di Taranto. La comunicazione è del 13 febbraio ma solo ieri è stata diffusa dagli organi di stampa questa notizia. La relazione è stata inviata alla Procura della Repubblica di Taranto da ARPA PUGLIA a firma del direttore generale Giorgio Assennato, del direttore scientifico Massimo Blonda e di una funzionaria, Simona Sasso, accerta il ritardo nell'adempimento alle prescrizioni previste dall'AIA per lo stabilimento ILVA di Taranto.
Nel frattempo Lunetta Franco (Legambiente Taranto) e Alessandro Marescotti (Peacelink) scrivono al Garante per l'Aia. Legambiente Taranto torna a chiedere al Garante Vitaliano Esposito di rendere noto con la massima urgenza lo stato di attuazione delle prescrizioni. Ritenendo che ogni ritardo sui tempi previsti dall'AIA sia assolutamente intollerabile in ragione dei danni apportati alla salute dei cittadini di Taranto.
Secondo il circolo di Taranto "risultano non ancora ottemperate dall'Ilva diverse prescrizioni. A titolo esemplificativo, si citano quelle relative a nastri e cadute il cui completamento è stato posticipato al 27 ottobre 2015, ovvero si è passati dai tre mesi prescritti ai 3 anni comunicati dall'azienda, alla chiusura completa degli edifici con captazione e convogliamento dell'aria degli ambienti confinati il cui completamento è stato posticipato dal 27 aprile 2013 al 30 giugno 2014". Inoltre "i differimenti temporali non fanno altro che incrementare il fenomeno di danno ambientale già in atto. Durante, infatti, le attività di carico-scarico delle materie prime dai parchi minerari agli impianti produttivi vengono disperse in atmosfera ingenti quantità di materiale polverulento. Un fenomeno inquinante non meno invasivo degli sversamenti accidentali a mare registratisi nell'ultimo periodo durante le operazioni di scarico agli sporgenti dell'area portuale in uso ad Ilva". in più "non si comprendono i tempi di realizzazione prospettati dall'Ilva in quanto non ascrivibili ad una difficoltà tecnica"
Peacelink, con il suo presidente Alessandro Marescotti chiede di poter ricevere dall'Arpa Puglia - che dispone di un deposimetro - nell'area portuale a circa 150 metri dalle benne di scarico delle materie prime - i dati che certifichino, come risulterebbe dalla recente ispezione ISPRA, un annullamento della dispersione delle polveri nella fase di scarico nell'area portuale . “Dal verbale di ispezione al porto (firmato da Cesidio Mignini, Fabio Ferranti e Francesco Andreotti dell'ISPRA) – scrive Marescotti - risulterebbe"l'assenza di polverosità visibile", tanto che il Corriere del Mezzogiorno del 13 marzo 2013 ha titolato: "Aia, l'Ilva supera l'esame"; e sottotitolato: "Annullata la dispersione di materiale durante lo scarico delle navi".
Marescotti chiede pertanto al Garante Aia Ilva di verificare l'effettiva attuazione della prescrizione AIA n. 5 che prevede nell'area portuale di scarico delle materie prime (e di carico sui nastri trasportatori) l'obbligo di installare un sistema automatico o uno scaricatore continuo coperto secondo la BAT n. 11 (il dettaglio si trova nelle BAT-conclusions). ILVA ha fatto tutt'altra cosa: ha solo riprogrammato qualche attuatore elettrico. Ma sempre la benna viene usata e sempre da un operatore viene guidata, quindi niente di automatico e niente di coperto.