Raccolta differenziata, calo continuo in città
Nel 2012 la percentuale, sul totale dei rifiuti prodotti in città, ha segnato una preoccupante battuta d’arresto, perdendo quasi un punto e bruciando i progressi dei due anni precedenti. Per Legambiente "non è solo colpa della crisi, ma è che la differenziata non ha registrato progressi negli ultimi anni e ha azzerato quelli fatti in precedenza" - da La Stampa del 17.06.2013
17 June, 2013
Paolo Coccorese
Fabrizio Assandri
Segno meno per la prima volta nella storia della raccolta differenziata torinese. Nel 2012 la percentuale, sul totale dei rifiuti prodotti in città, ha segnato una battuta d’arresto, perdendo quasi un punto e bruciando i progressi dei due anni precedenti.
Con il 42,2 per cento di rifiuti differenziati, Torino si conferma come la metropoli con il miglior risultato in Italia. I dati variano molto da quartiere a quartiere, ma nonostante gli investimenti fatti il trend negativo sembra non fermarsi: nel 2013 (dati di aprile) la raccolta differenziata in città è calata di quasi un altro punto percentuale.
La città divisa in due Dove c’è il porta a porta, che serve circa 400 mila residenti nei quartieri di periferia, le percentuali salgono fino al record di Madonna del Pilone, che sfiora il 70 per cento. Precipitano laddove la raccolta è ancora su strada, ovvero nei quartieri più centrali, fino al 27 per cento del Lingotto, maglia nera insieme ad Aurora.
Il trend negativo si nota in quasi tutti i quartieri, con qualche eccezione (San Paolo e Cenisia) e qualche picco (San Donato segna quasi sei punti percentuali in meno sul 2011).
Le ragioni del calo I torinesi buttano meno rifiuti: in un anno 168 mila tonnellate di spazzatura differenziata e 260 mila che invece finiscono in discarica. L’anno prima le tonnellate erano state rispettivamente 180 mila e 270 mila. Ma perché, in proporzione, la differenziata scende di più?
Amiat punta il dito contro la crisi e la conseguente riduzione di tipologie di rifiuti. In particolare il calo si registra sulla carta, passata da 66 tonnellate a 63,5, sugli imballaggi di vetro e lattine e sui rifiuti organici provenienti dai mercati rionali. Oltre a ciò, hanno inciso (difficile dire quanto) anche i furti della carta messi in piedi nei mesi scorsi da una vera e propria organizzazione parallela che poi la rivendeva. Secondo Amiat, la questione è anche culturale: in tempi di crisi l’attenzione all’ambiente rischia di passare in secondo piano nella routine quotidiana.
Anche il servizio di raccolta subisce tutti gli effetti della crisi. Dicono all’Amiat: «Dal 2006 ad oggi i nostri dipendenti sono diminuiti di 400 unità rispetto ai 2.200 di allora». Un taglio che non può non aver inciso sul servizio ai cittadini e dunque anche sulla differenziata.
I problemi nei quartieri Ogni quartiere ha la sua problematica. Nizza-Lingotto ha visto calare la raccolta lungo l’asse segnato dai cantieri della metropolitana. Nelle aree vicine ai campi nomadi i bidoni sono spesso setacciati alla ricerca di qualcosa di riutilizzabile, ma se i rifiuti vengono mescolati l’operatore dell’Amiat deve poi buttare via tutto nell’indifferenziato. In zona Borgo Po, ad esempio in via Ferrante Aporti, ma anche in San Salvario, si trovano facilmente sacchetti abbandonati vicino ai bidoni.
Un tasto dolente riguarda poi i passaggi. A Barca alcuni residenti lamentano attese lunghissime e spazzatura debordante. Amiat dice che i passaggi sono in orario, ma il problema dell’accumulo nasce anche per altre ragioni. Alle Vallette, in via delle Primule e via dei Mughetti, i bidoni non bastano.
La loro quantità è in funzione delle persone che ufficialmente risiedono negli alloggi e non dei reali residenti, che sono molti di più. Così i bidoni si riempiono subito. C’è poi il problema degli ingombranti che si accumulano accanto ai bidoni.
Porta a porta alla Crocetta Una buona notizia riguarda l’arrivo del porta a porta, a dicembre, alla Crocetta. Una piccola rivoluzione che toccherà circa 30 mila residenti e i tanti studenti e lavoratori che animano il quartiere.
Nelle settimane scorse sono stati messi gli avvisi negli androni delle case e sono stati fatti i sopralluoghi nei cortili. Il rettore del Politecnico ha mandato una mail a tutti gli account dell’ateneo invitandoli ad informarsi e a imparare a differenziare.
Vallette
La rivincita della periferia.
Meglio della Gran Madre
Per i meno fiduciosi, lo sbarco del «porta a porta» nel quartiere compreso tra via Fiesole e corso Cincinnato rischiava di trasformarsi in un disastro per la raccolta differenziata domiciliare.
Ma a distanza di qualche settimana, gli isolati di case popolari al confine tra Lucento e Vallette hanno già conquistato una piccola rivincita: «I risultati sono soddisfacenti – dicono dal Comune -. E i residenti delle Vallette superano quelli che abitano alle spalle della Gran Madre».
