La Giornata Mondiale dell'Alimentazione e i dati sullo spreco di cibo
Il tema della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2014 è l'agricoltura familiare, ma il 16 ottobre è anche un'occasione per riflettere sullo spreco di cibo: "2060 miliardi di euro all'anno, includendo costi sociali, ambientali ed economico-produttivi", dichiara l'agroeconomista Andrea Segrè
15 October, 2014
Giovedì 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione che in Italia vede i suoi principali momenti presso la sede della FAO a Roma. Istituita 35 anni fa dai membri dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura dell’ONU, viene celebrata ogni anno in oltre 150 paesi, organizzata dalla FAO, dal Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) e dal Programma Alimentare Mondiale (WFP).
L'iniziativa guidata dalla FAO punta quest'anno ad innalzare il profilo dell'agricoltura familiare e dei piccoli agricoltori del mondo, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul suo decisivo contributo nella lotta alla fame e alla povertà, alla sicurezza alimentare, al miglioramento delle condizioni di vita e alla protezione dell’ambiente e della biodiversità.
La Giornata Mondiale dell’Alimentazione è però anche un'importante occasione per riflettere sullo spreco di cibo nel mondo. I dati parlano chiaro. Sul pianeta lo spreco di cibo vale ogni anno una volta e un terzo l’intero PIL italiano, ovvero circa 2060 miliardi € (PIL Italia 2013: 1560 miliardi €). Una cifra che include i costi sociali, ambientali ed economico-produttivi.
Sono i dati FAO che emergono dall’ultimo studio Food Wastage footprint, cui ha collaborato anche l’agroeconomista italiano Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e direttore del dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna. Dati che includono il costo inutile delle risorse, l’inquinamento generato dallo spreco, i costi per cambiamenti climatici e inquinamento delle falde acquifere - inclusi i costi per i conflitti nel mondo per il controllo delle risorse naturali - e i sussidi pubblici per la produzione di cibo che non raggiungerà mai le tavole.
"Un circolo velenoso che ci porta a pagare un conto salato al pianeta, ogni anno: il 30% della produzione mondiale di cibo va sprecata e il solo valore commerciale di questo spreco supera i mille miliardi di euro annui", ha dichiarato ancora Andrea Segrè, tra i fondatori delle campagne di sensibilizzazione contro lo spreco del cibo in Italia e in Europa. "Secondo l’ultimo rapporto curato dall’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market / SWG lo spreco alimentare domestico – il cibo ancora buono che finisce direttamente nei rifiuti – vale in Italia oltre 8 miliardi di euro, circa mezzo punto di PIL. Mentre l’ISTAT conta ormai più di 10 milioni di italiani che vivono, e si alimentano, in condizioni di povertà. Dunque, il valore degli alimenti sprecati sarebbero pari a 800 euro a testa ..."
Riguardo lo spreco alimentare, ha dichiarato ancora Andrea Segré, "la via di uscita è ridare, letteralmente, valore al cibo. Come? Attraverso l’educazione alimentare e ambientale". L'agrieconomista ha rilanciato ufficialmente il suo appello e quello della campagna “Un anno contro lo spreco”, affinchè il Governo accolga la richiesta di introdurre l’educazione alimentare come materia di insegnamento nelle scuole italiane. "Alimentarsi bene, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo – spiega Andrea Segrè - è un diritto. Compito dell’educazione alimentare è di “tirare fuori” questo diritto che è anche un dovere e un valore, per evitare che venga invece sommerso da un’onda di disvalori o controvalori imposti dall’esterno, dalla pubblicità, dal marketing, dalle influenze sociali, dalle mode, da metodi di produzione e modelli di consumo scorretti. E poi, ovviamente, dalla povertà economica e da quella alimentare. Sempre di più, sono i poveri a ingrassare. Dobbiamo invece (ri)scoprire e (ri)valorizzare la nostra cultura alimentare, la consapevolezza del rapporto fra il cibo, la salute, l’ambiente, il territorio, l’economia. Adottare comportamenti alimentari sani, sicuri, equilibrati; lavorare sulla qualità degli alimenti; far conoscere il funzionamento del sistema agroalimentare".