LED a Milano, CieloBuio scrive al comune: «Non rendiamo la città spettrale con i LED a luce fredda»
CieloBuio scrive al Comune di Milano a proposito del progetto di sostituzione delle lampade cittadine con punti luce a LED. L'associazione raccomanda di usare sorgenti a luce calda e di rispettare i criteri di progettazione indicati dalla Legge regionale sull'inquinamento luminoso
09 April, 2014
«L'esposizione alla luce artificiale durante le ore notturne può avere effetti, anche gravi, sulla salute dell'uomo. In particolare si è scoperto che la componente blu della radiazione elettromagnetica visibile è quella che causa i maggiori disturbi. Tale componente è presente in dosi massicce nelle sorgenti LED bianche, con contenuto maggiore in quelle a più elevata temperatura di colore, di tonalità fredda». Questo si legge nella lettera che l'associazione CieloBuio, impegnata da anni nella lotta all'inquinamento luminoso, ha indirizzato al Comune di Milano.
L'occasione è il progetto, già avviato dall'amministrazione milanese, di sostituzione delle lampade a scarica dell'illuminazione pubblica, incluse quelle al sodio ad alta pressione, la tecnologia che, secondo CieloBuio, al momento è nel complesso la meno globalmente, con sorgenti a LED. «È assolutamente indispensabile che i LED abbiano una temperatura di colore più bassa possibile, non maggiore di 3200 K, meglio se inferiore – prosegue la lettera - Ricordiamo che le lampade ad incandescenza, che hanno la miglior resa dei colori, hanno una temperatura di circa 2700 K e alcuni produttori di apparecchi a LED cominciano a proporre LED senza contenuto di radiazione blu, come quelli color ambra, di impatto molto inferiore sull’ambiente e la salute umana».
Al di là delle considerazioni sul grado di “comfort” delle luci a LED e dell'inquinamento luminoso che potrebbero causare, l'associazione osserva che i 140mila punti luce di Milano consumano 120.500.000 kWh, pari a 205 W di media per singolo lampione (calcolando un tempo di accensione di 4.200 ore annue). «Ciò porta ad un consumo energetico di 95 kWh pro capite, il doppio della media tedesca e 2,5 volte quella britannica – fa notare Fabio Falchi, presidente di CieloBuio - Con questi dati non ci vuole molto a fare energy saving, e invece sembra, ad una prima lettura (del progetto di installazione del LED, ndr) che il canone passerà da 38 milioni a 29 milioni annui. Con un risparmio del 25%. Misera cosa».
Secondo l'associazione, dunque, i diodi previsti dal Comune di Milano sarebbero inadatti a garantire un vero taglio dei consumi (e dei costi!) per l'illuminazione pubblica. Un problema che si aggiunge a quello dell'inquinamento luminoso, causato, stando ai tecnici di CieloBuio, dalla mancanza di accorgimenti nel piano per la nuova illuminazione milanese. «Ricordiamo che rispettare la L.R. 17/2000 non significa solo non disperdere luce verso l'alto, ma anche, tra l'altro, non superare i valori minimi di luminanza e/o illuminamento previsti dalle norme, ridurre il flusso luminoso al di fuori delle ore di punta – scrive l'associazione al Comune - Risulta inoltre alquanto anacronistico aggiornare apparecchi altamente inquinanti quali quelli a sfera mediante sorgenti a LED senza intervenire sugli apparecchi stessi adeguandoli alle emissioni verso l'alto previste dalla legge».
L'invito conclusivo è a non peggiorare l'aspetto notturno del capoluogo lombardo. «L'occasione di Expo 2015 – conclude CieloBuio - non può essere sprecata facendo assumere a Milano un aspetto spettrale dovuto alle lampade a LED a luce fredda».