Il car sharing non riduce l'uso dell'auto privata
"Se vediamo il car sharing come uno degli strumenti di politica ambientale, questo dovrebbe contribuire a ridurre il numero di veicoli in circolazione. Ho forti dubbi che ciò accada" - da Corriere.it del 03.11.2013
02 November, 2013
di Francesco Bertolini
Editorialista e presidente Green Management Institute
L'arrivo di Car2go ha riempito la città di piccole monovolume da condividere. La diffusione del car sharing avviene mentre un altro servizio, la condivisione delle biciclette, sta superando un record dopo l'altro; ma se per il BikeMi non vedo che aspetti positivi, sul car sharing qualche considerazione mi viene naturale.
Sono ormai 600 i veicoli immessi nella realtà cittadina con il nuovo servizio, che si aggiungono ai 160 di GuidaMi, il servizio gestito da Atm. Per altro, a dicembre, Eni e i partner Trenitalia e Fiat metteranno a disposizione altre 650 vetture. L'apertura del mercato è sicuramente un elemento positivo per gli utenti. Tuttavia su alcuni servizi la concorrenza non può essere vista come un bene assoluto. Le autostrade o le ferrovie ne sono un esempio; pensare di mettere in competizione due autostrade per congiungere Brescia e Milano ha dei costi ambientali spaventosi. Non è il caso del car sharing cittadino, tuttavia Milano ha un centro piccolo, pianeggiante e mezzi pubblici complessivamente efficienti.
Se vediamo il car sharing come uno degli strumenti di politica ambientale, questo dovrebbe contribuire a ridurre il numero di veicoli in circolazione. Ho forti dubbi che ciò accada. La facile accessibilità all'auto in centro, sebbene condivisa, difficilmente spinge a rinunciare all'auto di proprietà, quanto piuttosto spinge a utilizzare l'auto anche in casi in cui se ne potrebbe fare a meno.I dati presentati nella promozione del car sharing sostengono che il 47 per cento degli utilizzatori del servizio vende la propria seconda auto, mentre il 12 rinuncia addirittura all'acquisto della prima. Sono dati internazionali, riferiti a paesi in cui l'auto di proprietà già da molto tempo è divenuto un optional, mentre da noi questa visione è ancora lontana.
Vi è poi un elemento che mi lascia sempre perplesso. Ogni volta che le vendite di auto diminuiscono, ci viene detto del loro impatto sul Pil e sul sistema industriale nel suo complesso. È un po' come con le sigarette: lo stato spende miliardi di spese sanitarie per i danni del fumo e poi le distribuisce. Avere un obiettivo senza dogmi e ipocrisie aiuterebbe l'ambiente e l'economia. Invece, spesso siamo, cittadini e istituzioni, vittime delle mode. Basti pensare a un altro beneficio del car sharing e cioè le minori emissioni di Co2, nuovo mantra del politically correct ambientalista, che spesso ci fa dimenticare tutti gli altri inquinanti, che hanno un impatto più diretto e immediato sulla salute.
In sintesi, il car sharing è sicuramente un servizio importante, più per il suo ruolo di cambiare l'atteggiamento delle persone dal concetto del possesso a quello dell'accesso, che per il suo impatto reale sull'ambiente, almeno per ora. Mi auguro di sbagliarmi su questo ultimo punto e di avere molti milanesi che rinuncino all'auto di proprietà, liberando spazio, un fattore questo su cui non è purtroppo possibile intervenire nelle vecchie e care città italiane.