Termosifoni: come regolare la temperatura dentro casa se l'impianto è centralizzato?
Quando l'impianto di riscaldamento è condominiale, capita che un singolo appartamento non riesca a riscaldarsi a sufficienza. O, viceversa, che in una certa casa faccia troppo caldo. Come fare per rimediare, in questi casi?
22 November, 2013
Gli impianti di riscaldamento centralizzati, di solito, sono più efficienti rispetto a quelli autonomi, oltre a permettere di dividere le spese di manutenzione. Dal momento che si tratta di sistemi in condivisione, però, possono presentare dei problemi di altra natura: che fare, ad esempio, se si vive nell'appartamento più freddo dello stabile e l'impianto condominiale non riesce a tenerci caldi? E come rimediare, al contrario, in caso di surriscaldamento, quando la caldaia rimane accesa troppo a lungo?
Un diritto sancito per legge
Intanto, cominciamo col dire che la legge tutela il diritto dei singoli condomini a godere di un riscaldamento uniforme e a vivere in condizioni di confort termico. Lo ha stabilito chiaramente la Cassazione con una sentenza vecchia di trent'anni, la numero 3775 del 10 giugno 1981. La Suprema corte, in particolare, ha sancito il diritto di chi vive in una casa particolarmente fredda ad «ottenere una maggiore fruizione del servizio comune». A patto però che gli altri appartamenti non debbano soffrire di un eccesso di calore e, soprattutto, che vengano rispettati i limiti stabiliti dalla normativa in materia di riscaldamento.
Le valvole termostatiche
Cosa fare, invece, quando in casa fa troppo caldo ma il resto dei condomini non è disposto a spegnere prima la caldaia centralizzata? In questo caso è possibile ricorre a particolari dispositivi tecnologici che permettono la regolazione della temperatura nei singoli ambienti ed, eventualmente, la contabilizzazione puntuale dell'energia utilizzata (permettendo in questo caso una ripartizione precisa dei costi a carico dei vari condomini). Lo strumento più semplice disponibile sul mercato consiste nelle cosiddette valvole termostatiche, che possono essere applicate ai singoli radiatori in sostituzione delle valvole manuali. Questo sistema permette di impostare, attraverso una manopola graduata, la temperatura desiderata nei diversi ambienti. Una volta fissata la temperatura, la valvola regola automaticamente l'afflusso di acqua calda al radiatore, permettendo di contenere i consumi ed evitare sprechi. In questo modo, va da sé, è possibile risparmiare combustibile nelle stanze che sono naturalmente più calde (ad esempio per una esposizione più favorevole), oppure quando un determinato ambiente è affollato (e quindi di per sé più caldo) o ancora quando in un certo ambiente sono in funzione elettrodomestici che disperdono calore. Grazie alle valvole termostatiche, inoltre, si può ad esempio assicurarsi una temperatura gradevole in bene il bagno evitando di riscaldare inutilmente altre stanze della casa. Volendo, è possibile collegare le valvole anche a dei timer, regolando l'accensione dei caloriferi anche su base oraria.
Differenza tra valvole termostatiche e detentori
La valvole termostatiche non devono essere confuse con i cosiddetti detentori, i "rubinetti", privi di scala graduata, che si trovano comunemente a lato dei caloriferi, unitamente alle valvole per lo sfiato dell'aria eventualmente accumulatasi nel radiatore. Questi sono infatti dei dispositivi che servono a isolare un termosifone dal resto dell'impianto, come quando è necessario un particolare intervento di manutenzione, quando il calorifero va sostituito o anche solo spostato, ad esempio per ritinteggiare la parete. Questo tipo di valvole, a differenza di quelle termostatiche, non consente di regolare la temperatura del radiatore ma solo, eventualmente, di spegnerlo del tutto. Solo un tecnico, in ogni caso, potrebbe riuscire a tararle in modo da "modulare", per così dire, l'intensità dei termosifoni.
I sistemi di contabilizzazione
Un impianto di riscaldamento dotato di valvole termostatiche presenta anche un altro vantaggio: in questo caso, infatti, è possibile installare anche un sistema di contabilizzazione del calore, che permetta di calcolare con precisione i consumi del singolo condomino e ripartire i costi casa per casa (una quota della bolletta condominiale, relativa ai costi fissi, rimarrà comunque ripartita equamente o su base della suddivisione in millesimi).
I limiti legali
In ogni caso, che l'impianto sia autonomo o centralizzato, che sia o meno munito di valvole termostatiche, la normativa nazionale indica con precisione il numero massimo consentito di ore di accensione delle caldaie, a seconda della fascia climatica in cui è collocato l'edificio (a Palermo, tanto per dire, gli impianti di riscaldamento possono restare in funzione meno tempo che a Bolzano). Quanto alla temperatura massima consentita, la media dei vari ambienti di un edificio non deve superare i 20 gradi centigradi. In caso di mancato rispetto degli obblighi di legge, è possibile rivolgersi alle autorità: a rischiare le sanzioni previste dalla legge saranno l'amministratore del condominio o l'eventuale terzo che si è assunta la responsabilità dell'impianto di riscaldamento (ma va detto che i controlli non sempre sono efficaci).