"Avanti c'è posto" sul Lungotevere: ecco come cambiare il volto di un fiume e di una città
Pubblichiamo l'intervista fatta da Paolo Petrucci a Domitilla Morandi, una delle autrici di “Avanti c’è posto”, saggio in cui si propone un'idea per valorizzare il Lungotevere di Roma
22 October, 2013
(Intervista di Paolo Petrucci, fonte agenziamobilita.roma.it)
La bellezza dei lungotevere assediata e soffocata da traffico e smog. Il fiume ridotto a spartitraffico, i platani centenari umiliati e ridotti a semplici comparse. Un’idea diversa dei lungotevere esiste ed è elaborata nel saggio “Avanti c’è posto”. Ce la illustra una degli autori, l’architetto Domitilla Morandi.
Come avete trattato il tema lungotevere e mobilità? "Quando con Italo Insolera e la collaborazione di Walter Tocci iniziammo a scrivere “Avanti c'é posto” riprendemmo vecchi studi degli anni Novanta, all’epoca Tocci era assessore alla Mobilità nella giunta Rutelli, e verificammo che molti di quegli studi che interessavano la stazione Termini, i lungotevere, l’Archeotram e l’acquedotto Alessandrino, potevano considerarsi attuali. Come lo sono anche oggi. L’idea era quella di fare una sorta di “manuale” che mettesse insieme considerazioni che spesso viaggiano separatamente".
Nel saggio si ipotizza un nuovo utilizzo dei lungotevere. Quale? "Il piano della mobilità romana ipotizzato nel libro si fonda principalmente sul ritorno del tram; in particolare la linea che sarebbe dovuta correre ai bordi del Centro storico avrebbe permesso la trasformazione del lungotevere in un fantastico boulevard. I lungotevere, i cui lavori, iniziati nel 1876, durarono 50 anni, dovevano essere la grande passeggiata del Centro storico. Nel 1930 assunsero anche il ruolo di asse tranviario, diventando parte dell’anello della Circolare Interna, con la possibilità per i romani di arrivare in Centro".
Poi che cosa è successo? "Nel 1960 in occasione delle Olimpiadi subirono grandi trasformazioni, anche in conseguenza al ruolo loro assegnato di arteria di scorrimento e di attraversamento della città per le auto private e in alcuni tratti per le linee di bus, con l’istituzione del senso unico. in questo modo il Tevere comincia a diventare solo uno spartitraffico e i ponti degli attraversamenti per cambiare direzione. Fin qui la storia. Oggi, con il fortissimo aumento del traffico, evidentemente non sono più in grado di assolvere né la funzione di asse di trasporto, né quella di passeggiata".
Qual era la vostra proposta? "Sembra necessario oggi più che mai sollevarli dal primo ruolo, promuovendo e intensificando il servizio pubblico. Per fare questo, la ricetta individuata all’epoca, ma probabilmente ancora attuale, richiede che il mezzo pubblico sia un tram a grande capacità e in sede propria. La linea dovrebbe percorrere il lungotevere di sinistra (sul lato del Centro storico) in entrambi i sensi. Rimettendo il doppio senso sul lungotevere di destra, per la viabilità di servizio ai quartieri Prati, Vaticano, Trastevere".
Quindi i tram potrebbero servire per alleggerire il traffico? "Il libro si può definire un “inno al tram” e alle sue potenzialità, nonostante, o proprio perché, quasi l’intera rete tranviaria romana fu smantellata in occasione delle Olimpiadi del 1960, momento nel quale ci si affidò ad una politica del “tutto autobus”. Migliorare il trasporto pubblico significa molte cose, tutte difficili, ma tutte necessarie: incrementare le corse, renderle più rapide e puntuali. Per soddisfare queste richieste è tutta la politica di gestione della città che deve essere impegnata e, come si dice nel libro, il tram è il mezzo che meglio soddisfa queste esigenze, oltre a non inquinare l’aria, argomento assolutamente prioritario. Per migliorare il trasporto pubblico è necessario però accompagnare il programma con interventi contemporanei sugli altri fronti (trasporto privato, parcheggi…) altrimenti le innovazioni nel trasporto pubblico rischiano di non risolvere i problemi, caricando i cittadini di altri disagi. Ovviamente parliamo di tram di nuova generazione, utilizzati in tutte le città europee, non di quelli aboliti nei lontani anni Sessanta. Mezzi silenziosi che hanno una grande capienza, che frenano dolcemente, garantiscono maggiori confort ai passeggeri, producono e trasmettono meno vibrazioni".
Le alberate centenarie sono soffocate dal traffico, esiste una ricetta per riqualificarle? "Per quanto riguarda i platani centenari centenari del Lungotevere, non ho una ricetta, ma al di là del valore storico e urbanistico più volte rappresentato - dal 1980 sono patrimonio dell’Unesco - credo sia necessario rivolgersi a quanti, oltre a Insolera e Italia Nostra, si sono opposti ai parcheggi sotterranei, tra i quali Carlo Blasi, direttore del centro di ricerca di eccellenza interuniversitario «Ecologia del paesaggio» e Paolo Berdini".
Ma il problema sosta esiste. Quale potrebbe essere la soluzione? "L’argomento è molto complesso e andrebbe approfondito con diverse soluzioni integrate. Certamente la soluzione non può essere la creazione di parcheggi sotterranei".
Come potrebbero essere riqualificate le banchine del Tevere? "Sulle banchine di base dei muraglioni in molti tratti sono nati spontaneamente dei platani (figli di quelli sul piano strada). Con gli anni sono diventati enormi e hanno formato spontaneamente un filare. Lungo questo viale-banchina è stata attrezzata in vari punti una pista ciclabile; in altri si passeggia, in altri ancora vengono organizzate iniziative serali e notturne estive. Si è creata quindi spontaneamente una doppia passeggiata a due diversi livelli. Inutile sottolinearne l’eccezionale bellezza e il molteplice uso. Occorre studiare quali opere fare perché tale eccezionale presenza che arricchisce l’area possa vivere e crescere nel migliore dei modi".