Paolo Fresu al Medimex Puglia 2014: quando il jazz si fa “green”
E’ possibile coniugare la musica jazz con la sostenibilità ambientale? Durante l’incontro tenuto al Medimex di Bari, Paolo Fresu, valente trombettista jazz di respiro internazionale e dalla spiccata sensibilità ambientale spiega cosa si può fare per ridurre l'impatto dei festival jazz tenuti in Italia e per promuovere un rapporto con il territorio
31 October, 2014
Le associazioni I-Jazz e Apulia Jazz Network promuovono il legame tra la musica jazz e la sostenibilità ambientale al fine di ridurne gli impatti ambientali durante i festival jazz. Tra gli obiettivi previsti per ottenere la certificazione di marchio di qualità “Green Jazz” da rilasciare ai migliori festival italiani, c'è quello di ridurre le quantità di anidride carbonica (CO2) emesse in atmosfera direttamente dagli automezzi durante gli spostamenti, di differenziare e diminuire i rifiuti, di utilizzare, per gli allestimenti delle location, beni e prodotti provenienti da materie riciclate, informare e sensibilizzare i visitatori e cittadini attraverso l’organizzazione di percorsi turistici responsabili. A farsi promotore di tutto questo, in un seminario durante l’incontro “Festival di Jazz, turismo e sostenibilità ambientale”, tenuto al Medimex di Bari, è stato Paolo Fresu, valente trombettista di musica jazz dalle ampie vedute internazionali e dalla spiccata sensibilità ambientale.
Paolo Fresu, come è possibile coniugare il jazz con la sostenibilità ambientale?
Stamattina non ho volutamente parlato del mio festival in Sardegna, uno dei tanti che fanno parte di questa nostra federazione che si chiama I-Jazz. Ma il nostro festival, nello specifico, si occupa da tempo di tematiche ambientali. Abbiamo sviluppato per quattro anni di fila dei temi, come quello degli elementi, che sono serviti per riflettere ancora più a fondo sul rapporto tra festival e territorio. Inoltre la maggior parte, direi il 70% dei concerti si svolgono in luoghi immersi nella natura, dove portiamo migliaia di persone è questo è servito a promuovere una riflessione approfondita. Ci approvvigioniamo di energia attraverso il sole, l’abbiamo fatto già in passato nei 50 concerti in Sardegna, nel 2011, in occasione del mio 50simo anniversario. Quindi è in atto un percorso importante: io credo che il jazz sia una musica che si presta perfettamente a rapportarsi con i territori e dunque a suggerire anche una riflessione su questi temi.
A che punto siamo in Italia per quanto riguarda questo legame e a che punto sono invece negli altri paesi?
Bè siamo un po’ indietro, in altri paesi il percorso è iniziato prima, però devo dire che in Italia, sia per la conformazione del territorio sia per la ricchezza dei luoghi, naturalistici, architettonici, storici, comunque c’è una grande attenzione in questo momento, quindi probabilmente stiamo riguadagnando terreno rispetto ad un percorso che è iniziato tardi. L’incontro di stamattina dimostra quanto interesse c’è di partecipare a manifestazioni che non siano semplicemente festival fini a se stessi in cui si invita il grande artista o altro ma in cui c’è veramente il desiderio di utilizzare la musica per rapportarsi con il territorio.
E su questo documento, presentato questa mattina al Medimex dalle associazioni I-JAZZ e APULIA JAZZ Network, c’è la proposta che riassume i vari obiettivi e le azioni per ridurre il rischio ambientale.
Be’, il jazz turismo è uno dei tanti progetti che nascono in seno all’I-Jazz, che è l’associazione di jazz italiano, che oggi consta di una trentina di realtà sparse su tutto il territorio nazionale. Ovviamente stiamo integrando altri festival, perché l’obiettivo è proprio quello di sposare un nuovo percorso che metta insieme la qualità musicale con l’alta qualità dal punto di vista proprio della residenza, dei luoghi e anche dell’impatto ambientale che i festival possono avere nel territorio. Quindi stiamo utilizzando il rischio dell’impatto, come strumento fondamenta le per sensibilizzare sia noi stessi che la gente intorno al tema del rapporto tra musica e territorio.
Andiamo sul concreto. Può descrivere un’azione che Paolo Fresu ha intrapreso proprio per ridurre l’impatto ambientale dei suoi concerti
Si, noi già abbiamo vissuto in Sardegna questa tournée di 50 giorni di fila, con 50 progetti differenti, con 250 artisti, sempre in luoghi che mai erano spazi al chiuso ma che erano dalle stazioni ferroviarie ai laghi, alle spiagge, alle basiliche, etc; abbiamo utilizzato sempre solamente energia prodotta da noi stessi, con un carro misto eolico-fotovoltaico che non solo serviva per alimentare i nostri concerti, ma serviva anche, essendo presente nel posto, per dare alle persone che venivano l’opportunità di capire come, attraverso il sole, si può produrre energia pulita. È una scommessa vinta nel momento in cui abbiamo anche utilizzato delle macchine, degli impianti che con 7,5 kwatt che riuscivano ad organizzare un intero concerto fatto di suono, di luci e di video. Quindi abbiamo dimostrato quanto si può fare molto con poco, e quanto questo poco, può essere prodotto in un modo assolutamente sostenibile.
I-JAZZ
Il 1 febbraio 2008 si e’ costituita I-Jazz, l’Associazione Nazionale che raccoglie alcuni dei più conosciuti e seguiti festival jazz Italiani; hanno partecipato all’atto costitutivo 14 manifestazioni musicali in 12 differenti regioni, dal nord al sud, alle isole.
NOTE TECNICHE SUL CONVEGNO
Medimex Hall 3, 11:00/12:30 - Convegno “Festival di Jazz, turismo, sostenibilità ambientale / Jazz Festivals, tourism, environmental sustainability”
Panel a cura dell’ Associazione I-Jazz e Apulia Jazz Network con R. Ottaviano - Apulia Jazz Network; V. Santoro - Anci; D. Borri -FAI; A. Endrici - Vinoe; S. Salvemini - Università Luigi Bocconi; M. Simeoni - Msc Consulting, Collectivit Territoriale de la Corse; moderato da Paolo Fresu -musician con la partecipazione dell’assessore al turismo e alla cultura della Regione Puglia Silvia Godelli