Referendum Milano 2 anni dopo, TERZO SI, Conservare il parco EXPO: mancano le risorse, la crisi divora gli spazi verdi previsti
Eliminate le serre, il villaggio Expo, l’obbligo di coltivare parzialmente i terreni dei padiglioni e parecchi metri quadrati di spazi verdi (ridotti da 8 a 6 ettari). Eliot Laniado, docente del Politecnico, ed Emilio Battisti, architetto, hanno analizzato il masterplan 2013 del sito di Expo durante l’incontro dell'11 giugno organizzato da MilanoSìMuove. Battisti: “L’Expo milanese rischia di essere una visita ad un grande lunapark".
17 June, 2013
di Marco Puelli
Nutrire il pianeta, energia per la vita: il tema di Expo 2015 doveva avere nel verde uno dei suoi elementi cardine. Ma proprio il verde rischia di essere un ospite secondario all’Esposizione Internazionale di Milano. Questa la situazione emersa all’incontro organizzato martedì 11 giugno a Palazzo Marino da MilanoSìMuove, movimento civico promotore dei cinque quesiti referendari su cui si sono espressi i milanesi nel 2011, per valutare le attese e i risultati dei referendum ambientalisti a due anni di distanza dal responso dei cittadini del capoluogo lombardo.
Nel panel che ha riguardato il terzo referendum (Conservare il parco Expo), Eliot Laniado, docente di Ecologia e sostenibilità dei sistemi produttivi presso il Politecnico di Milano, ed Emilio Battisti, architetto e responsabile scientifico di Expo Diffusa e Sostenibile, hanno confrontato il masterplan 2010 e quello del dicembre 2011 con quello del maggio 2013. Come spiega Laniado: “La crisi economica e la mancanza di risorse hanno imposto un drastico taglio delle strutture permanenti e una ridefinizione degli spazi che ha ridotto significativamente la presenza di aree verdi nel sito di Expo”.
“Rispetto ai progetti precedenti – continua il docente –le strutture permanenti sono state dimezzate: secondo il masterplan 2011, avrebbero dovuto occupare 200mila metri quadrati, ma ora il progetto ne prevede solo per 110mila; è stato eliminato il Villaggio Expo, l’Expo Centre è diventato temporaneo, le serre sono state sostituite dai cluster e dal Parco della Biodiversità (strutture temporanee e non permanenti, come invece dovevano essere le serre).. Il verde permanente, che, nel progetto 2011 avrebbe dovuto occupare 80mila metri quadrati, comprendenti 64mila metri quadrati di verde perimetrale, 10mila metri quadrati di collina (clima mediterraneo) e 6mila metri quadrati di altri agrosistemi all’aperto, è stato ridotto a 60mila metri quadrati, suddivisi in 50mila metri quadrati di verde perimetrale e 10mila di collina.”.
Scorrendo i dati, le strutture temporanee nel progetto 2013 occupano molto più spazio, tuttavia i padiglioni dei vari paesi, “che prima dovevano essere obbligatoriamente parzialmente coltivabili, ora sono soltanto parzialmente liberi, quindi non necessariamente coltivabili”. Il professore ha concluso la sua presentazione affermando la necessità di “una progettazione del parco Expo e di quello che vorremo farci quando Expo sarà finita, perché non possiamo pensare solo a conservare”.
Anche Emilio Battisti è critico sul Masterplan 2013: “L’Expo di Milano si risolverà in una visita ad un grande Lunapark, mentre noi avevamo sperato che si puntasse su una formula più innovativa rispetto alle precedenti Esposizioni, ad ampia scala territoriale, con più verde e più in linea con il concetto di smart city che si sta affermando in Europa e che, in Italia, rischia di rimanere pura retorica”.