"Per il grattacielo una gestione disinvolta dei soldi pubblici”
La querelle giudiziaria con l'architetto Massimiliano Fuksas sul grattacielo della Regione. Corrado Croci, procuratore della Corte dei Conti: «Un pozzo senza fondo. E non è ancora finita» da La Stampa del 22.07.2014
22 July, 2014
di Alessandro Mondo
«Un pozzo senza fondo. E non è ancora finita». Corrado Croci, procuratore della Corte dei Conti regionale che indaga sul grattacielo della Regione, si è già fatto un’idea precisa della situazione. Il riserbo sugli aspetti più delicati dell’indagine, tuttora in corso, non gli impedisce di tirare le prime somme: «Sono rimasto sgomento, così pure i miei tecnici, per il volume delle cifre e per come sono state trattate».
Addirittura?
«C’è stato un mancato controllo da parte della politica. E una gestione disinvolta del denaro pubblico da parte della struttura amministrativa».
Disinvolta? In che senso?
«Nel senso di grave e inescusabile negligenza nell’impiego del denaro pubblico».
Semplice inerzia, trascuratezza, o dolo?
«Lo stabiliremo alla fine. Abbiamo chiesto un’integrazione dell’indagine, che a questo punto terminerà a fine anno, e trasmesso gli atti alla Procura».
A che punto è l’inchiesta?
«Dopo le verifiche della Finanza e la consulenza dell’Ordine degli Architetti di Milano, che su nostra richiesta ha vagliato le parcelle, abbiamo invitato i soggetti coinvolti a rispondere alle nostre contestazioni».
Quali soggetti?
«Per la parte politica, l’allora presidente Bresso e i membri della giunta interessati: Oliva, Manica, Pentenero. L’invito a dedurre è stato esteso anche a Gianluca Susta, che aveva curato l’istruttoria. Per la parte amministrativa, Maria Grazia Ferreri e i suoi collaboratori di staff».
Convinti dalle loro argomentazioni?
«Dipende dai casi».
Quali profili contestate?
«Vari aspetti. In primis, la decisione della giunta Bresso di non bandire una nuova gara quando si decise di trasferire il progetto da Spina uno, l’area scelta inizialmente, a quella ex-Fiat Avio».
Il Comune non concesse la variante urbanistica.
«Ma il primo contratto, firmato nel 2003 tra Fuksas e la giunta Ghigo, era condizionato alla variante».
Quindi?
«A quel punto è venuto meno. Invece, nel marzo 2006, la giunta Bresso si limitò a recuperare i risultati della gara e trasferì il contratto sulla nuova area, precisando che tutto sarebbe rimasto invariato».
Invece?
«Le dimensioni dell’immobile sono raddoppiate rispetto al progetto di Fuksas».
Com’è possibile?
«Si decise di non bandire una nuova gara, scelta motivata a posteriori con ragioni di risparmio, pur sapendo che l’altezza e le volumetrie sarebbero cambiate. Chi l’ha detto che con una nuova gara non si sarebbe potuto spuntare un prezzo più basso?».
Da cosa è dipeso il cambio delle volumetrie?
«All’epoca non si sapeva esattamente quali e quanti uffici si volevano trasferire nella nuova sede, ma nella struttura regionale era abbastanza chiaro che il progetto del 2003 avrebbe dovuto essere variato in modo significativo».
Altre obiezioni?
«Il contratto a monte è stato modificato con atti integrativi che hanno eliminato una serie di sconti concessi dal progettista, riconoscendo nel contempo voci supplementari».
Cioè maggiori costi?
«Maggiorazioni continue, talora inspiegabili: per elaborati già depositati o per consegne anticipate di 15 giorni. Tra le modifiche contrattuali, ci fu la decisione di affidare a Fuksas anche il progetto di variante per l’area antistante l’Oval. Progetto che, abbiamo obiettato, la Regione poteva affidare ai suoi uffici dell’Urbanistica, risparmiando denaro: in corso Bolzano occupano un intero palazzo...».
E la querelle sulla direzione artistica?
«Un altro paradosso. Era previsto che la direzione artistica venisse riconosciuta a Fuksas solo se fosse stata l’impresa a eseguire il progetto esecutivo. Invece lui si è occupato pure di quello, il che rende la direzione artistica un doppione, ma nel tabellario allegato al contratto è rimasto anche quel compenso».
