Torino, arriva la pagella del Treno Verde di Legambiente
Nel capoluogo piemontese i livelli di PM10 salgono oltre i limiti nella giornata di giovedì. Da gennaio sono già 55 gli sforamenti della soglia stabilita dalla legge. Torino, Alessandria e Vercelli nella top ten delle città più inquinate d’Italia. E ancora, troppo rumore a Torino: decibel fuori controllo nelle ore notturne
A Torino decibel fuori controllo con soglie di rumore oltre i limiti soprattutto nelle ore notturne. PM10 che, nonostante il maltempo, ha superato il limite di legge e che dall’inizio dell’anno sta soffocando di “mal’aria” i cittadini piemontesi, esponendoli a rischi concreti per la loro salute. Rischi che potrebbero essere ridotti se solo si investisse di più sul trasporto pubblico e sulla #mobilitànuova, piuttosto che proseguire con un paradossale aumento dei costi e degli abbonamenti per i servizi sempre più carenti offerti ai pendolari, con corse soppresse, stazioni abbandonate e treni vetusti. E’ questa l’istantanea scattata dal Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato Italiane, la campagna itinerante realizzata con la partecipazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare.
Il bilancio finale della tappa piemontese – l’ultima delle otto previste nel viaggio del convoglio ambientalista che da venticinque anni attraversa l’Italia per incontrare studenti, cittadini e amministrazioni e promuovere la qualità dei territori, l’innovazione nei centri urbani e l’attenzione negli stili di vita - è stato presentato in conferenza stampa da Gianna Le Donne, responsabile Treno Verde di Legambiente; Federico Vozza, vicepresidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta; Lorenzo Radice, responsabile politiche ambientali del Gruppo FS; Luca Ricciardi, responsabile laboratorio qualità dell’Aria di Italcertifer; Raffaele De Berti, direttore finanziario di Renovo Bioenergy; Gian Luca Molino, business development sviluppo area nord-ovest Enel Green Power e Enzo Lavolta, assessore all’Ambiente del Comune di Torino.
Qualità dell'Aria
Il monitoraggio è stato effettuato dal Laboratorio Mobile di Italcertifer, per 48 ore consecutive, in corso Regina Margherita, all’altezza del civico 207. Durante il primo giorno di campionamento tutti gli inquinanti rilevati si sono mantenuti al di sotto delle medie di riferimento dettate dalla normativa. Nel secondo giorno di campionamento, invece, si sono registrati valori elevati della concentrazione del PM10 facendo risultare così una media giornaliera di 57 mg/m3 rispetto alla soglia limite di 50 mg/m3. La fonte di immissione degli inquinanti è rappresentata dal traffico autoveicolare insistente nella zona, molto intenso specialmente il secondo giorno, che ha portato i livelli di PM10 a raggiungere soglie allarmanti, con un picco nelle ore serali di giovedì (dalle 17 alle 22) quando la media è stata costantemente superiore alla soglia minima, con picchi di 117 µg/m3 e 123 µg/m3 tra le 18 e le 19. Un segnale che conferma ancora una volta l’alto livello d’attenzione che va mantenuto sulla “mal’aria” piemontese.
Anche perché in questi primi cento giorni dell’anno, sia nella città di Torino che nella quasi totalità dei capoluoghi di regione, si è già andati oltre la fatidica “franchigia” dei 35 giorni di smog (polveri al di sopra dei 50 microgrammi su metro cubo) che la legislazione europea ritiene tollerabili nell’arco dell’intero anno. Nella top ten della classifica della “mal’aria” stilata da Legambiente ci sono tre capoluoghi piemontesi: Torino, Vercelli e Alessandria sono tra le città più inquinate d’Italia dall’inizio dell’anno ad oggi, con soglie oltre già abbondantemente oltre i limiti. Sempre secondo i dati Arpa elaborati dall’associazione ambientalista a Torino sono già 55 i superamenti delle soglie di Pm10, 41 quelli a Vercelli, 38 ad Alessandria. Insomma quello che doveva essere l’anno europeo dell’aria si avvia, invece, ad essere un nuovo anno caratterizzato da smog e inquinamento. Un trend, quello dei superamenti delle soglie di allarme, che seppur in diminuzione rispetto agli anni passati, resta preoccupante. Già lo scorso anno, secondo il rapporto “Mal’aria”, Alessandria si era distinta come città più inquinata d’Italia con 123 sforamenti (dati 2012), seguita da Frosinone (120) e, a stretto giro, da Torino (118 superamenti).
