PUMS, le priorità indicate dal Comitato scientifico di AMAT
All’incontro del 3 luglio alcuni membri del Comitato scientifico per il PUMS hanno indicato le parole d’ordine per la futura mobilità: accessibilità, partecipazione, diminuire le auto e considerare l’intera area metropolitana. Un Piano non più centrato solo sui flussi veicolari, ma rivolto alle persone e all’accessibilità di tutte le aree urbane. Il 9 luglio la prima conferenza di VAS, il rapporto definitivo entro la fine dell’anno
05 July, 2013
di Marco Puelli
Mercoledì 3 luglio a Palazzo Marino, Stefano Riazzola, direttore del settore Pianificazione e programmazione mobilità e trasporto pubblico, e Maria Berrini, amministratore unico AMAT (Agenzia Mobilità Ambiente Territorio) hanno presentato le linee di indirizzo e il percorso di elaborazione e condivisione del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile).
“Il 9 luglio – ha dichiarato Riazzola – si terrà una prima conferenza di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) per definire le linee di indirizzo e gli obiettivi previsti. Con la fine di luglio, ci aspettiamo di chiudere un primo rapporto, che sarà oggetto di un confronto nei consigli di zona, un passaggio fondamentale per promuovere condivisione e partecipazione. In settembre, sarà presentato, in una seduta plenaria, il primo rapporto suddiviso in cinque tavoli tematici, per poi arrivare in ottobre alla stesura di un secondo rapporto che contenga gli scenari di fine anno”.
I cinque tavoli tematici sono i seguenti: riorientamento della domanda di mobilità verso la smart mobility, spostamenti urbani, servizi per mobilità e passeggeri, mobilità su scala sovra-locale, logistica per le merci urbane. Questi temi e i dati snocciolati da Maria Berrini sono serviti da punto di partenza per gli interventi di alcuni esponenti del Comitato scientifico organo composto da tecnici e accademici di fama nazionale e internazionale che rivestono, a titolo gratuito, una funzione consultiva per l’elaborazione delle strategie di sviluppo della mobilità per la città di Milano.
Accessibilità, partecipazione e recupero degli spazi occupati dalle automobili, in sosta o circolanti. Su questi punti si sono focalizzati gli esperti. In particolare, Andrea Boitani (PUMS ed aspetti economici) ha posto l’accento sul ruolo di Milano come capitale del lavoro, responsabile del 75% della crescita occupazionale lombarda. “A Milano – ha affermato Boitani – entrano ogni giorno 850mila persone per motivi di studio o di lavoro e ne escono 270mila, eppure la metropolitana milanese è ancora lontana dagli standard europei per estensione, frequenza di treni e numero di passeggeri”.
Secondo Alfredo Drufuca (PUMS e aspetti territoriali), “ Questi dati indicano chiaramente che non possiamo più pensare il sistema della mobilità milanese come limitato soltanto all’area urbana, ma va ampliato all’area metropolitana milanese, che comprende 25 comuni e 25 milioni di km quadrati”. “Le diverse zone della città – continua Drufuca – si differenziano molto fra di loro in termini di accessibilità e quindi sono anche più o meno idonee ad ospitare densità elevate e funzioni più attrattive. Densità urbane elevate favoriscono l’efficienza del trasporto pubblico, mentre diminuire la densità significa avere a disposizione meno risorse e allontanarsi dai modelli virtuosi”.
Mario Zambrini (PUMS e aspetti ambientali) ha riflettuto sul numero di auto in città: “A Milano ci sono 58 automobili ogni 100 abitanti. Se scendessimo al livello di Lione (45 auto ogni 100 abitanti), potremmo togliere dalle strade 160mila auto e recuperare 500 km di corsie preferenziali per il trasporto pubblico di superficie; senza contare tutte le auto in sosta, che sottraggono tre milioni di metri quadrati ad aree pedonali, piste ciclabili, spazi verdi…”.
Marisa Galbiati (PUMS e aspetti sociali) ha avvertito che “una ricerca condotta dal Politecnico di Milano ha rilevato che il concetto di smart city è ancora poco conosciuto. Lo smart citizen ancora non esiste, perché i cittadini non sono ancora abituati ad affrontare questi cambiamenti e, anzi, spesso sentono questi provvedimenti come un peso”. “Per questo – continua Galbiati - bisogna puntare sull’innovazione sociale: pratiche che promuovono la condivisione e la partecipazione, che spesso non hanno modelli a cui rifarsi, ma è necessario creare dei prototipi da assumere poi nella pratica quotidiana dell’amministrazione. Esempi lodevoli ne sono Bike-sharing, Car-sharing, Cartavince di Amsa, che è anche di tipo premiale.
Patrizia Malgieri (Pums: politiche e modelli europei) insiste sul carattere innovativo di questo Piano: “Rispetto ai precedenti piani per la mobilità urbana, questo non è incentrato soltanto sui flussi veicolari, ma è rivolto alle persone, alla loro partecipazione e all’accessibilità di tutte le aree urbane”.