L’estensione della raccolta «porta a porta» ai piedi delle case popolari comunemente dette “Le Torri”, nel 2007 era stata rinviata per i lavori di ristrutturazione dell’Atc. Un allargamento del servizio ricco di insidie per i numeri dei residenti: quasi 4 mila gli abitanti di questa porzione di Circoscrizione 5. «Ma il lavoro congiunto di Amiat, Atc e degli stessi abitanti - dice Paolo Policaro, della sottocommissione all’Ambiente della Cinque -, ha permesso di evitare molti problemi». Con la collaborazione di tutti gli attori in campo sono stati decise le aree dove posizionare i quasi 400 bidoni. «In due casi, stiamo lavorando per risolvere alcune difficoltà – aggiunge Policaro -. Mentre, per liberare il passaggio dei mezzi dell’Amiat abbiamo posizionato dei “panettoni” per evitare la sosta selvaggia». Rimane ancora un problema: il deposito dei rifiuti ingombranti vicino ai bidoni.
Spina 4
Le “isole ecologiche”? Promesse non mantenute
Se ne parla da almeno due anni, ma il progetto delle isole ecologiche da scavare sotto i nuovi palazzi di Spina 4 non è mai diventato realtà.
E questa volta il problema non è la mancanza di denaro dato che dovevano essere finanziate con le penali inflitte all’impresa che ha costruito irregolarmente piazza Ghirlandaio.
«Il Comune doveva farne tre o quattro – ricorda Massimo Maglorio, presidente del Comitato dei residenti -. Ma dal 2011 ad oggi, di isole ecologiche nessuna traccia».
Oltre via Cigna si potrebbe riscrivere la versione aggiornata del dramma di Beckett «Aspettando Godot». Ma nella parte nuova di Barriera di Milano, a non arrivare mai sono gli operai incaricati per la costruzione delle strutture interrate per la raccolta differenziata.
«Due sono i problemi che si trascinano da anni – dicono dal Comitato Spina 4 -. Il primo, è che la Città non ha ancora firmato l’accordo con i privati per le compensazioni. Secondo, che l’Amiat spinge per avere altre isole ecologiche per rendere sostenibile il passaggio del mezzo per raccogliere i rifiuti».
Il Comune, sempre nel 2011, lanciò un piano che prevedeva di costruire più di una ventina di isole ecologiche vicino ai palazzi di corso Ciriè, di Spina 3 e 4. Dovevano essere pagate dagli stessi residenti, ma da allora nessuna traccia.
“Senza il centro città il porta a porta non può crescere”
Legambiente: partiamo da negozi e uffici
La crisi non può bastare a spiegare il calo della raccolta differenziata. Ne è convinto Michele Bertolino, ex responsabile del settore «Rifiuti» per Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e rappresentante del comitato di controllo sull’inceneritore del Gerbido per il comune di Rivalta.
«Il problema non è dettato dalla riduzione dei rifiuti per la crisi – dice -, ma è che la differenziata non ha registrato progressi negli ultimi anni e ha azzerato quelli fatti in precedenza».
Se non è colpa della crisi, qual è il problema per Legambiente?
«La questione è che Amiat continua a non affrontare il nodo dell’estensione della raccolta “porta a porta” in centro. Concluso l’anello esterno della città, al di là di qualche operazione di maquillage, non ci sono stati sviluppi. Così siamo destinati a non muoverci dal 38%-40%» .
Certo, ma i cali sono generalizzati in tutti quartieri...
«E’ evidente che se non si procede ad uniformare la raccolta dei rifiuti, si determina un calo di tensione in tutti i cittadini. Le faccio un esempio: se io lavoro in centro, il mio pattume lo butto lì dove c’è il cassonetto e non sotto casa dove c’è la differenziata. Oggi Torino è in mezzo al guado. Deve decidere se vuole allinearsi ai dati dei Comuni della provincia dove si va oltre il 50% o se restare dov’è. Io ho una brutta sensazione»
Brutta sensazione?
«Sì, questo atteggiamento potrebbe essere collegato al dato che Torino è capofila di Trm dell’Inceneritore. Se lo hanno costruito dovranno dargli la pappa per andare avanti, mentre se si raggiungessero i livelli della provincia, l’impianto sarebbe sovrastimato».
E della nuova Amiat cosa pensa?
«Dopo la privatizzazione, io vorrei che Iren presentasse un preciso piano industriale. In questi ultimi anni, sono mancati. Hanno ridotto anche la comunicazione: un fattore che ha inciso sul calo della differenziata».
Cosa propone per superare il blocco dell’espansione della differenziata in centro?
«Non credo che l’allargamento sia così complicato come dicono. L’area ha una grossa fascia di terziario: se vogliamo domiciliare partiamo dai negozi e dagli uffici. E’ un gioco da bambini, ma potrebbe far guadagnare un bel 37%. Poi potremmo passare sulle utenze residenziali».
E chi dice che non ci sono i soldi?
«Si sbaglia, abbiamo calcolato che l’investimento di 14 milioni di euro necessari per coprire tutta la città in quattro anni provocherebbe un risparmio di almeno 2 milioni di euro sottratti ai costi di smaltimento».