Ecco i volontari pronti a difendere Torino dal degrado
La task force dei volontari sfida il degrado urbano. In settanta hanno risposto all’appello del Comune. “Piccoli ma utilissimi interventi a costi modesti” - da La Stampa del 11.09.2013
11 September, 2013
Beppe Minello
Italia ’61 Le incombenze che Carbonari si è autoassegnato riguardano anche la pulizia dei chiusini, sovente intasati dalla terra
Sos buche Tra i compiti dei volontari anche quello di segnalare al Comune le buche sulle strade della città
Rappresentano l’ultima frontiera del volontario urbano. Sono una sorta di ormai non più tanto «Giovani marmotte 2.0» che rispondono al Gran Mogol di Palazzo Civico piacevolmente sorpreso di aver imboccato una via che potrebbe contribuire in modo determinante alla soluzione di uno dei tanti problemi che affliggono la cosa pubblica: il degrado della città.
Sentieri da sistemare
Un problema, e lo dimostrano le polemiche estive sulle tante, troppe buche sulle strade, salito ai primi posti dell’agenda del sindaco Fassino che su una città «attrattiva» punta un bel po’ di fiches nella difficile partita di riuscire a reggere ai marosi della crisi. Ora, le strade malridotte non possono certo essere affidate ai volontari, ma quanti giardinetti abbandonati, rive del Po inaccessibili, sentieri sgarrupati possono essere curati e riportati all’onor del mondo dai volenterosi cittadini?
Un patrimonio, quello della cura disinteressata della cosa pubblica in senso lato, alla quale la città ha sempre guardato e attinto a piene mani, dai nonni vigili di novelliana memoria, allo straordinario exploit olimpico ripetuto con Paralimpiadi, World Master Games e centocinquantenari vari fino alle centinaia di torinesi giovani e anziani abitualmente occupati soprattutto in ambito culturale e assistenziale.
In settanta
Tutto straordinario, ma le «Giovani marmotte 2.0» sono andati oltre con la interessata complicità dell’assessorato all’Arredo urbano di Ilda Curti. Assessorato che la primavera scorsa ha bandito l’appaltoinvito al quale hanno risposto una settantina di volenterosi , soprattutto giovani pensionati, scusate l’ossimoro , già coinvolti in altre iniziative, tipo il controllo del servizio raccolta rifiuti arenatosi, indovinate un po’, per mancanza di fondi: non per i volontari ma per la struttura che doveva elaborare le loro segnalazioni.
Squadrette al lavoro
Organizzati in squadrette di 5-6 persone, omogenee per area di residenza, sono stati invitati a segnalare i problemi del loro quartiere, presentare progettini d’intervento e, dov’è stato possibile, sono intervenuti. In poche mattinate hanno iniziato a ripulire la riva del Po tra i ponti di corso Vittorio Emanuele e il ponte Isabella, lato collina; hanno recuperato le aiuole della Biblioteca civica di via della Cittadella; anche i giardinetti di corso Taranto e un pezzo di pista ciclabile di Barriera Milano sono tornati all’onor del mondo grazie a loro; un altro giardino è stato sistemato nella scuola di via Figlie dei militari.
Fondi ridotti
E l’elenco potrebbe continuare. Non molto perché l’avventura, partita con un budget di appena 256 euro utilizzati da Giuliano Taurisano, il loro coordinatore a Palazzo Civico cioè il Gran Mogol di cui dicevamo, per acquistare un po’ di attrezzatura che i volontari si sono passati l’un con l’altro secondo necessità e disponibilità, s’è interrotta a fine giugno.
Visite mediche
Perché a luglio è entrata in vigore una legge che estende anche ai volontari il rispetto delle norme sanitarie e la prossima settimana sono già tutti prenotati per le visite mediche. «Nel frattempo spiegano Taurisano e Valter Cavallaro, il dirigente dell’Arredo e decoro urbano - doteremo ognuno di strumenti protettivi come casco, guanti e scarponcini». Le «Giovani marmotte 2.0» crescono.
