Bari, biciclette e intermodalità: l’esempio virtuoso di Copenhagen e Winterthur (Svizzera)
I casi virtuosi di intermodalità ciclistica e trasporto pubblico in un convegno a Bari organizzato dalla Regione Puglia. Il caso delle velo stazioni svizzere, le politiche pubbliche di Copenaghen a sostegno dei ciclisti. I risultati degli esperimenti pilota catturati dal progetto Civitas. I Documenti delle esperienze virtuose europee
03 December, 2013
di Lello Sforza
“A Copenhagen andare in bici è usuale come lavarsi i denti al mattino. Tutti i danesi vanno in bicicletta anche con la neve e con la pioggia”. A confermarlo le foto della regina, del presidente del Consiglio e dei 600.000 ciclisti (studenti, impiegati, e famiglie con bici-carrozzine) proposte da Louise Irene Holm Hansen del Municipio danese di Copenhagen durante il convegno transnazionale che si è tenuto a Bari martedì 3 dicembre 2013 presso l’Hotel Palace, moderato da Raffaele Sforza, mobility manager della Regione Puglia e INTERMODAL project manager.
Il Convegno «Intermodalità in Adriatico», primo nel sud Italia in cui si riportano i casi delle Velostazioni, è stato organizzato per iniziativa congiunta della Regione Puglia e dell’Autorità Portuale del Levante, nell’ambito dei progetti di cooperazione transfrontaliera IPA Adriatico «INTERMODAL» (INTERmodalityMOdel for the Development of the Adriatic Littoral zone), con l’assessorato alla Mobilità della Regione Puglia partner di progetto e ADRIMOB (Sustainable coast MOBility in the ADRIatic area) con l’Autorità del Levante partner di progetto. Presenti le associazioni #salvaiciclisti (Bari), Ciclospazio di Bari, Ruotalibera Fiab Bari, Ciclomurgia Veloservice, Terra d'Egnazia, SmartCitizen, Cicloamici Fiab Brindisi e Ciclammino Conversano.
Louise Irene Holm Hansen, oltre a descrivere il grado di intermodalità della città di Copenaghen e Malmö e il suo livello di accessibilità in bicicletta, ha fatto il punto sui problemi che oggi l’amministrazione danese sta affrontando: dove parcheggiare le 650.000 biciclette che ogni mattina percorrono le due bike-highway (autostrade per biciclette) che tagliano le periferie e che raggiungono il centro cittadino. Del resto Copenhagen "the City of Cyclists" pensa già al futuro: ci saranno molte più bici elettriche e bici-chargo elettrificati. Leggi questo documento strategico "Good, Better, Best - The CiTy of Copenhagen’s BiCyCle sTraTegy 2011-2025".
E l’amministrazione non ci pensa due volte: a conti fatti (leggi Copenhagen City of CyClists BICYCLE ACCOUNT 2012), per ogni chilometro percorso da un ciclista, si risparmiano 4 corone danesi (circa 54 centesimi di euro). Perciò il comune ha investito in sicurezza e ampliamento delle piste ciclabili. La politica sociale e economica (che non teme il freddo e la neve) è di sottrarre «spazio» alle auto e di fornire maggiori garanzie ai ciclisti: «Negli ultimi quattro anni – ha dichiarato Irene Hansen – abbiamo avuto soltanto 3 incidenti gravi. Anche il tasso di percezione della sicurezza per i ciclisti danesi dal 2008 al 2012 è aumentato dal 51 al 76%».
Tra le “best practises” anche il caso delle velostazioni svizzere. Benedikt Arnold, Responsabile delle Velostazioni di Winterthur (Canton Zurigo) ha fornito in dettaglio importanti informazioni tecniche e economiche sulla gestione delle stesse nella cittadina industriale che conta 100.000 abitanti.
«L’intermodalità svizzera – spiega Arnold – è decollata sia per una grande volontà politica (anche Parlamentare) sia per la rete delle velostazioni ormai presenti in ogni cittadina svizzera. Questi parcheggi per biciclette dall’architettura accattivante e dal colore “rosso Ferrari” hanno la funzione di proteggere le bici dai ladri, dagli atti vandalici e dalle intemperie. Per essere efficienti – spiega Arnold – non possono essere collocate a non meno di due minuti dalle stazioni o dai centri di intermodalità». Oltre a custodire le biciclette (l’accesso può essere automatizzato o controllato dal personale), questi contenitori possono fornire anche altri servizi connessi (ciclo-officina, riparazione, lavaggio, noleggio, fitto armadietto e de posto bici, custodia, vendita di gadget, ecc.). La maggior parte delle volte, il servizio è a pagamento, per consentire un ritorno economico e sostenere l’occupazione.
Nelle strutture di Winthetur attualmente lavorano 20 ex disoccupati. «Il sistema delle velostazioni svizzere – continua Arnold – non produce dei profitti da capogiro ma non è in perdita. La politica dell’amministrazione è stata quella di fornire i locali in comodato d’uso gratuito a pochi metri dalla stazione e di allargare quanto più possibile la base lavorativa (di contro, se si fosse pagato un affitto meno lavoratori avrebbero potuto essere allocati e di conseguenza si sarebbe abbassato il livello dei servizi)».
Sul bike sharing. Tesi a confronto. Entrambi gli esperti stranieri hanno detto che le amministrazioni hanno provato questo sistema (bike sharing su strada senza controllo) ma non ha funzionato a causa degli atti vandalici e dei furti (che ci sono evidentemente anche in Svizzera e Danimarca, ndr). Per Benedikt Arnold: «L’attivazione di una gestione pubblica delle velo stazioni ha abbassato enormemente il tasso di furto e di vandalismo (in Svizzera). Un caso in sedici anni a Winterthur».
Per Irene Hansen: «Essere all’avanguardia significa sperimentare, anche se non tutti i casi portano al successo. Per questo motivo, l’amministrazione ha deciso di non installare più il sistema delle stazioni di bike sharing per strada ma di provare per i pendolari qualcos’altro» (di cui avremo notizie in futuro).
Ultimo caso in evidenza. La banca dati di CIVITAS, progetto dal respiro europeo che ha il pregio di detenere i successi e gli insuccessi delle esperienze pilota in materia di intermodalità e trasporto pubblico che sono stati effettuati negli ultimi quindici anni dai vari Comuni e Regioni d’Europa. Il neretino Cosimo Chiffi ha mostrato i punti forza e debolezza delle esperienze urbane di intermodalità ciclistica dei comuni di La Rochelle (Francia), di Maderia e di Funchas in Portogallo. Tra le varie idee proposte e gli interventi di pronta realizzazione e che possono essere realizzate con basse cifre «l’installazione di porta-bici nella parte posteriore dei bus di linea essendo questi automezzi dotati anche nella parte posteriore di telecamere con funzioni di controllo. Le amministrazioni pubbliche possono decidere insieme alle imprese le tratte e se far pagare un extra ticket agli utenti».