Inceneritore del Gerbido, la media degli inquinanti è sotto i limiti
La relazione conclusiva dell’Arpa scrive la parola fine sui sospetti che l’inceneritore del Gerbido sia un impianto malfunzionante e che emetta gas pericolosi per la salute dei cittadini da Repubblica del 08.08.2014
08 August, 2014
di Ottavia Giustetti
La relazione conclusiva dell’Arpa scrive la parola fine sui sospetti che l’inceneritore del Gerbido sia un impianto malfunzionante e che emetta gas pericolosi per la salute dei cittadini. Gli sforamenti ci sono stati, e in ben 13 occasioni, ma complessivamente non sono sufficienti a dire che il termovalorizzatore non funziona. Stop alle polemiche, dunque, e stop anche all’inchiesta penale, partita dopo le ripetute segnalazioni dell’Arpa e che adesso si avvia verso una rapida chiusura: i due responsabili della sicurezza dell’impianto sono indagati per aver violato l’Autorizzazione integrata ambientale (il provvedimento che autorizza l’esercizio di una installazione a determinate condizioni, che devono garantire la conformità ai requisiti di legge relativa alle emissioni industriali) ma nessun dirigente sarà coinvolto né saranno messi in atto provvedimenti di blocco forzato o addirittura di sequestro dell’impianto. E la colpa di aver violato l’Aia è sanzionata con una contravvenzione, una pena pecuniaria o, al massimo, con una interdizione.
L’Arpa sorveglia 24 ore su 24 il camino dell’inceneritore ed è in grado di misurarne in modo accurato quasi tutte le emissioni. “Quasi”, perché quelle di diossina, le più pericolose, vengono invece testate periodicamente. Dai dati degli esperti risulta però che siano ampiamente al di sotto dei limiti di legge. Per il resto gli sforamenti dei limiti che si sono verificati sono complessivamente 13 e riguardano l’ossido di carbonio - che non è neppure considerata sostanza inquinante - e l’ossido
di azoto, un gas, questo sì,
inquinante dell’atmosfera.
Il sospetto che qualcosa non funzionasse a dovere era scattato a maggio di un anno fa quando l’impianto, ancora in fase di «rodaggio», si era spento improvvisamente più di una volta. L’inceneritore, finanziato dalle banche con mezzo miliardo di euro e venduto dalla città a Trm (Trattamento rifiuti metropolitani) per poco più di cento milioni, ha continuato a lavorare a singhiozzo per diversi mesi. L’Arpa inviava notizie di reato alla procura perché i blocchi e il superamento delle soglie di emissione spesso non venivano comunicati come invece prescrive l’Accordo integrato ambientale. Così era stata avviata un’inchiesta anche alla luce delle contestazioni dei
comitati di cittadini che lanciavano l’allarme sul rischio di tumori temendo che puzze e spegnimenti improvvisi fossero sintomo di grave inquinamento ambientale.
«La situazione si è andata via via normalizzando - spiega Antonella Pannocchia, direttrice dell’Agenzia regionale per l’ambiente - e anche questi corto circuiti di comunicazione non si sono più verificati». Infine è dei giorni scorsi la relazione conclusiva che dice in sostanza: «Sì, l’inceneritore emette gas ma complessivamente lo fa nei termini prescritti dalla legge».