Quadrilatero di Torino, i locali non fanno la raccolta differenziata
Vanchiglia, San Salvario, Quadrilatero: nei luoghi della movida coloro che differenziano sono mosche bianche, e questo proprio dove il consumo di bottiglie e plastica è più alto - da Nuova Società.it (articolo del 21.07.2014)
22 July, 2014
di Moreno D’Angelo
Ore tre. Notte bianca al Quadrilatero. Il camion dei rifiuti passa lento nelle viuzze a lato di via Milano. Gli operatori si affrettano a chiudere i sacchi neri che alcuni gettano direttamente nel ricompattatore. Si sente il rumore di decine di bottiglie Un mare di carta e di plastica viene triturata.
La verità è che di tanti locali e ristoranti presenti nel centro e dintorni sono pochissimi quelli che differenziano. Alcune testimonianze di camerieri che intendevano spontaneamente fare qualcosa, dividendo bottiglie di vetro e plastica, riferiscono di essere stati assolutamente disincentivati perché occorre fare i fretta e chiudere.
Vanchiglia, San Salvario, Quadrilatero: Nei luoghi della movida coloro che differenziano sono mosche bianche, e questo proprio dove il consumo di bottiglie e plastica è più alto.
Il discorso non riguarda solo le locations frequentatedai giovani. Nei ristoranti, fast food e in altri luoghi pubblici chi fa la raccolta differenziata è davvero una nobile eccezione. La sera si chiude tutto in un sacco nero e si getta nell’indifferenziato.
I dati del primo semestre 2014 vedono un calo dei rifiuti in generale (si consuma di meno per la crisi) e un lievissimo aumento della differenziata. Certo non si registrano quegli aumenti auspicati e ribaditi in ogni convegno e campagna pubblica sul tema. Convegni dove spesso alla cui conclusione ben poco viene riciclato se non qualche foglio di carta che finisce nei bidoni gialli della “Cartesio”. E’ risaputo che oltre al discorso ecologico e al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Comunità Europea la differenziata consente di ridurre i costosi “giri di camion” per l’indiffenziato che finisce nelle discariche (ormai ovunque sature) o nei criticati termovalorizzatori.
A “aiutare” i riciclatori si vedono da qualche tempo dei nuovi soggetti aggirarsi per Torino con una bici provvista di un cesto e con un uncino con cui rovistano sistematicamente i cassonetti, a volte anche senza guanti. Sono una sorta di nuovo lumpenproletariat emegente che fa parte di qualche rete organizzata che specula sui disperati.
Questo quadro fa da contraltare al rigore che riguarda la gestione dei cassonetti nelle zone dove si pratica il porta a porta. La cui diffusione nei quartieri di Torino procede con estrema lentezza. Il dato complessivo comunque resta alquanto sconfortate e fa emergere come tanti cittadini siano più sensibili e avanti rispetto le istituzioni in materia ecologica. Non si percepisce ancora tutta la priorità di questo tema. Vi è poi il persistere dello spettacolo di strade e circonvallazioni della cintura torinese affiancate da una scia di rifiuti a cielo aperto. Oltre ai ristoratori, ovviamente non tutti, vi è poi il fenomeno di chi si disfà degli scarti di lavori manutenzione e ristrutturazione nelle case gettando piastrelle rotte calcinacci e pericolose vernici nei prati e nei boschi.
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