“L’economia gira” La bicicletta antidoto contro la crisi
Al parco Colonnetti l’anteprima del Bike Pride di oggi 21 settembre con le storie di chi è riuscito a fare affari con i pedali da La Repubblica del 21.09.2014
21 September, 2014
di Jacopo Ricca
«L’economia gira», diceva con una certa ironia Antonio Albanese. A Torino lo fa anche su due ruote. Nei giorni dell’orgoglio ciclista gli esempi di chi ha fatto della passione per la bicicletta un lavoro danno forza a un movimento che da “nicchia di matti” si sta trasformando in modello alternativo. Non sarà un modello di sviluppo votato alla crescita come potrebbe piacere agli economisti, ma in una fase di recessione anche nella città dell’auto il lento fruscio delle bici fa rumore. Non è un caso se l’associazione Bike Pride ha scelto Mirafiori per raccontare la ‘bikenomics’: tra le dune del parco Colonnetti la comunità ciclistica torinese si è riunita per rivendicare la forza crescente del movimento. Tra richieste di ‘senso unico eccetto bici’ e il programma per aumentare le ciclabili in città, raccontate dall’assessore alla Viabilità di Torino, Claudio Lubatti, emergono le storie di chi “vive di bici”.
Marco Actis è dal 2011 che studia e cerca finanziatori per il suo progetto ‘Pony Zero’: «Da un anno siamo diventati una società. Ci siamo testati su strada e stiamo funzionando». Trenta ragazzi girano la città in sella per trasportare pacchi da un capo all’altro di Torino: «A livello urbano il nostro sistema di consegne è il più rapido, oltre che il più ecologico — racconta il fondatore — Niente traffico, parcheggi impossibili e Ztl». Dopo un periodo d’incubazione al Politecnico il servizio è esteso fino alla prima cintura e oltre ad aver ricevuto finanziamenti da diversi fondi d’investimento, si sta espandendo in altre città italiane: «Presto saremo anche a Milano — spiega Actis — Soprattutto stiamo chiudendo una trattativa con Italo per un sistema che, utilizzando la tratta ad alta velocità, consenta ai nostri pony di trasportare merci da Torino a Milano abbattendo i tempi».
Al barcamp, il modo contemporaneo per definire le assemblee, ci sono anche i veterani di Triciclo: «Dal 1998 la nostra cooperativa si occupa di recuperare i pezzi delle biciclette per rigenerarne altre — dice il presidente, Pier Andrea Moiso — Tra i nostri 30 soci lavoratori che operano nel mondo del riuso, cinque sono impiegati nella ciclofficina che permette ai nostri clienti di far tornare su strada le loro vecchie due ruote». Ruote dentate e tecnologia fanno sempre più il paio. Benedetta Musso ha creato mybicyclette.it, il sito per pedalare con stile. Un negozio online dove trovare gli orpelli più chic per abbellire la propria due ruote o gli accessori indispensabili per andare in bicicletta al lavoro o a una festa. Prezzi variabili: si va dalle decorazioni a 9 euro alle borse di design sopra i 400.
Tra le venti storie d’impresa non c’è solo chi ce l’ha fatta, ma anche chi spera di farcela, come l’inventore di Sherlock, l’antifurto tecnologico per bici, Matteo Stoppa. Per sconfiggere i ladri di biciclette, il giovane canavesano si è ispirato al detective nato dalla penna di sir Arthur Conan Doyle: «Da gennaio sarà possibile acquistare in anteprima i primi esemplari con un progetto di crowdfunding». Il sistema inserito nel telaio rintraccia il mezzo e permette di dimostrarne la proprietà alle forze dell’ordine: «Suona quando si cerca di scassinare il lucchetto, ma soprattutto manda un segnale allo smartphone che permette di rintracciare dov’è finita la bici».