Frutta esposta allo smog: è la vicinanza delle auto il reato? Continua l'indagine sul caso di Pomigliano
Al fruttivendolo condannato per aver venduto frutta in cattivo stato di conservazione è stata contestata l'esposizione della merce agli agenti atmosferici, ossia, secondo i suoi legali, allo smog. A "proteggere" i prodotti mancava una copertura e un adeguato rialzo da terra
19 March, 2014
Torniamo a parlare del caso del fruttivendolo di Pomigliano d'Arco, finito sui giornali come il (primo?) caso di commerciante condannato per smog. Secondo la ricostruzione dei giornali infatti, il capo d'accusa determinante nei tre livelli di giudizio che hanno portato alla condanna definitiva, sarebbe stata l'esposizione della frutta all'inquinamento atmosferico.
Eco dalle Città aveva già chiesto conferme ai carabinieri responsabili del sequestro della merce e allo stesso signor Bruno, il commerciante protagonista della vicenda.
Secondo i primi, il sequestro era avvenuto per una dubbia occupazione indebita del suolo pubblico - rivelatasi inconsistente - e per "l'esposizione agli agenti atmosferici della frutta in vendita", condizione che ha determinato la condanna. Secondo il signor Bruno invece, le carte del processo parlavano di "frutta e verdura in cattivo stato di conservazione", senza che la parola smog fosse mai stata pronunciata. (Vi invitiamo a leggere l'intervista completa ai gestori del negozio, che non si capacitano di come il verbale possa aver portato accuse tanto pesanti e secondo loro assolutamente false).
Per cercare di chiarire la situazione, abbiamo parlato con i legali del signor Bruno. Ecco quanto ci hanno spiegato: il cattivo stato di conservazione della merce, in effetti, sarebbe stato determinato, secondo il Giudice che si è occupato del caso, dall'esposizione della stessa agli agenti atmosferici. Agenti atmosferici che i legali non hanno esitato ad identificare con lo smog, in risposta ai nostri dubbi. In particolare, al fruttivendolo è stata contestata la mancanza di una copertura della merce (tettuccio, verandina, ombrellone o telo steso sopra)e la mancanza di un supporto abbastanza alto da garantire una distanza dal terreno sufficiente a proteggerla.
Tralasciando il fatto che tale supporto avrebbe dovuto essere alto allora almeno due piani, stando al parere degli esperti, la contestazione della mancanza di una copertura appare piuttosto confusa. Non si è mai visto un fruttivendolo, né una bancarella al mercato, coprire la frutta con un telo: la frutta va esposta, appunto, se si vuole cercare di venderla. E' vero invece che di solito i banchi del mercato sono protetti da un ombrellone, e spesso - ma non è certo la regola, anzi! - i negozi che espongono all'esterno possiedono una sorta di verandina. Ciò che sfugge in ogni caso, è come un ombrello possa proteggere dallo smog.
Secondo i legali, il problema nasce dal fatto che il negozio del loro assistito si trova su una strada centrale di Pomigliano, che durante le ore di punta raccoglie gran parte del traffico cittadino, creando code e colonne che procedono a passo d'uomo, con la conseguente prolungata emissione di inquinanti.
Sarebbe sostanzialmente la prossimità delle automobili ad aver comportato la condanna del fruttivendolo, reo di aver scelto un negozio regolarmente autorizzato nella via principale della cittadina. Una via normalmente tranquilla, ma che per circa quattro ore al giorno viene invasa dalle automobili, che essendo troppe, intasano il passaggio, intensificando la concentrazione delle emissioni in atmosfera.
Emissioni peraltro mai misurate, in assenza di centraline di monitoraggio.
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