Torino, il Politecnico consegna alla Gtt un nuovo piano per il trasporto pubblico
Lo studio è della professoressa Cristina Pronello, trasportista del Politecnico di Torino. Si tratta di rinnovare l'attuale gestione della rete dei trasporti diminuendo le linee bus, rendendo più frequenti i passaggi e riducendo le fermate da La Stampa del 05.08.2014
05 August, 2014
di Andrea Rossi
Come si fa a tagliare 6-9 milioni di chilometri (su 44), ridurre i fondi di almeno 20 milioni l’anno (su 144), sopprimere quasi 20 linee e non peggiorare il trasporto pubblico, anzi, renderlo più efficiente? Secondo il Politecnico si può.
Nelle scorse settimane, la professoressa Cristina Pronello ha consegnato a Gtt il frutto di un lavoro lungo quasi due anni, commissionato dall’azienda con l’obiettivo di rivedere l’organizzazione della rete, sul modello delle grandi città europee, rendendola anche compatibile con le risorse (sempre minori) a disposizione. Il piano è innovativo. Pure troppo, secondo Gtt e il settore Trasporti del Comune che hanno preso tempo. La maggioranza che sostiene la giunta, invece, ne è così affascinata da aver già incontrato due volte l’esperta e ora vuole coinvolgere direttamente il sindaco Fassino perché sostenga e realizzi il piano.
La nuova rete
Sarebbe una rivoluzione. Oggi Torino è servita da 8 linee di tram, 74 di bus più il metrò, per un totale di 44 milioni di chilometri l’anno (erano 52 nel 2011). Nel progetto studiato al Poli si passerà a 8 tram, 56 bus e il metrò. Non un taglio secco, lineare, ma una generale revisione che dividerà la rete così: 11 linee di forza (le attuali 2, 3, 4, 5, 9, 10, 13, 15, 16, 18, 62) che serviranno il centro tagliando la città e su cui confluiranno le linee minori; una decina di linee «di adduzione» che trasporteranno i passeggeri verso le linee forti; 40 linee «territoriali», che serviranno singoli quartieri o i comuni della cintura, collegandoli con i grandi assi (le fermate del metrò, i capolinea del 4, le stazioni della ferrovia metropolitana). Molte tratte cambieranno percorso (vedi gli esempi nelle foto) e nome: i tram avranno la sigla «T» (e dunque, ad esempio, il 4 sarà T4), le linee forti avranno la sigla «B», quelle minori la «UA« e quelle extraurbane la «SA».
Percorsi e frequenze
Cambieranno anche le frequenze. Il nuovo sistema si basa sull’idea di avere meno linee ma meglio organizzate. Dunque, soprattutto nelle ore di punta, le linee forti viaggeranno spedite: il 4, ad esempio, passerà ogni 5 minuti tra le 7 e le 19, gli altri mezzi principali ogni 7 minuti dalle 7 alle 9 e dalle 12 alle 19. I bus più periferici, invece, avranno cadenze più dilatate: 10 minuti nelle ore di punta (7-9 e 17-19), e poi da 15 a 20 minuti a seconda delle fasce orarie. Si dovrà cambiare più spesso, ma i passaggi frequenti secondo lo studio dovrebbero abbreviare i tempi di percorrenza. Ad esempio, per arrivare al polo universitario di Grugliasco, gli studenti scenderanno alla fermata Paradiso del metrò, a Collegno, e saliranno sulla SA8 per cinque fermate. Da Orbassano si arriverà in città con la SA9 che, a differenza del 5 oggi, non avrà più il capolinea in piazza Albarello (dopo 57 fermate) ma in corso Maroncelli (dopo 39) e scaricherà i passeggeri in corso Unione Sovietica dove potranno salire sul 4.
Secondo i calcoli del Politecnico questo sistema dovrebbe accorciare del 25% il tempo d’attesa alle fermate nelle ore di punta e aumentarlo un po’ nelle altre fasce, rendendo più o meno paragonabile il tempo trascorso a bordo. Risultato? Il tragitto (da quando si esce di casa a quando si arriva a destinazione) dovrebbe essere più breve.
Meno fermate
La rivoluzione non sarà del tutto indolore: per rendere più rapidi bus e tram il piano prevede di sopprimere una fermata su 5 garantendo un aumento della velocità dei mezzi dal 2 al 13 per cento. E ipotizza di sopprimere (dalle 21 o dalle 22 a seconda dei casi) una ventina di linee scarsamente utilizzate: dalla 1 alla 27, dalla 36 alla 43, dalla 47 alla 76. Scelte sicuramente impopolari e fonte di mille lamentele, ma capaci di garantire maggiore efficienza.
Secondo il Politecnico si può. Resta da capire se Palazzo Civico troverà il coraggio di tentare.