I cinghiali diventano una risorsa
Ora i capi abbattuti dai guardacaccia del Parco del Po vengono messi in vendita - da La Stampa del 20.03.2014
20 March, 2014
di federico genta, massimo massenzio
Sono considerati la rovina degli agricoltori e un pericolo per gli automobilisti. Devastano i campi, invadono le strade e si avvicinano sempre di più alle case. Difesi dagli animalisti, ambite prede per i cacciatori, le migliaia di cinghiali che popolano parchi e colline del Torinese potrebbero trasformarsi in un’inaspettata risorsa.
Business a filiera corta
Per contenere i costi sempre più alti della selezione, i responsabili del Parco del Po hanno deciso di rivendere una parte dei capi abbattuti. E la battaglia sembra avere tutte le carte in regola per trasformarsi in un ottimo business a filiera corta, che fa però storcere il naso a chi non vuole vedere animali selvatici sui banchi delle macellerie.
Dieci euro al chilo
Mauro Bertolone mostra orgoglioso le ultime costine di ungulato, appena preparate per i suoi clienti. Il vero affare è per chi porta a casa i tagli più grandi. «Dal mezzo capo in su il prezzo calmierato è di 10 euro al chilo. Trattiamo quasi esclusivamente esemplari giovani: la carne è tenera e molto meno grassa di quella del maiale comune». La sua macelleria, nel centro di Pino Torinese, è l’unica convenzionata con l’Ente Parco. «Altro che alimenti d’importazione. Questo è davvero un prodotto a chilometro zero - dice Bertolone - Ci occupiamo noi della macellazione e di tutti i controlli sanitari». Da qui, solo negli ultimi otto mesi, sono passati più di 50 cinghiali. E a comprare la carne arrivano anche da fuori città. «Siamo ormai in contatto con diversi ristoranti. Poi ci sono i gruppi di acquisto, che ordinano anche da Pinerolo e Venaria».
Battuta di caccia
Durante lo scorso anno nel parco del Po e della Collina torinese sono stati eliminati 227 cinghiali utilizzando tecniche differenti. L’uso delle gabbie di cattura resta il mezzo più efficace, ma è molto criticato dagli animalisti per lo stato di stress che provocherebbe all’ungulato caduto in trappola: «Noi troviamo gli animali addormentati e sazi. È il metodo più sicuro», ribatte Gianni Abbona, responsabile della vigilanza all’interno del Parco. «Nessun guardaparco si diverte a uccidere gli animali, sia ben chiaro. Ma rispondiamo a una richiesta che ci arriva dalla Prefettura. Il numero dei cinghiali è troppo elevato, continua a crescere e deve essere ridotto per problemi di sicurezza».
Boicottaggio
Degli oltre 200 esemplari abbattuti, solo una ventina sono stati ceduti ai cacciatori che hanno contribuito alla selezione, a titolo di rimborso spese. Ben 178 capi sono stati invece destinati ai macelli convenzionati, per poi essere rivenduti, regalati a enti umanitari o utilizzati durante manifestazioni folcloristiche: «Grazie a questa soluzione evitiamo costi aggiuntivi per la distruzione dell’animale e inutili sprechi di carne. Normative e controlli in materia sono molto rigidi, ma si sta creando una filiera corta di ottima qualità». Dalla vendita dei cinghiali l’Ente Parco ha incassato 7 mila euro, una cifra che non copre i costi per l’attività di selezione, ma che potrà essere rimpinguata dalle multe comminate ai cacciatori: «Purtroppo ci sono persone che boicottano la nostra attività. Non per amore degli animali, ma per poterli poi cacciare liberamente».