Cambiamento climatico, il quinto rapporto IPCC conferma: «La colpa è dell'uomo»
Presentata a Stoccolma la versione per i governanti del quinto Rapporto sul Clima targato IPCC. I climatologi ONU confermano e peggiorano gli scenari tracciati dal report precedente datato 2007. E chiedono di correre al più presto ai ripari
30 September, 2013
Gli scienziati ne sono sempre più convinti: il riscaldamento globale è soprattutto colpa dell'uomo. È questo il dato principale che emerge dal quinto Rapporto sul Clima (Assessment Report, AR5) dell'IPCC, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico istituito dalle Nazioni Unite nel 1988. Nei giorni scorsi a Stoccolma è stata presentata la versione dell'AR5 destinata ai decisori politici (vedi allegato), mentre il rapporto vero e proprio sarà diffuso a gennaio 2014.
Temperature in aumento
Il documento, in sostanza, conferma o peggiora i dati contenuti nella precedente versione del 2007, sottolineando ulteriormente le responsabilità umane e i rischi cui il Pianeta va incontro. Senza interventi immediati e decisivi, secondo i climatologi, la temperatura media della Terra potrebbe aumentare da 0,3 a 4,8 gradi centigradi entro il 2100 rispetto ai valori della fine del Ventesimo secolo (il range era compreso tra 1,8 e 4 gradi nel report precedente). D'altra parte, osservano gli esperti, ognuno degli ultimi tre decenni è stato più caldo dei precedenti e il primo decennio del XXI secolo è stato il più caldo dal 1850. Dall'inizio del Ventesimo secolo, inoltre, la temperatura media terrestre è aumentata già di 0,89 gradi Centigradi.
Il livello dei mari
Per quanto riguarda invece il livello del mare, lo scenario risulta ulteriormente peggiorato: sempre entro il 2100, sostiene l'IPCC, potremmo assistere a un aumento compreso tra i 26 e gli 82 centimetri (le stime del 2007 parlavano di 19 - 58 centimetri). Una situazione che potrebbe determinare la scomparsa di isole e la perdita di ampie porzioni di territorio costiero e pianure fertili, con conseguenze prevedibili in termini di disponibilità di risorse alimentari. Al momento, tra l'altro, il livello del mare è già cresciuto in media di 19 centimetri.
Le responsabilità umane
La colpa, spiegano gli scienziati, è dell'uomo. In particolare, si legge nell'AR5, è probabile al 95-100% che le attività antropiche, come l'uso dei combustibili fossili e la deforestazione, abbiano causato oltre la metà dell'aumento di temperatura atmosferica già osservato, e, di conseguenza, il riscaldamento e l'acidificazione degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci, l'innalzamento dei mari e l'intensificarsi di alcuni eventi meteorologici estremi. Sempre meno dubbi sulle responsabilità umane, dunque, dal momento che nel 2007 le cause antropiche erano indicate “solo” con una probabilità del 90%.
L'impegno dell'Europa
Nonostante i continui attacchi dei negazionisti alla credibilità degli scienziati IPCC, i climatologi dell'ONU non hanno dubbi: l'umanità è giunta a un punto di non ritorno e deve correre al più presto ai ripari se non vuole pagare un conto troppo salato al cambiamento climatico. Un appello già raccolto dal commissario Ue per l'azione per il clima, Connie Hedegaard. «L'Europa continuerà a condurre la lotta contro il cambiamento climatico. Abbiamo una legislazione ambiziosa in atto – ha dichiarato - Stiamo riducendo notevolmente le nostre emissioni, espandendo le rinnovabili e risparmiando energia. E ci stiamo preparando per il passo successivo: obiettivi climatici ed energetici per il 2030 che la Commissione presenterà entro la fine dell'anno».
Scarica il report IPCC.