Gasdotto Tap. La posizione di Regione Puglia, Enti locali e Legambiente Puglia
TAP presenterà la versione finale del progetto a settembre alle Autorità competenti. Le sedi istituzionali previste dalla legge saranno il luogo deputato al confronto su tutti i temi. Articolo "Gasdotto Tap, la posizione degli Stakeholders. Regione Puglia e Enti locali" di Giuseppe Miccoli del 9 luglio 2013. Agienergia.it
12 July, 2013
di Giuseppe Miccoli
Il 28 giugno 2013 il consorzio Shah Deniz ha ufficializzato la scelta di utilizzare il corridoio sud per trasportare il gas naturale dal mar Caspio fino alla Provincia di Lecce, preferendo come punto di approdo l’Italia all’Austria. Allo scopo di diversificare le forniture di gas per i mercati europei (il gasdotto bypassa non a caso la Russia e l’Iran), il progetto della multinazionale TAP (Trans Adriatic Pipeline) collegherà la Turchia all’Italia, attraversando la Grecia e l’Albania. Ne è sicuro il direttore generale di Tap, Kjetil Tungland, che a margine dell’incontro di Baku (Azerbaijan) ha dichirato: «Questo e' il primo importante passo verso l'apertura del Corridoio Sud del gas, che giocherà un ruolo importante nei confronti della sicurezza energetica europea e della diversificazione degli approvvigionamenti di gas nei mercati dell'Europa meridionale e occidentale». Un’approvazione che è forte dell’ accordo internazionale ratificato il 24 maggio scorso e sottoscritto dal Ministro dello Sviluppo Economico italiano con Albania e Grecia, il quale in relazione alla programmazione energetica europea sancisce la “strategicità dell'opera”.
Un accordo, però, che non piace alla Regione Puglia, e che è stato bollato con l’epiteto «ratifica al buio» dall’Assessore alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro. Il motivo principale è la mancanza di documenti ufficiali e approvati dalle varie commissioni tecniche istruttorie (nazionali e regionali). Incartamento che, la stessa Tap rende noto, sarà ufficiale solo il prossimo 12 settembre, con la consegna, in seguito alla prima bocciatura, della seconda documentazione di Valutazione di Impatto Ambientale.
Ripercorrendo l’iter documentale emerge che la società TAP aveva presentato nel marzo 2012 un primo Studio di Impatto Ambientale e Sociale (ESIA = Environmental and Social Impact Assessment) al Ministero dell’Ambiente, descrivendo il potenziale effetto del gasdotto nonché le misure per minimizzarne l’impatto. Il comitato tecnico pugliese di Valutazione di Impatto Ambientale, però, sei mesi più tardi, si era espresso negativamente, con un’ apposita delibera di Giunta firmata dallo stesso Nicastro. Per l’assessore la situazione era tale per cui «un intervento fortemente impattante» in relazione alle realtà paesaggistico-ambientali e storico-culturali del Canale d'Otranto non era stato «corredato di una documentazione sufficientemente dettagliata in ordine alle conseguenze che lo stesso intervento avrebbe avuto per il territorio».
In particolare il comitato tecnico aveva espresso «dubbi tecnici sul terminale di ricezione e riduzione della pressione del gas » in relazione alla potenziale «capacità prevista di 20 miliardi di metri cubi all’anno e che interessa un’area di 92mila mq». Inoltre le valutazioni non erano «sufficientemente convincenti sull’impiego delle tecnologie e sulle scelte di localizzazione».
Riguardo alla scelta dei siti, negli “elaborati di progetto” e nel documento di “Sintesi non tecnica” della società, i motivi per i quali la Tap scarta gli altri quattro ipotetici percorsi (tutti canalizzati sulle direttrici del capoluogo brindisino) sono spiegati schematicamente in poche righe. Le prime tre ipotesi di approdo (pochi chilometri a sud di Brindisi) – si legge nel documento -«si sono rivelate non perseguibili a causa dell’attraversamento a mare di un’area protetta della rete Natura 2000 costituita in particolare dalla pianta marina Posidonia Oceanica», termometro dello stato di salute delle spiagge pugliesi nonché garanzia del proficuo fatturato del turismo pugliese. Ancora, la terza alternativa, che coinvolge l’area industriale di Brindisi è stata considerata «non fattibile per ragioni tecniche e di sicurezza a causa della presenza del complesso industriale di Brindisi (ove sono presenti le società petrolchimiche Polimeri Europa e Basell) » (si deduce nella parte terrestre on shore, ndr), inoltre si attraversano aree ad alta contaminazione del suolo», ma anche in questo caso non si descrive quali sono. La quarta alternativa (pochi chilometri a nord di Brindisi) non è stata presa in considerazione in virtù della interferenza «con i piani urbanistici di sviluppo del Comune di Brindisi». Molto probabilmente potrebbe entrare in conflitto con le aree e le visuali (già assegnate e descritte) dal piano di rischio dell’Aeroporto di Brindisi.
