Primo programma di prevenzione dei rifiuti. Cambiamenti in vista o è solo un adempimento di compiti?
Riduzione del 5% dei rifiuti urbani per ogni unità di Pil prodotta. E’ uno degli obiettivi che l’Italia si è data per essere più virtuosa in tema di riduzione. Buoni propositi che rimarranno sulla carta? Al momento il Programma si limita a tracciare le linee guida che lo Stato e le Regioni devono seguire nella loro azione giuridica. Tra gli strumenti economici individuati: la tariffazione puntuale e sistemi fiscali premianti per le imprese
10 October, 2013
"Utilizzare come indicatore la produzione di rifiuti in relazione all'andamento del Pil (Prodotto Interno Lordo)". E' questo il metodo scelto dal Ministero dell'Ambiente, all'interno del Programma Nazionale per la Riduzione dei Rifiuti per determinare il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rifiuti urbani e speciali. Sulla base dei dati rilevati dall'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, «gli obiettivi di prevenzione al 2020 (rispetto ai valori registrati nel 2010), sono tre»: una riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per ogni unità di Pil prodotta. In secondo luogo, anche per i rifiuti speciali (cioè quelli prodotti dalle attività commerciali) è previsto un obiettivo di riduzione del 5%. Come ultimo obiettivo si prevede una riduzione del 10% per i rifiuti pericolosi.
Buoni propositi che rimarranno sulla carta o un mero adempimento di compiti? Al momento il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti si limita a tracciare le linee guida che lo Stato e le Regioni dovranno seguire nella loro azione giuridica. I primi cambiamenti si vedranno quando saranno concretamente attuate “le misure generali” : la produzione sostenibile, il Green Public Procurement, l’introduzione del programma sul riutilizzo, l’informazione e sensibilizzazione, gli strumenti economici, fiscali e di regolamentazione, nonché la promozione della ricerca.
Eppure molte leggi in linea con il principio comunitario di riduzione dei rifiuti sono già in vigore (ad esempio quella sul Green Public Procurement DM 8/05/2003 n. 203 "Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo"), colpevolmente rimaste incagliate nel disuso in gran parte delle regioni italiane. Nonostante ciò il dicastero non demorde e rilancia, introducendo il nuovo "Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione" elaborato dallo stesso Ministero dell’Ambiente, alzando ancora l’asticella entro il 2014: "il livello di “appalti verdi” - si legge nel Programma - non deve essere inferiore al 50% sul totale degli appalti stipulati per ciascuna categoria di affidamenti e forniture. Vedremo cosa accadrà".
Da sottolineare gli strumenti economici e fiscali che fanno leva sull’interesse pubblico e soprattutto individuale dei soggetti privati. Si ritiene urgente "l’applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore ad altri flussi di rifiuti rispetto a quelli attualmente previsti e l’ampliamento della responsabilità anche alla prevenzione della formazione del rifiuto". Riconosciuta tra le priorità, in tema di tares e riduzione dei rifiuti, l’applicazione della tariffazione puntuale laddove siano attivi meccanismi di misurazione (in funzione dei volumi o delle quantità conferite) e sistemi di raccolta porta a porta. Testimoni quei comuni e consorzi (soprattutto nel Centro-Nord Italia) che l’hanno già applicata.
Già oggi quei commercianti soggetti a tariffa-corrispettivo, possono scaricare l’Iva relativa dalla tares puntuale dalle altre tasse. Ma anche perché non premiarli se migliorano il loro sistema di produzione? Per il Ministero i soggetti economici che proveranno la loro riduzione dei rifiuti nel tempo introducendo ad esempio, processi produttivi ambientalmente più efficienti, potranno nel futuro godere di sistemi fiscali o di finanziamento premiali.
Tra il dire e il fare, però, per il primo esempio di programmazione a livello nazionale nel campo della prevenzione dei rifiuti, sarà comunque indispensabile favorire un lavoro sinergico con le Regioni ed i Comuni, a loro volta impegnati nella pianificazione locale in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti. Ma quanti sono quei comuni italiani che hanno introdotto a livello comunale un piano di riduzione dei rifiuti urbani?