Referendum Milano 2 anni dopo, Riaprire i Navigli. La Consulta cittadina boccia la Via d’Acqua: inutile e dannosa
Un’opera di grande impatto ambientale, ma neppure navigabile o canoabile. Italia Nostra e Guido Rosti, membro della Consulta cittadina per i referendum ambientali milanesi del 2011, spiegano perché bocciare la Via d’Acqua e puntare invece sulla riattivazione dei Navigli esistenti, come aveva chiesto la maggioranza del quinto SI referendario
25 June, 2013
di Marco Puelli
La risistemazione della Darsena quale porto della città e area ecologica e la graduale riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema Navigli, obiettivi del quinto dei referendum consultivi del giugno 2011, non sono un’operazione nostalgica, ma un intervento di vero sviluppo sostenibile.
Ne è assolutamente convinto Guido Rosti, geologo e membro della Consulta cittadina per l’attuazione dei referendum, intervenuto all’incontro organizzato l'11 giugno a Palazzo Marino da MilanoSìMuove, movimento civico promotore dei 5 quesiti referendari. “Questi interventi, dove realisticamente fattibili, comporterebbero un ampliamento dell’offerta turistica, un risparmio energetico e potrebbero risolvere alcune problematiche idrauliche e di viabilità.
Una rivisitazione del sistema potrebbe, infatti, potenziare la tutela idraulica della città: basti pensare a quanto costano le periodiche esondazioni del Seveso. Un sistema dei Navigli rigenerato potrebbe fornire anche un’occasione per sviluppare una mobilità ecocompatibile: utilizzando vie d’acqua per la navigazione e la realizzazione di aree di interconnessione, si possono progettare servizi di trasporto regolare sia per il turismo sia per il normale trasporto urbano (si pensi a Malpensa)”.
Un progetto che si prospetta molto lungo da portare a termine. “Per ora – prosegue Rosti – è stato realizzato un lavoro di pulizia e restauro conservativo della Conca dell’Incoronata, che è costato 130mila euro, poi si procederà al restauro conservativo delle porte vinciane, ma l’iter è ancora lungo perché è necessario mettere in sicurezza tutte le sponde, soprattutto del Naviglio Grande, ricostruire la Conca Viarenna e riattivare completamente la Conca dell’Incoronata”.
La Consulta referendaria ha invece bocciato il progetto della Via d’Acqua: “ È un’opera che procura un rilevante impatto ambientale – accusa il geologo – perché attraversa il Parco delle Cave e il Bosco in Città, oltre ad attraversare trasversalmente gran parte dell’idrografia superficiale della città. Inoltre, non si può nemmeno definire una via d’acqua perché la sua portata è di appena 2 metri cubi al secondo ed è profonda appena 50 cm: dunque, non è né navigabile, né canoabile. Infine il suo contributo all’irrigazione è modesto, data la scarsa portata, e sarebbe bastato utilizzare la prima falda alleggerendola o il sistema idrico superficiale già esistente”.
Giovanni Micheloni, di Italia Nostra, colpisce ancora più duramente: “La Via d’Acqua è stata presentata come una grande opera e un nuovo Naviglio, in realtà è un’opera vergognosa e stupida, senza alcun valore paesaggistico, senza nessuna utilità agraria e tutto al costo di 70-80 milioni di euro. Si potrebbe ancora fermare e dedicare queste risorse al potenziamento della rete ciclabile e dei Navigli già esistenti”.