Caro biglietti e meno sconti da Milano a Napoli la sorpresa viaggia sul bus
Aumenti anche fino al 30%, già decisi o molto probabili nei prossimi mesi. Spesso penalizzati studenti e anziani. Coinvolti i circa 15 milioni di utenti urbani del trasporto pubblico giornalieri. Il report di Repubblica sugli aumenti in mezza Italia dei mezzi pubblici, spesso dovuti ai ridotti fondi statali, che scatteranno da settembre. Ma è anche vero che nelle grandi città europee si paga ancora molto di più - da La Repubblica del 29.08.2013
29 August, 2013
di Caterina Pasolini
Viaggiare su tram, bus e metrò costerà di più per molti dei 15 milioni di italiani che ogni giorno scelgono i mezzi pubblici lasciando l’auto in garage. Sta per arrivare l’ennesima stangata con aumenti dal 7 al 30 per cento in molte città italiane. Da Bologna a Milano, da Torino a Vicenza e Treviso, dalla Puglia alla Campania si ritoccano le tariffe o si annuncia di doverlo fare nei prossimi mesi «se non arriveranno nuovi finanziamenti» , dicono all’Anci, l’associazione dei comuni italiani, mentre quelle dei consumatori protestano: «Basta usare i cittadini come bancomat».
Che le cose si mettevano male lo hanno capito per primi al rientro delle ferie i bolognesi che, come i trevigiani, hanno dovuto pagare dieci centesimi in più per il biglietto semplice arrivando a 1 euro e 30.
Ora tocca a Milano, dove dall'1 settembre l’abbonamento mensile passerà da 30 a 35 euro, l’annuale da 300 a 330. Ben più dura la botta per gli studenti, tartassati di quasi il 30 per cento poiché la tessera passa da 17 a 22 euro al mese. Mentre sono diminuite anche le agevolazioni ai pensionati. L’anno prossimo, poi, se non arriveranno fondi il ticket singolo potrebbe toccare quota 1,70.
A Torino si parla di nuovi aumenti per bus e tram nell’ordine del 15 per cento a partire da ottobre, a Firenze è in discussione un rincaro del 10 per cento dei bus extraurbani mentre in Puglia sono stati annunciati aumenti del 7 per cento in tutta la regione e in Campania temono, se i finanziamenti regionali a settembre non basteranno, un aumento generale. Ad esempio, per il biglietto per tutta l’area metropolitana del capoluogo si potrebbe arrivare a pagare 2,45 euro (oggi è 1,80 euro).
E con gli aumenti, e il calo delle agevolazioni che toccano le fasce più deboli come pensionati e studenti, arrivano anche le proteste dei viaggiatori metropolitani che crescono seguendo l’onda della crisi. Sono aumentati dell’8 per cento dal 2007, fino a sfiorare ora i 15 milioni di passeggeri al giorno. Cifre da record ma che non bastano a rimettere a posto i conti delle aziende di trasporto pubblico locale, già segnate dai mancati finanziamenti regionali e nazionali: anche perché ben il 20 per cento degli utenti non mette mano al portafogli per pagare il biglietto provocando un buco di 450 milioni di euro l’anno.
A dar voce a quelli che invece pagano ticket e abbonamenti è Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo: «Basta usare i cittadini come bancomat quando non si sa dove trovare i soldi e i comuni non sanno che fare. I più deboli pagano l’effetto di tagli scriteriati e decisioni prese a livello nazionale».
Tagli di milioni di euro. A raccontare la realtà dei servizi pubblici in Italia, tra fondi ridotti, bus con in media 12 anni sulle spalle, è la relazione annuale presentata qualche settimana fa in parlamento dall’Asstra, l’associazione che riunisce le aziende di trasporto pubblico locale. Per far andare bus, metro e tram cittadini ci vorrebbero 6,4 miliardi di euro, ma il fondo è di soli 4,9, a fronte di 600 milioni in meno di euro per i servizi decisi tra il 2010 e il 2012, con una riduzione in media del 12 per cento per regione.
Mezzi pubblici ridotti e per di più cari? Non è del tutto vero, basta fare il raffronto con le altre capitali europee per rendersi conto che i nostri biglietti per bus e metro costano meno. A Londra si paga praticamente il doppio, Berlino e Parigi venti centesimi in più sul singolo biglietto mentre sull’abbonamento annuale la forbice si allarga: si passa dai 330 euro italiani agli oltre 1400 inglesi o i 700 tedeschi. La vera differenza è la qualità dei servizi: come i 460 chilometri di metropolitana di Londra contro i 40 di Roma e i 70 di Milano.
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