Possibile referendum sul road pricing a Torino: intervento di Paolo Hutter
Un primo commento dopo la notizia che l'indizione del referendum consultivo è probabile. A Stoccolma e Milano vinse il road pricing ma a Manchester ed Edimburgo venne sonoramente sconfitto
11 July, 2013
Paolo Hutter
Un referendum cittadino sul "road pricing" - messa a pedaggio - del traffico urbano a Torino sarebbe di importanza storica per molti motivi. Innanzitutto ri-metterebbe in vita uno strumento di partecipazione e di democrazia diretta, il referendum comunale, vagheggiato ed esaltato in teoria negli statuti comunali degli anni 90, ma in realtà scoraggiato da regole che sembrano un catenaccio, e infatti pochissimo praticato.
Nel giugno del 1989 a Torino ci fu l'unico referendum comunale, sulla progressiva chiusura del centro al traffico. I risultati avevano visto una vittoria del fronte del SI, (66.40%), contro il 33.6% dei NO. L’affluenza alle urne - grazie alla concomitanza con le europee - era stata pari al 73.3% degli aventi diritto. Da allora solo una volta si è andati vicino al referendum cittadino, a proposito del grattacielo San Paolo e delle altezze degli edifici. Recentemente è stato soprattutto il Movimento 5 stelle a ipotizzare i referendum senza quorum alla svizzera come strumento per decidere su questioni cittadine controverse. Di importanza storica sarebbe anche il tema delicatissimo del pedaggio
urbano. E' un tema in cui ragione e sentimento, cervello e pancia, confliggono fortemente. Da una parte , tra gli studiosi del traffico è aumentato sempre di più l'atteggiamento favorevole. In particolare in Italia dopo la positiva esperienza di Milano. Il "road pricing" riduce il traffico privato e recupera risorse economiche da destinare al trasporto pubblico e alla ciclabilità. Viene apprezzato per questo sia da chi ritiene insopprimibile l'uso dell'auto in città sia da chi vede il pedaggio come un passaggio verso la città senz'auto. Ma nel sentimento della vita di tutti i giorni il road pricing suscita più fastidio. Non appassiona chi vorrebbe più spazi completamente dedicati a pedoni bici e mezzi pubblici, tramite pedonalizzazioni e ztl. E viceversa fa arrabbiare la pancia automobilistica che lo vede come un balzello sulla libertà di circolare. Anche se il costo del pedaggio venisse mantenuto basso (a Milano è di 5 euro per i non residenti) molti automobilisti saranno più che ostili, perchè mentre l'idea che si debba pagare la sosta bene o male è passata, l'idea che usare le strade sia un costo da pagare è per molti inconcepibile. Per questo le città nel mondo che hanno effettivamente introdotto il road pricing sono poche (tra di esse Oslo Londra Stoccolma Milano). La vittoria del si al referendum di Stoccolma è stata risicatissima, a Milano c'è stato un clamoroso 80% ma molti hanno poi confessato che non avevano capito bene. A Edinburgo e a Manchester invece nei referendum il pedaggio è stato bocciato, nonostante il successo che stava già avendo a Londra, introdotto dal sindaco di sinistra Livingstone.
E' probabilmente per timore di una probabile sconfitta che i promotori della proposta pensano a un pedaggio bassissimo di un euro, con il rischio però di perdere anni per ammortizzare le necessarie spese di tele-controllo. In ogni caso, comunque andasse, e scontando gli inevitabili difetti della semplificazione tra si e no, l'indizione di questo referendum farebbe crescere in modo straordinario il dibattito sulla città, sul suo traffico e sul suo bilancio. Un bilancio difficile da far quadrare, e che proprio per questo dovrebbe essere sempre più "spietato" e partecipato.