Il prezzo da pagare
- da Corriere della Sera del 22.09.2005
22 September, 2005
<b>Claudio Schirinzi</b>
Di inquinamento si muore. Non è un luogo comune: una ricerca scientifica condotta anni fa dal Cnr in collaborazione con la Regione Lombardia e con l'Università di Pisa aveva dimostrato che quando i veleni nell'aria raggiungono concentrazioni particolarmente elevate, a Milano si registrano 3 o 4 morti in più rispetto alla media. Lo studio aveva preso in esame 3.650 giorni (dieci anni) e i risultati erano stati inequivocabili ed avevano confermato quanto già emerso da analoghe ricerche scientifiche condotte in altri Paesi d'Europa e negli Stati Uniti. L'inquinamento uccide e uccide subito. Quando venne condotta quella ricerca (dal 1980 al 1989) a Milano si registravano mediamente 32 morti al giorno; puntualmente ogni volta che l'inquinamento superava il livello di guardia il numero dei decessi cresceva del 10-12 per cento. Da allora qualcosa è stato fatto: l'incentivazione dell'uso del metano ha fatto diminuire drasticamente l'inquinamento da anidride solforosa, ma nulla è riuscito a fermare le polveri sottili che continuano a rappresentare una minaccia mortale. Il principale problema di Milano è costituito dalla sua collocazione geografica: una cappa di smog, visibile da chilometri di distanza quando si arriva in aereo, incombe inesorabile sulla città. Qualcuno potrà anche andare a vivere altrove, ma nessuno potrà mai spostare Milano e portarla in riva al mare.
E allora è necessario che i milanesi si interroghino e serenamente decidano quale prezzo sono disposti a pagare, individualmente e collettivamente, per ridurre l'inquinamento. Non è una scelta facile: i risultati più significativi si posso ottenere riducendo la circolazione veicolare. Le domeniche a piedi non servono? Le targhe alterne complicano la vita? Le piste ciclabili sono irrealizzabili? Chiudere il centro penalizza questa o quella categoria? Può essere tutto vero. E’ anche vero, però, che non esistono misure efficaci e allo stesso tempo indolori. In questa eterna stagione elettorale (prima le Provinciali, poi le Europee, quindi le Regionali e fra pochi mesi le Comunali e le Politiche) è davvero difficile che le forze politiche adottino o promettano misure impopolari. E allora, paradossalmente, devono essere i cittadini a chiederle.