Pm10, vicini a rispettare le direttive? “Neanche per sogno” Intervista ad Anna Gerometta, Genitori Antismog
Genitori Antismog risponde alle domande di Eco dalle Città sulla riduzione dell’inquinamento festeggiata e sbandierata da tanti Comuni, e lancia un appello ai parlamentari italiani: “L’Italia ha davanti a sé la guida del semestre europeo in piena revisione delle direttive smog. Vogliamo impegnarci per abbassare questi limiti obsoleti, che non proteggono la salute di nessuno?”
13 March, 2014
Seppur lentamente, la qualità dell'aria in Italia sembra progressivamente migliorare: negli ultimi tre anni almeno, nelle città più inquinate d’Italia, Torino e Milano in testa, il numero di sforamenti e medie annuali di tutti gli inquinanti monitorati sono sempre stati in leggero calo rispetto all'anno precedente, con medie annuali che si avvicinano sempre più ai 40 mcg/m3 previsti dalla normativa, e spesso scendono al di sotto. (Non i superamenti però, che restano sempre tre - quattro volte tanto il limite di legge). Siamo vicini a rispettare le direttive europee?
Siamo molto lontani, direi. I dati recenti sono l’effetto di un miglioramento che purtroppo ha molto a che fare con la contingenza di fattori metereologici particolarmente favorevoli e con una crisi potente che riduce i consumi. Si produce meno, si emettono meno emissioni inquinanti. Ma questi non sono risultati duraturi: la ripresa economica può facilmente portare con sé nuove ondate di smog, se non cambiamo modelli.
E’ stata molto sottolineata, dal Comune di Milano, l’importanza di Area C nell’impatto avuto sulla riduzione del traffico a Milano e sul miglioramento della qualità dell’aria. Con un po’ di confusione a dire il vero: il 30% di traffico e black carbon in meno riguardano la Cerchia dei Bastioni, non l’intera città, come alcuni comunicati lasciavano erroneamente intendere. E nel resto della città com’è la situazione?
Area C andrebbe estesa come hanno chiesto i cittadini, ma la situazione è in stallo. Rispondendo alla domanda inoltre, lo stesso dato del 30% in Area C ormai andrebbe ricontrollato. E’ noto che al primo periodo di sorpresa e grande efficacia di questo tipo di provvedimenti, segue solitamente una ricaduta verso il basso, che tende poi a stabilizzarsi. Ed empiricamente è proprio questo che ci sembra di percepire: in Area C il traffico è tornato.
A causa di cosa?
L’accordo con i garagisti sicuramente ha avuto un forte impatto, forse anche più forte di quanto non ci si aspettasse. E poi il prezzo della tariffa, che non è poi così alta.
Andrebbe aumentata?
Sì. Cinque euro non è un prezzo così inaccessibile, soprattutto per le famiglie che si spostano assieme ai bambini, e che in autobus tra tutti quanti, e magari con più spostamenti nella stessa giornata, finirebbero per spendere la stessa cifra se non di più. E’ vero che alcune agevolazioni sui mezzi pubblici ci sono, ma in troppi casi l’auto sembra ancora la maniera più conveniente per spostarsi.
Andrebbe abbassato il prezzo dei mezzi pubblici, allora?
In ogni caso no. Le tariffe di Milano sono assolutamente in linea con quelle europee. Il problema non è il costo, è l’efficienza. (NdR: sullo stesso argomento si veda anche l’intervista a Dario Balotta, "Rincaro abbonamenti a Milano, è questa la migliore offerta?").
E i trasporti di Milano non lo sono abbastanza?
Non ancora, e sicuramente non dappertutto. I mezzi di superficie in particolare sono un disastro per chi esce dagli uffici dopo le cinque e mezza. Troppe poche corse, e troppo lente. Dove sono le corsie preferenziali per i soli mezzi pubblici? Biciclette ed autobus dovrebbero averle, è giusto. E oltretutto così si renderebbero i trasporti davvero efficienti e competitivi rispetto all’automobile. Guadagneremmo in tutto: meno tempo sprecato, meno soldi buttati, meno inquinamento, meno malattie.
Ecco: proprio il legame tra lo smog e patologie di varia natura – respiratorie, cardiovascolari, tumorali, infantili…- accertato ormai da decine e decine di studi epidemiologici ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a chiedere a gran voce un ulteriore restringimento dei limiti delle direttive internazionali. Tuttavia, la proposta di revisione delle direttive sulla qualità dell’aria presentata a dicembre dalla Direzione Ambiente della Commissione Europea non contempla un abbassamento di queste soglie massime di concentrazione, che permangono quelle note…
Ma la discussione è appena cominciata. La Commissione ha fatto una sua proposta, che non prevede la revisione dei limiti, è vero, ma la partita è ancora tutta da giocare. Anzi, ne approfitto per lanciare un appello da queste pagine: invito i parlamentari italiani che hanno a cuore il problema dello smog a unirsi in un forte movimento di opinione interno. L’Italia ha davanti a sé la guida del semestre europeo, e può spingere affinché questi limiti vengano rivisti come richiesto dall’OMS.
C’è da dire che fino ad ora l’Italia ha remato in direzione opposta: attraverso l’Air Quality Initiative of Regions ha chiesto se mai che venisse tenuto conto delle particolari condizioni geografiche del Nord Italia per allentare la presa su possibili sanzioni. Pensa che con il cambio di governo cambierà qualcosa?
Lo speriamo davvero. Lo spazio in sede europea c’è. D’altronde, la stessa Commissione per sua natura deve mediare, ma ciò non significa che l’inserimento di nuovi limiti non possa avvenire nell’ Europarlamento. Insomma, l’Environment Protection Agency americana ha appena abbassato il limite del Pm2.5 a 12,5 microgrammi al metro cubo… E noi che facciamo, ce lo teniamo doppio?
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