A quanto ammonta, nel complesso, il danno erariale per la Regione?
«Sette-otto milioni, stando agli ultimi conteggi: quattro solo sul fronte delle parcelle».
Un quadro pesante...
«In tanti anni non mi ero mai imbattuto in un caso del genere: prevedo altre sorprese».
La giunta è a un bivio trattare con Fuksas o andare alla guerra
Bocche cucite, in piazza Castello, sulla «querelle» giudiziaria con Massimiliano Fuksas. E questo, nonostante l’archistar - nell’intervista rilasciata ieri al nostro giornale - abbia aperto alla possibilità di ritirare l’atto di citazione, cioè di chiudere il contenzioso con la Regione sulla direzione artistica.
L’apertura di Fuksas
Due le condizioni dell’architetto: riconoscere le spese ai suoi collaboratori e poter tornare a mettere becco in quella che, fino a prova contraria, è opera sua.
Regione in forse
Ieri, al termine dell’incontro con l’Avvocatura regionale, l’assessore al Bilancio Aldo Reschigna non ha rilasciato dichiarazioni. Idem il direttore dei lavori e i suoi collaboratori. Un silenzio, quello dietro cui si trincera la filiera regionale, ai vari livelli, che rende la delicatezza della situazione. A maggior ragione, considerato che la partita della direzione artistica è solo il paragrafo di un capitolo più ampio: il nuovo grattacielo è nel mirino della Procura della Corte dei Conti, e della Procura della Repubblica. Non si escludono ulteriori scenari.
Bresso marca il punto
Da qui la prudenza nei commenti dei protagonisti di ieri e dell’altro ieri. «Decidemmo di trasferire il progetto da Spina uno all’area ex-Fiat Avio, senza bandire una nuova gara, dopo avere chiesto il parere dei nostri funzionari - ricorda l’ex-presidente della Regione, oggi europarlamentare -. In fondo il progetto e il progettista erano sempre quelli, nonostante la necessità di alcuni adeguamenti». Questione di rassicurazioni ottenute, secondo Bresso, ma non solo: «Quella scelta permise di risparmiare tempo e denaro. Tutto questo a fronte di un’opera fondamentale, che permetterà di abbattere i costi e razionalizzare gli uffici. Detto questo, capisco le preoccupazioni di Fuksas, di tanto in tanto mi chiama, e personalmente credo abbia ragione a chiedere la direzione artistica».
La mediazione di Pichetto
Gilberto Pichetto, assessore al Bilancio nella giunta Cota, rimanda agli atti: «Sulla direzione artistica avevo trovato un accordo con Fuksas. L’intesa, discussa e approvata in giunta, prevedeva la creazione di una struttura fissa, con presenza continuativa presso il cantiere, e il rimborso spese mensile per lo staff impegnato nell’opera. Totale: circa 240 mila euro in sei mesi. Poi si sa com’è finita la legislatura». Sulle contestazioni della magistratura contabile non si sbilancia: «Forse c’è stata un po’ di leggerezza, in termini di procedure, quando la Regione trasferì il progetto da un’area all’altra. Quanto alla parcella di Fuksas, è certamente onerosa... ma parliamo anche di un grande nome. Difficile giudicare la congruità di certe cifre». Anche lui difende la nuova sede: «Sarà più funzionale e meno costosa di tante sedi in affitto sparse qua e là. Piuttosto c’è da chiedersi cosa faremo di Palazzo Lascaris, più ancora che del palazzo in piazza Castello, quando anche il Consiglio regionale si trasferirà nel grattacielo».
Il dibattito
Giulio Manfredi, Radicali, chiede a Chiamparino e alla sua giunta «la massima trasparenza». Non poteva esimersi dal dibattito chi di grattacieli non ha mai voluto saperne. «Fuksas è preoccupato, ma non pensiamo che la differenza tra acciaio e cemento sia decisiva - intervengono Giorgio Faraggiana, Paolo Hutter e Guido Montanari, alfieri della lotta contro i grattacieli a Torino -. Piuttosto ci sarebbe da chiedersi se l’impresa stia cercando di risparmiare sui costi. Come è possibile che il più alto grattacielo della Regione costi solo 260 milioni mentre tutta quello di Intesa San Paolo quasi il doppio?».