Scalo Farini: quale sarà il destino di 60 ettari di territorio?
Il Giornale indaga sul futuro di un'altra area dismessa milanese, ex scalo ferroviario, di 60 ettari di estensione, tra via dell'Aprica, via Valtellina e il Cimitero Monumentale. Tra i "sogni" fatti per Expo 2015 c'era anche ... il mare. "Riqualificare lo Scalo Farini. Decide la gente con i disegni" - da Il Giornale del 20.05.2013
21 May, 2013
di Christian Pradelli
Uno dei più grandi punti di domanda in vista di Expo riguarda le aree dismesse in prossimità degli ex scali ferroviari: a Milano se ne contano sette, ma uno di quelli che meritano maggior attenzione, se non altro per la centralità della zona e per la novità industriale rappresentata da Porta Nuova Garibaldi, è senza dubbio lo scalo Farini.
A due passi dal nuovo Palazzo Lombardia, ma anche da punti nevralgici della città come via Procaccini e via Paolo Sarpi, questa grande area dimenticata attende di essere riqualificata da oltre 20 anni. Si tratta di una superficie di circa sessanta ettari, attualmente invasa da sporcizia e rifiuti, dove si scorgono solo alcuni depositi oltre ad una palazzina occupata da ex ferrovieri.
Le proposte per ridar vita allo scalo non mancano: da tempo, ad esempio, i docenti di Architettura del Politecnico propongono agli studenti seminari e laboratori per lavorare alla trasformazione urbana e riconvertire gli scali ferroviari milanesi. Curiosa l'iniziativa di cinque universitari, che hanno deciso di impostare il lavoro preliminare sparpagliando su quattro muri in zone diverse alcuni biglietti colorati e alcune matite, chiedendo direttamente ai cittadini in che modo poter rianimare l'area dismessa. «Abbiamo pensato di chiedere aiuto a chi in quelle zone ci vive - spiegano i ragazzi - coinvolgendo gli abitanti di via Valtellina, via Messina, via Principe Eugenio e via dell'Aprica. A settembre il nostro ed altri progetti verranno presentati all'amministrazione comunale».
Le risposte non si sono fatte attendere: in tanti concordano sul bisogno di un polmone verde, un altro parco Sempione con tanto spazio per i bambini e magari anche una piscina al coperto. Alcuni utilizzano le finestre di carta colorata per esprimere il loro pensiero disegnando: un albero fiorito, una palma e una spiaggia, un pallone da calcio. C'è chi chiede un parcheggio che non sia a pagamento e chi invece auspica, forse ironicamente, nuove strisce blu e nuove multe.
Già in vista dell'approvazione dell'ultimo Pgt nel novembre scorso, l'assessore all'Urbanistica e oggi vicesindaco Lucia de Cesaris, aveva enfatizzato la centralità dello scalo Farini: «Sarà fondamentale dare spazio a residenze sociali, servizi e grandi interventi di verde urbano». E anche se gli scali sono di norma svincolati dal PGT, il futuro dell'area Farini-Lugano è subordinato all'accordo di programma tra Comune, Ferrovie dello Stato, proprietaria dello scalo, e Regione Lombardia.
Ad oggi, l'ambito di trasformazione urbana (Atu) dovrebbe prevedere, in cifre, almeno il 65% di spazi verdi, il 20% destinato all'housing sociale e attraversamenti ciclo-pedonali che completeranno la ragnatela di trasporti pubblici, agevolata anche dalla presenza della nuova M5.
«Ma è tutto fermo da tempo», spiega Luca Tafuni, portavoce del comitato Jenner Farini nato proprio per incentivare la riqualificazione di questa vasta area. «Abbiamo fatto un sopralluogo un mese fa: c'è chi ha proposto una lingua verde che possa collegare zone adiacenti, ma difficili da collegare, come via dell'Aprica e via Stilicone. Si parlava anche di una ruota panoramica in stile “London Eye”: il progetto iniziale era destinato al parco Sempione, ma lo scalo Farini poteva essere un punto strategico per un'installazione del genere». Eppure, al momento, tutto tace: «Abbiamo anche proposto di realizzare un parcheggio per ovviare ai disagi che si creano nelle serate di movida e dei concerti in via Valtellina, ma dal Comune nessun segnale». E l'Expo, ormai, è dietro l'angolo.