Duemila firme per salvare il museo all’aperto
Tra gli aderenti anche l’ex ministro Ornaghi - da La Stampa del 24.01.2014
24 January, 2014
di Letizia Tortello
Le prenotazioni sono 8.000, solo dei bambini delle scuole, fino a giugno. Il Pav (Parco d’Arte Vivente) è vivo e attivo, a giudicare dal pubblico. Eppure, forse ancor prima di quella data, rischia la chiusura. Il museo dell’arte ecologica, gioiellino invidiato all’estero, non ce la fa più a sopravvivere. Il presidente, Enrico Bonanate, e il direttore artistico, Piero Gilardi, noto artista dell’arte povera, hanno lanciato l’allarme con una petizione on line, sul sito «change.org», che in una settimana ha raccolto duemila firme. Le più illustri, quelle del filosofo Gianni Vattimo, dell’ex ministro alla Cultura Ornaghi, di moltissimi esponenti torinesi e internazionali del mondo dell’arte, di intellettuali e di un pubblico affezionato.
Il paradosso
Il Pav è un museo aperto, ma è scaduta la convenzione con la Città, anche proprietaria del terreno in cui il museo è situato. L’accordo era quinquennale, terminato a ottobre e prorogato fino al 31 dicembre 2013. Le risorse pubbliche sono calate, e senza convenzione non si riescono a racimolare neppure i contributi di Amiat, che permetterebbero di coprire l’ammanco di 150 mila euro. «Siamo in una situazione di totale incertezza – spiega il presidente –, ci dispiace disdire le prenotazioni. Siamo in attesa di risposte dal sindaco e dall’assessore. Ulteriori tagli non sono possibili, abbiamo già eroso i 300 mila euro di patrimonio privato dell’associazione».
Fondi esauriti
Mentre le scuole lo visitano – ieri i bambini della materna «Mille colori» di via Gioberti, accompagnati dalle maestre entusiaste –, mancano i soldi per tutto, «perfino per aggiornare il sito», dice Bonanate, che è stato costretto a mettere due dipendenti in cassa integrazione. Da un milione di euro a bilancio nel 2009, oggi ne ha solo 530 mila: 200 mila per il personale, 100 per le utenze, il resto per l’attività. «Facciamo un appello al Comune. Chiediamo ulteriori 100 mila euro, e un po’ di pubblicità. E se fossimo alleggeriti del costo delle bollette, potremmo farcela».
La proposta
L’assessore alla Cultura Braccialarghe non è indifferente alla situazione. Ma non è pensabile, per lui, far promesse: «Il Pav è sicuramente un museo importante per la città, ma il mio bilancio non mi consente, ora, ulteriori esborsi».
La soluzione da lui suggerita è di pensare a una fusione con il museo A come Ambiente: «So che stiamo parlando di realtà diverse, ma a volte mele e banane fanno una buona macedonia. E’ la strada più praticabile, per una struttura che mi sembra presenti, oggi, reali problemi di sostenibilità».