Di qui l’idea, da parte della Tap, di far approdare il gasdotto 80 chilometri più a sud, sulle aree della provincia di Lecce, in particolare nell’unica fascia costiera non interessata da aree protette terrestri (pochi chilometri di terra tra San Foca e Torre Specchia Ruggeri, nel territorio comunale di Melendugno), ma non per questo considerata di scarso pregio. Le acque marine, come evidenziano gli studi della società, hanno una presenza, meno consistente di Posidonia oceanica. E’ il male minore, secondo la Tap. Una Stazione di intercettazione a circa 70 metri dalla spiaggia porterà il gas, regolandone la pressione, lungo una condotta interrata (per circa 5 km) fino al Terminale di Ricezione del Gasdotto, ubicato sul territorio di Melendugno ma al confine con il comune di Vernole. La conseguenza, a questo punto, è quella di spostare anche l’innesto con la rete di distribuzione nazionale, gestita da Snam Rete Gas (SRG), da Brindisi - Mesagne a Vernole - Melendugno.
Non si mostrano favorevoli i due enti locali salentini. Sia il Comune di Melendugno che quello di Vernole, in sede di commissione Via, avevano espresso nel settembre scorso parere contrario all'opera. Altresì le osservazioni della ConfCommercio di Lecce e dell'associazione cittadina “Tramontana” (Melendugno) si sono incardinate nel parere di rigetto.
Ma la società TAP, con un comunicato stampa dello scorso 2 luglio, oltre a ribadire la scelta prioritaria del punto d’approdo del gasdotto di San Foca, ha sottolineato «la ferma convinzione nel dialogo con le Istituzioni e le comunità locali coinvolte nel progetto del gasdotto». Una promessa di intenti che sarà comunque verificata a breve: «TAP infatti presenterà la versione finale del progetto a settembre alle Autorità competenti», mettendo sul banco anche «la realizzazione di un piano da 5 milioni di euro per la mitigazione dell’erosione costiera, tema particolarmente avvertito dagli operatori turistici». Tuttavia non è sufficiente, perché per convincere gli stakeholders della bontà del progetto occorre superare quelle difficoltà, già spiegate in varie occasioni dall’Assessore alla Qualità dell’Ambiente, che rafforzano la convinzione che l'impianto sia dannoso per il territorio. In particolare: «I rischi di incidente rilevante dell'impianto progettato, l'ipotesi della realizzazione di una centrale termoelettrica a Gas a ridosso dell'impianto con le ricadute sul territorio in termini di sicurezza, l'impatto del gasdotto sull'Ecomuseo di Acquarica di Lecce e sulla Riserva Naturale Statale “Le Cesine”, l'attraversamento di zone ricche di Posidonia Oceanica e Cymodocea oltre che di aree individuate come di nidificazione della tartaruga caretta caretta».
Alcuni spiragli di apertura arrivano comunque da Legambiente Puglia, non però senza le dovute cautele. «Il progetto del gasdotto Tap – hanno spiegato Francesco Tarantini e Maurizio Manna, rispettivamente presidente e direttore di Legambiente Puglia – deve ancora dare risposta alle questioni ambientali aperte nella procedura di Via. Pur ritenendo che lo scenario energetico italiano debba essere incentrato sulle fonti rinnovabili e sulla efficienza energetica, in un processo di transizione verso questo scenario, il gas è la più efficiente delle fonti fossili. Il gasdotto di Tap può dunque essere una delle risposte per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti poiché utilizza giacimenti presenti in Azerbaijan non gestiti dalla compagnia russa Gazprom. In questo modo si potrebbero evitare i soliti ricatti nei mesi invernali grazie a una eventuale concorrenza nell'offerta, importante per abbassare i costi della bolletta». In tale ottica Legambiente rivolge alla Regione Puglia un invito a definire «un progetto territoriale affinché il gasdotto permetta di creare opportunità per il territorio in termini di risparmio energetico ed efficienza, dando così anche seguito al processo di riconversione delle centrali a carbone esistenti in Puglia. Tutto ciò senza dimenticare la necessaria concertazione con il territorio che dovrebbe ospitare il progetto».
Nel frattempo l'Assessore alla Qualità dell'Ambiente della Regione Puglia Lorenzo Nicastro ci tiene a precisare che la Regione non appartiene al partito del “no ad oltranza” e che lavora sulla base della documentazione e dei progetti presentati. Ecco perché Nicastro «attende di conoscere il nuovo assetto progettuale e che il Comitato Via Regionale lo valuti» esprimendo «nell'Iter di autorizzazione dell'opera un parere obbligatorio ma non vincolante giacché le politiche di approvvigionamento energetico sono in capo allo Stato». Tuttavia ritiene «fondamentale un cambio di approccio da parte dei proponenti: una concertazione con i territori per il tramite degli enti locali, affinché la popolazione non si trovi a subirla passivamente».
http://www.agienergia.it/Notizia.aspx?idd=1019&id=44&ante=0