Roma, il blocco del traffico visto da un bambino | Testimonianza di una mamma ecologista
"Domenica 1 dicembre, Roma, esco di casa con mia figlia, 2 anni appena compiuti, quando qualcosa di strano ci sorprende e la piccola dice: "oh.. le macchine più..tutte via!" Io rimango basita da questa osservazione così puntuale e inaspettata. Quanta presenza hanno le macchine agli occhi di un bimbo che come orizzonte ha solo queste carcasse di metallo?"
02 December, 2013
di Sara Sartori
Domenica 1 dicembre, Roma, come ogni mattina esco da casa con mia figlia, 2 anni appena compiuti, quando qualcosa di 'strano' ci sorprende e la piccola mi dice: "oh.. le macchine più..tutte via!" Io rimango basita da questa osservazione così puntuale e inaspettata. Quanta presenza hanno le macchine agli occhi di un bimbo che come orizzonte ha solo queste carcasse di metallo?
Questo semplice fatto a fronte delle tante polemiche sulle 'domeniche a piedi' mi permette di dire che è un'esperienza che dà una boccata d'aria alla vita in città. Perché se è vero che l'inquinamento dell'aria non cambierà di molto con la breve sospensione del traffico pianificata dall'amministrazione capitolina, è pur vero che l'inquinamento visivo e soprattutto quello acustico sono altrettanto determinanti rispetto alla qualità della vita in città.
Silenzio dunque, il piacere profondo di assaporare istanti sospesi là dove solitamente il boato del traffico inghiotte qualunque dettaglio. Quando l'occhio però finalmente trova spazio per spostare lo sguardo, si evidenziano altre criticità: la sporcizia, l'incuria, il degrado. Una realtà che riguarda tutta la città ma che si nota in modo inequivocabile quando si vive in quartieri fuori le mura, dove la 'monnezza' ti viene incontro ad ogni angolo di strada.
Camminando con il passeggino devo schivare escrementi, bottiglie di vetro rotte, residui di cassonetti straripanti, immondizia impropria abbandonata qui e là. San Lorenzo, il quartiere dove vivo, è un esempio lampante di questo. Passeggiando accanto ai cassonetti scassati che popolano le strade lo sguardo di una riciclatrice doc non può fare a meno di posarsi sull'indifferenziato ammucchio che riempie i secchioni del residuo secco. Lattine, carta, vetro, tutto viene mischiato, vanificando gli sforzi di quella risicata minoranza che mette un po' di impegno affinché la raccolta differenziata abbia senso. Per non parlare del residuo umido. Dopo vari mesi di una sperimentazione senza grandi risultati, da qualche settimana l'amministrazione municipale ha deciso di affiancare ai soliti cassonetti anche quello dell'umido, nella speranza che improvvisamente i cittadini fossero così diligenti da conferire il proprio residuo direttamente al cassonetto: il risultato invece, almeno da quanto può notare una semplice cittadina, la raccolta differenziata, in particolare quella dell'umido sembra inesistente.
Mentre godo del silenzio sospeso della prima domenica a piedi dell'era Marino, mi domando se amministrare non voglia dire soprattutto fare scelte coraggiose e controcorrente. Osservando le azioni messe in atto dal campidoglio mi dico che così come nel caso delle domeniche 'senza auto' (si contano 33 categorie derogate dal blocco!) bisognerebbe programmarne molte più di quelle previste, prendendosi anche la briga di controllare che il blocco delle auto venga rispettato; per ottenere una raccolta differenziata davvero efficace sarebbe necessario attivare sistemi di raccolta porta a porta, mettendo in atto sanzioni salate per chi non differenzia.
Quando capiremo che il diritto di cittadinanza deve nascere dal dovere del cittadino di rispettare il bene comune nel proprio interesse e nell'interesse altrui, ma soprattutto, nell'interesse delle generazioni future?
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