"Torino Meno Rifiuti", riassunto di tutti gli interventi dell'incontro
Durante l'incontro organizzato da Eco dalle Città in occasione della Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti 2013, si è parlato di riutilizzo di materiali e compostaggio domestico. Presente l'assessore all'Ambiente della Provincia di Torino, Roberto Ronco, e altri esperti dei due ambiti
19 November, 2013
Paolo Hutter
Abbiamo constatato che quest'anno il calo della produzione di rifiuti sta rallentando.
Roberto Ronco
Sì, la produzione evidentemente sta seguendo l'andamento ciclico dell'economia. Parlando di riduzione invece, credo che le nostre politiche abbiano stentato ad essere tradotte in buone abitudini delle famiglie. Ad esempio parliamo di raccolta differenziata e incenerimento. Nella provincia di Torino produciamo circa un milione di tonnellate di rifiuti. Come raccolta differenziata arriviamo a circa 500 mila tonnellate. Se riuscissimo ad arrivare al 65% rimarrebbero da smaltire circa 425 mila tonnellate, che è la capacità dell'inceneritore del Gerbido. Ci sarebbe un perfetto equilibrio tra raccolta spinta e conferimento all'inceneritore che farebbe crollare l'assunto, sostenuto da più parti, che se si avvia l'inceneritore non si fa più la differenziata.
Paolo Hutter
Un modo per ridurre i rifiuti è quello di riutilizzare i materiali. Qui abbiamo Pierandrea Moiso, il presidente di Triciclo, cooperativa che si occupa di recupero e riutilizzo di prodotti usati.
Pierandrea Moiso
La nostra attività consiste nel recupero e il riutilizzo di prodotti usati e nell'aver fatto di questo un sistema. Il nostro lavoro si trova quindi al confine tra la normalità del cittadino qualunque, che potrebbe autonomamente riusare i propri oggetti anche senza portarli da noi, e la istituzioni che invece recuperano materiali già considerati rifiuti. Ci siamo infilati in questa sorta di spazio libero. Poi nel caso in cui all’origine non sia possibile recuperare i materiali, diamo il nostro apporto anche per l’implementazione di servizi per la differenziazione dei materiali e il loro riciclo. Per fare un esempio, in un anno riusciamo a rimettere a disposizione circa 1000/1200 piatti e all'incirca 900 bicchieri. Approfitto della presenza dell'assessore Ronco per dire che le istituzioni non hanno mai investito seriamente in queste attività.
Paolo Hutter
Ci sono le comunità Rom che fanno del recupero degli oggetti un'attività abituale. Cristian Santauan, rom rumeno del campo Lungo Stura, ci descrive la sua giornata tipo.
La mattina ci organizziamo per un giro di un paio d'ore a seconda delle zone della città. Prendiamo le biciclette e andiamo a cercare se nei cassonetti e nei loro dintorni ci siano oggetti recuperabili, che poi solitamente portiamo al balon per venderli. Troviamo sempre qualcosa, a volte di più a volte di meno. Gli oggetti principali son vestiti, scarpe, ma anche libri, piatti, borse. Perfino qualche vecchio telefonino ancora funzionante. Venduti al balon il sabato possono fruttarci anche 60-70 euro a settimana.
Paolo Hutter
L'Amiat ha detto che potrebbe essere interessata ad un'attività di raccolta degli oggetti, perché diminuisce la massa dei rifiuti da smaltire. Basta che poi quando vengono rimessi in “circolo” non vengano nuovamente lasciati in giro diventando nuovi rifiuti.
Roberto Ronco
Ma queste sono cose di cui abbiamo già avuto modo di parlare, ad esempio con chi recupera i metalli o qualche anno fa con quella campagna di raccolta della plastica.
È innegabile, innanzitutto, che si tratta di una microeconomia reale ma bisogna vedere se si tratta di un'economia effettiva. E poi, a parte gli aspetti normativi che sarebbero da approfondire, che tipo di riduzione queste attività sono in grado di garantire? Sono azioni simboliche o sostanziali?
Riccardo Marchesi di Corintea
Io sono convinto che sia necessario evitare gli sprechi.
Non butto un bene nell'indifferenziato ma lo porto in un posto dove può avere una nuova vita.
É chiaro che per far sì che questo modo di fare si diffonda bisognerebbe entrare nella testa dei consumatori.
Paolo Hutter
Passiamo a parlare del compostaggio, dato che abbiamo qui una nuova compostiera artigianale arrivata da Milano che inaugureremo questa sera.
Riccardo Marchesi
Per fare un po' il quadro, diciamo che ci sono due tipologie di compostaggio domestico. In una, quella classica, i microorganismi arrivano dal terreno nella frazione dell'umido fatta con gli scarti casalinghi. Questa frazione va miscelata con materiale strutturante, tipo legno o cartone, o sfalci di potature, che diano aria alla massa, perché sennò non si trasforma in compost e puzza a causa della troppa umidità. Inoltre c'è bisogno di un'area verde che permetta di mettere il bidone a contatto col terreno, in modo che arrivino su i vermi. Poi c'è un'altra pratica di compostaggio, che non è su terra e si può fare in balcone. Lì i vermi che facilitano il processo di compostaggio vanno immessi. In Francia ad esempio vendono tutto il kit completo.
Tullia Mongini
Io faccio il compost a casa da anni. Diciamo che ho iniziato perché mi divertiva l'idea che i peggio rifiuti diventino una cosa utile. Peggio nel senso di rifiuti che puzzano e sporcano. Io ho un piccolo giardino e ho colto al volo la possibilità. Ho chiesto una compostiera all'Amiat, gratuita, e ho iniziato. Utilizzo anche i vermi che producono un buon risultato. All'inizio li avevo comprati e sono morti; poi sono nati da soli nel compost successivo e tuttora fanno un ottimo lavoro.
Fare il compost per me non comporta nessun minuto in più, nessuno sforzo rispetto ad andare a buttare i rifiuti nel cassonetto. Ci sono solo un po' di regole da seguire, ma non sono troppo vincolanti. Le bucce d'arancia ad esempio non andrebbero messe, o per come sono trattate o per via di un effetto antibatterico. Così come la carne.
Paolo Hutter
Comunque del compostaggio se ne parla da anni. In provincia di Torino che risultati sono stati ottenuti?
Roberto Ronco
Nella zona intorno ad Ivrea ad esempio ci sono degli interi paesi che non hanno più la raccolta dell'organico, perchè tutti fanno il compostaggio domestico. Le buone pratiche applicate le conosciamo, il problema è di tipo culturale. Se riuscissimo a far diventare abitudine quotidiana delle attività che come abbiamo sentito sono tutt'altro che sconvolgenti, si raggiungerebbero facilmente i risultati di cui abbiamo parlato prima, come il 65% di raccolta differenziata ma non solo.