Inquinamento acustico
Ma a quanto pare non sono solo i polmoni dei torinesi a subire la peggio. I rilevamenti del laboratorio mobile del Treno Verde, infatti, testimoniano una situazione di forte criticità anche per quanto riguarda l’inquinamento acustico. I valori rilevati, infatti, hanno sempre superato il limite consentito dalla legge, soprattutto durante le ore notturne, oltrepassando i limiti di legge di addirittura 14dB(A) di notte e circa 6dB(A) di giorno. Un fattore spesso sottovalutato, ma che invece influisce negativamente sulla salute e il benessere dei cittadini. Decibel fuori controllo nei giorni del monitoraggio scientifico in corso Regina Margherita che, nel piano di zonizzazione acustica, corrisponde alla zona III (area mista). “I limiti previsti sono pari a 60 dB(A) in fascia diurna e 50 dB(A) in fascia notturna, soglie che sono state sforate visto che il monitoraggio ha rilevato livelli di 66,3 e 65,2 dB (A) nelle ore diurne e 64,6 e 60,2 dB(A) nelle ore notturne – dichiara Luca Ricciardi, responsabile Laboratorio Qualità dell’Aria di Italcertifer - In sintesi, durante il periodo diurno, i livelli orari rimangono costantemente oltre i 65 dB(A), con punte di circa 70 dB(A). Nei periodi notturni, si riscontra una variazione di valori dei Leq orari da 55 a 70 dB(A), in relazione alla diminuzione del traffico che si raggiunge a notte inoltrata. Nonostante la crescente consapevolezza degli effetti altamente dannosi che genera l’esposizione al rumore sono ancora sporadiche le campagne di monitoraggio. A tal proposito, uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente olandese all’istituto di ricerca indipendente TNO mette in risalto che l’inquinamento acustico prodotto dal traffico impatta sul 44% della popolazione UE e costa 326 miliardi alla sanità comunitaria. I danni provocati vanno dall’aumento della pressione fino ai problemi cardiaci, dall’ipertensione all’insonnia”.
Un bilancio complessivo
Insomma, tra ossidi di azoto, ozono troposferico, PM10 che continuano a soffocare le città piemontesi rendendo l’aria irrespirabile, a mettere in serio rischio la salute dei cittadini c’è anche il forte rumore. Rischio salute che potrebbe essere limitato se il trasporto urbano non fosse più centrato soltanto sull’automobile -preponderante causa dell’inquinamento atmosferico e acustico- ma sulla mobilità pubblica con mezzi a basso impatto, compatibile con il rispetto dell’ambiente e con la libertà di ogni cittadino di potersi spostarsi in città.
Migliorare la mobilità pubblica, incrementare il trasporto pubblico locale e inibire il traffico privato nei cuori delle città, è uno dei capisaldi delle smart city, tema a cui è dedicata questa edizione del Treno Verde. Ma se Torino, e in generale il Piemonte, sembra essere sulla buona strada per rendere più “intelligente” e sostenibile il proprio territorio, il punto dolente resta quello dei trasporti. Spesso ai cittadini non si offre alternativa: per un pendolare scegliere di spostarsi dai comuni della cintura esterna della città al centro del capoluogo può rappresentare una vera odissea. Purtroppo la rotta tracciata fino ad ora dalla Regione Piemonte sembra essere sempre la stessa, quella di penalizzare i più deboli dell’ingranaggio: i cittadini. E’ notizia di pochi giorni fa, infatti, che il Governo potrà stanziare solo 485 milioni di euro per il trasporto pubblico, a fronte dei 605 milioni necessari quantomeno per mantenere nel 2013 gli stessi servizi di trasporto su autobus e treno del 2012 (che già erano stati ridotti del 15% rispetto a quelli di due anni prima).
Secondo i calcoli delle associazioni dei pendolari, la diminuzione dei fondi da destinare alle aziende comporteranno, già da giugno, un taglio del 25 per cento per il trasporto su gomma e del 17 per quello su ferro. Alla domanda di mobilità (in Piemonte tra il 2009 e il 2012 si è registrato un +13% di cittadini che prendono il treno ogni giorno, 20 mila viaggiatori al giorno solo sulla Torino-Chivasso) si risponde solo con politiche di tagli. Questo, nonostante, il Piemonte non stesse di certo brillando negli ultimi anni per quanto riguarda i servizi offerti ai pendolari: stazioni abbandonate, treni vetusti, corse soppresse senza alcun avviso, intere linee tagliate, senza contare ritardi, sovraffollamenti, con la costante incertezza dei finanziamenti e dello stesso futuro di un settore che interessa migliaia di persone. Una carenza non da poco che pesa sulle spalle dei pendolari piemontesi ogni giorno e che si manifesta ancor di più sulle 12 linee tagliate e sostituite con autobus (Santhià-Arona, Pinerolo-Torre Pellice, Cuneo-Saluzzo-Savigliano, Cuneo-Mondovì, Ceva-Ormea, Asti-Castagnole-Alba, Alessandria-Castagnole-Alba, Asti-Casale-Mortara, Asti-Chivasso, Novi-Tortona ed Alessandria-Ovada). Tagli al servizio piemontese pari al 10% per il 2011 che si affiancano ad un aumento delle tariffe pari al 10% nel 2011 e 12,5% nel 2012.
