"Formichine Salvacibo", dove si nasconde lo spreco alimentare a scuola
Sul tema dello spreco alimentare al centro di “Formichine Salvacibo", il concorso per le scuole che destinerà 1.000 euro alla primaria più attiva contro lo spreco alimentare, abbiamo sentito Roberto Cavallo, ex assessore all'ambiente di Alba, fondatore di Erica ed esperto sul tema
14 October, 2014
di Stefano D'Adda
“Formichine Salvacibo. Diario contro lo spreco alimentare” è il premio di 1000 euro che Eco dalle Città destinerà alla scuola Primaria di Milano più attiva contro lo spreco di cibo.
Cosa si può fare a scuola contro lo spreco alimentare? L'abbiamo chiesto a Roberto Cavallo, ex-assessore all’ambiente del Comune di Alba e fondatore di ERICA, azienda leader nella consulenza tecnica e comunicazione ambientale per le amministrazioni pubbliche. Cavallo ha pubblicato, tra l'altro, "Il compostaggio domestico. Tecniche e consigli utili" ed è autore e protagonista dello spettacolo teatrale "Meno 100 kg. Ricette per una dieta della nostra pattumiera", a cui è ispirato il libro.
La lotta allo spreco di cibo è un tema che negli ultimi anni si sta sviluppando anche in ambito scolastico. Che tipo di "sprechi" ci sono nelle mense e come possono essere resi più consapevoli gli studenti su questo tema?
Ci sono due diverse tipologie di spreco alimentare. I classici "avanzi del piatto" durante il pranzo e ci sono esperienze di scuole che hanno iniziato a fare un'analisi di questi avanzi; magari nominando dei bambini - "waste manager" - che analizzano cosa è stato avanzato, lo pesano e si rendono conto se si avanzano di più primi, secondi o verdure.
Poi c'è quello che i bambini non vedono, che è ancora più importante, come il "cucinato non spiazzato" e, per quelli che hanno il centro di cottura dentro la scuola, anche gli "avanzi del cucinato", che spesso è la parte più rilevante dello scarto: la mezza teglia di pasta al forno lasciata a metà, le due cosce di pollo non servite, la pasta scolata e non condita. Anche su questo ci sono già casi di scuole con bambini nelle Commissioni mensa, che imparano entrando in cucina, vedendo cosa e quanto si avanza, per poi comunicarlo ai loro compagni.
Infine c'è la possibilità del "riutilizzo", ossia tutti quei casi in cui cibo cucinato e non consumato viene dato ai meno abbienti; qui i bambini possono partecipare solo in parte ai progetti, magari venendo a conoscere la realtà di organizzazioni che se ne occupano, come la Caritas o il Banco Alimentare.
Sono pratiche che incidono in modo rilevante sulla riduzione dello spreco di cibo?
Indubbiamente il lavoro più rilevante è quello che si può fare a monte, soprattutto all'interno delle Commissioni Mensa. Un processo lungo e innanzitutto culturale, come fare capire a uno scolaro che invece di avanzare una porzione troppo abbondante può chiederne una seconda porzione se non è sazio. Un lavoro che è anche amministrativo, perché spesso i capitolati di mensa impongono certe grammature minime di porzione che sono davvero eccessive per dei bambini.