L’altra sfida del leader dei pendolari
“Mi trasformo in netturbino e non costo nulla”
Alessandro Mondo
Scusi ma... la pagano?». E lui a spiegare al passante di turno, incuriosito dalla mancanza della pettorina, che no, non lo pagano affatto: tutto a gratis, volontariato allo stato puro. Dall’attrezzatura al servizio svolto ogni mattina, Cesare Carbonari - dipendente dell’Air Iberia in pensione, portavoce del Comitato spontaneo dei pendolari sulla Torino-Milano e consigliere in quota Pd nella nona circoscrizione - non grava di un centesimo sulle spalle del Comune, e del quartiere.
In compenso, dal 2 agosto il Comune e il quartiere contano su un netturbino «fai da te», anche se lui preferisce definirsi «uno stradino, come quelli di una volta». Dalla rifilatura dell’erba lungo i cordoli alla potatura dei cespugli, passando per la pulizia dei tombini e la spazzatura dei marciapiedi, nulla sfugge al suo occhio nel perimetro che ha scelto di adottare: per intenderci, la lunghissima via Ventimiglia e l’area che gravita intorno al laghetto di Italia ’61. Carrello, scopa, rastrello, zappa e via. Per tacere dei sacchi neri, ripiegati e pronti dall’uso. «Qualcuno me lo regala i netturbini dell’Amiat», sorride Carbonari. I quali, lungi dall’offendersi, guardano con simpatia l’insolito collega.
Se pensate che Carbonari sia stato vittima di un colpo di sole, complice la calura agostana, vi sbagliate. «E aggiungo che da parte mia non c’è nessuna provocazione, nessuna volontà di rivalsa verso il Comune, l’Amiat o chicchessia - precisa mentre si dà da fare sotto l’occhio benevolo dei frequentatori del laghetto -. Men che meno, la volontà di farmi pubblicità».
Più semplicemente, invece di perorare una maggiore pulizia della città ha deciso di rimboccarsi le maniche mettendo a disposizione parte del suo tempo. Saluta tutti, tutti ricambiano. Compresi alcuni uomini seduti durante una mattina qualsiasi sulle panchine dell’area verde: «Disoccupati, i nuovi frequentatori dei giardini e dei parchi torinesi. Qualcuno, pensando che io sia retribuito, mi ha avvicinato per chiedermi come avevo trovato questo lavoro. Pensare che ce ne sarebbe per molti, di lavoro, con un minimo di inventiva e qualche risorsa».
Perchè Carbonari, oltre a usare l’olio di gomito, ha una quantità di idee: «Ad esempio, Gtt potrebbe riconoscere un abbonamento annuale gratuito a chi adotta una fermata e si impegna a mantenerla pulita».
Un’idea, in particolare, comincia a fare breccia nel Consiglio di circoscrizione. «Se ogni famiglia di ogni condominio versasse un euro al mese, si potrebbero raccogliere 500-600 euro per ogni isolato- spiega mentre lavora di ramazza -. Quanto basterebbe per costituire un tesoretto, integrato da un minimo di contributo pubblico, dare una possibilità di guadagno a chi non ha lavoro e migliorare sensibilmente la pulizia dei quartieri. Questo, senza nulla togliere alle competenze di Amiat e delle cooperative». Insomma: un piccolo cespito per i giovani e i disoccupati che contrariamente a lui non possono contare sulla pensione.
A detta di Carbonari, nel quartiere diverse famiglie sarebbero d’accordo: «Per le divise e l’attrezzatura si potrebbero coinvolgere sponsor privati».... Intanto ci mette del suo: «Visto che bel lavoro? commenta soddisfatto a fine mattinata -. Domani mi porto il retino per raccogliere un po’ di sporcizia anche dal laghetto».