Cittadini di serie B per la politica nazionale e regionale dei trasporti, che da oltre dieci anni premia la strada a danno della ferrovia come ben dimostra la suddivisione dei finanziamenti della Legge Obiettivo 2002-2012: il 71% delle risorse per strade e autostrade, 15% per le ferrovie e 14% per le reti metropolitane. La Regione Piemonte, continua a trascurare le necessità dei pendolari, dopo che già nel 2012 aveva destinando solo lo 0,22% del proprio bilancio al trasporto pubblico ferroviario.
“La situazione preoccupante riscontrata dai monitoraggi effettuatati in queste ore e dai dati rilevati dalle centraline fisse dimostra che c’è ancora tanto da fare per abbattere drasticamente la presenza degli inquinanti atmosferici. La posizione geografica della città capoluogo, sicuramente sfavorevole, non deve diventare un alibi per l’amministrazione, anzi deve essere uno stimolo a fare di più per garantire ai cittadini una qualità dell’aria e della vita migliore -commenta Federico Vozza, vicepresidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta– Per affrancarsi dal titolo di Smog City ed ambire a diventare una Smart City, Torino deve ribaltare alcuni paradigmi che mettono ancora l’auto al centro della città. Una parte delle risorse per il trasporto pubblico locale, ad esempio, potrebbero essere reperite nell’immediato con il meccanismo del pay per use adottato con successo a Milano con l’AreaC. A Torino abbiamo la fortuna di aver già investito sul controllo con le telecamere degli accessi alla Ztl. Non ci resta che allargare il perimetro e la durata dell’attuale Ztl e avremo benefici indotti su tutta la città, con la riduzione di traffico e inquinanti. Con gli incassi del road pricing, oltre a potenziare il trasporto pubblico, si potrebbero cantierare una serie di interventi di moderazione del traffico. Primi fra tutti il limite a 30 km/h in tutto il centro urbano con esclusione dei principali assi di scorrimento e la ridefinizione degli spazi urbani a vantaggio della socialità e della mobilità dolce.
Riguardo, invece, al trasporto pubblico, anche quest’anno, alla crescita costante del numero di pendolari l’amministrazione regionale ha risposto con tagli ai servizi, aumenti del costo dei biglietti e incertezze sugli investimenti, con effetti rilevanti sulla qualità del servizio. Tagliare le gambe al trasporto pubblico è ancor più grave in un momento in cui, anche grazie alla crescita del prezzo dei carburanti, sempre più persone sono incoraggiate ad abbandonare l’auto privata e preferire forme di mobilità più economiche ed ecologiche. Il rischio oggi è di perdere un’occasione epocale: intercettare e fidelizzare nuovi utenti per contribuire a decongestionare e disinquinare le nostre città che restano molto lontane dagli obiettivi comunitari a tutela della salute collettiva. Non si venga a dire che i bilanci in questi anni non permettevano investimenti maggiori. Ben altre risorse sono andate a spese per opere e progetti inutili, o sprecati per politiche poco lungimiranti. E’ solo una questione di scelte: per migliorare il servizio le regioni dovrebbero investirvi almeno il 5 per cento del proprio bilancio. Serve dunque un vero e proprio cambio di rotta e, grandi città come Torino, devono giocare un ruolo da apripista”.
Legambiente dà infine appuntamento a Milano per la grande manifestazione nazionale per la “mobilità nuova”, annunciata per il prossimo 4 maggio, che vedrà convergere sul capoluogo lombardo migliaia di ciclisti, utenti del trasporto pubblico, comitati e cittadini che chiedono a gran voce misure di istituzione e tutela di spazi sicuri per la mobilità ciclopedonale in città. Tutti uniti da uno slogan che in due parole sintetizza il necessario “cambio di modello”: dal sistema tutto centrato sull'auto privata a quello che invece garantisce ed estende, con diritto di priorità, l'accessibilità alla rete del trasporto collettivo.
Rassegna stampa:
Legambiente: "Troppo smog, ci vuole l'eco pass" - da La Repubblica del 13.03.2013
Lubatti: "Buona idea la tassa ma non è all´ordine del giorno" - da La Repubblica del 13.04.2013