Consumi energetici domestici, Sergio Ferraris: «Non calano perché gli italiani ignorano l'efficienza, e perché mancano strumenti finanziari adeguati»
L'efficienza energetica in ambito domestico è ostacolata da un mix micidiale di disinformazione, mancanza di strumenti finanziari a sostegno delle famiglie e politiche europee poco incisive. Lo spiega a Eco dalle Città Sergio Ferraris, esperto di energia e direttore responsabile di QualEnergia
31 October, 2014
«Prima di tutto, gli italiani non conoscono l'efficienza energetica: da una recentissima ricerca realizzata nell'ambito dell'ultimo Smart Energy Expo, è emerso che ben il 54% degli italiani ignora il meccanismo della detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica, un dato decisamente sconcertante per noi che “mastichiamo” ecobonus ogni giorno». È questo, secondo Sergio Ferraris, direttore responsabile di QualEnergia, giornalista scientifico ed esperto di temi energetici, il «dato importante da cui partire» per spiegare il mancato calo dei consumi energetici del comparto domestico (a fronte del crollo che invece ha coinvolto negli ultimi anni il termoelettrico e l'industria in generale).
Un problema, quello della scarsa informazione, che però non rappresenta il solo ostacolo per la diffusione delle buone pratiche in tema di efficienza, in edilizia e non solo. «L'altra questione è che le detrazioni del 55 o 65% da sole non bastano – spiega l'esperto – Occorrono strumenti finanziari innovativi, che permettano alle famiglie di investire anche in un momento di difficoltà economica come quello attuale». Un esempio? Meccanismi come quello dell'ecoprestito, che pure era stato ipotizzato negli anni scorsi proprio per incoraggiare le ristrutturazioni a fini energetici.
«All'epoca del governo Monti, quando l'Enea aveva avviato tavoli di lavoro per la rivisitazione del bonus del 55%, l'agenzia stessa aveva elaborato una proposta articolata di ecoprestito finanziato dalla Cassa Depositi e Prestiti, ma l'idea non ha mai avuto seguito», aggiunge Ferraris. La possibilità di accedere a finanziamenti dedicati, secondo l'esperto, aiuterebbe gli italiani a superare la paura di fare investimenti importanti in un momento delicato per le finanze di molte famiglie. «Anche se, in realtà, i risparmi ci sarebbero pure, proprio perché la gente ha paura è tende ad accumulare quanto può – chiarisce – ma le famiglie sono spaventate dalla crisi e non se la sentono di investire».
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E allora come fare a finanziare l'efficienza in un momento così particolare, con un aumento delle sofferenze bancarie e gli italiani restii a fare investimenti a medio o lungo termine? «Una proposta valida potrebbe essere quella che le utilities energetiche si comportino come delle EsCO, proponendo ai consumatori interventi di efficientamento "a costo iniziale zero" e da ripagare poi in bolletta – suggerisce Ferraris – Ad esempio, per un'operazione in grado di garantire alla famiglia un risparmio energetico del 35%, si potrebbe assicurare da subito un 5-10% di risparmio al consumatore, e caricare la parte restante dei ridotti consumi in bolletta per un certo numero di mesi, fino a coprire i costi dell'intervento». A partire d al momento in cui l'azienda recupera interamente le spese sostenute, l'intero risparmio andrebbe a beneficio della famiglia, che si ritroverebbe con un'abitazione più efficiente e una bolletta più magra senza aver sostenuto investimenti onerosi. «Il problema è che questo meccanismo dovrebbe essere introdotto dalle stesse aziende che vendono energia – osserva l'esperto – cosa che si scontra con un prevedibile conflitto di interessi».
Anche l'Europa, infine, potrebbe dare un contributo decisivo alla corsa verso l'efficienza energetica. «E invece gli ultimi obiettivi al 2030 proposti dal Consiglio UE sono stati una vera debacle. Il target per le rinnovabili, di appena 11 punti superiore allo stato attuale, sarebbe raggiunto comunque anche solo per inerzia, e comunque si tratta di un impegno cumulativo, che non pone vincoli ai singoli stati. Ancora peggio per l'obiettivo in fatto di emissioni e soprattutto di efficienza energetica, per cui non c'è stato alcun passo avanti (la proposta è di un target non legalmente vincolante del 27% di efficienza in più rispetto ai livelli del 1990, ndr)».
In questo panorama, Ferraris è abbastanza pessimista anche per la Conferenza sul Clima di Parigi in programma il prossimo anno, dalla quale dovrebbe uscire il nuovo protocollo internazionale in materia di clima, emissioni ed energia. «Senza l'Europa a trainare il resto del mondo, prevedo francamente un fallimento della COP di Parigi, che segnerebbe una battuta d'arresto definitiva nelle politiche internazionali sul cambiamento climatico e l'efficienza energetica – conclude – Purtroppo, i governi europei si inseriscono alla perfezione nel disastro che osserviamo in Italia, dove la classe politica è afflitta da un misto di ignoranza e influenzabilità dalle lobby potenti dell'energia».