L’Europa a tavola senza sprechi. Quaranta ragazzi da tutta Europa dialogano sul cibo per il programma Comenius
Con il programma Comenius progetto Comenius "Water, earth, wind and fire - Think globally, act locally!" il liceo Gioberti di Torino ha aderito al progetto che prevede una serie di scambi tra studenti delle sei scuole superiori dei sei Paesi. Ogni istituto a turno accoglie i ragazzi degli altri Stati. Il tema del progetto, che ha visto impegnati 75 studenti di due classi del linguistico e di una del classico, è cibo e sprechi da La Stampa del 27.11.2014
27 November, 2014
di Fabrizio Assandri
In Germania sprechiamo tanta verdura», dice Marina Kuebner. «Noi turchi più pane, ma molto meno di voi: per la nostra religione sprecare è peccato», risponde Huseyin Akbas. Il cibo e l’intercultura sono gli ingredienti dello scambio che ha coinvolto gli studenti del liceo Gioberti, che per una settimana ha ospitato una quarantina di ragazzi di scuole superiori di Germania, Francia, Turchia, Polonia e Finlandia. Nei giorni scorsi ha fatto tappa a Torino «Think globally, act locally», un progetto del liceo classico e linguistico di via Sant’Ottavio che ha ottenuto un finanziamento europeo attraverso il programma Comenius. Il progetto prevede una serie di scambi tra studenti delle sei scuole superiori dei sei Paesi. Ogni istituto a turno accoglie i ragazzi degli altri Stati. Quello di Torino è il quarto scambio, dopo Turchia, Finlandia e Germania. Il filo conduttore si potrebbe riassumere così: imparare l’Europa, «facendo».
L’indagine
Lo scambio insegna ai ragazzi soprattutto in modo pratico. A partire dall’ospitalità nelle famiglie. «Così possiamo conoscere da vicino le differenze», dice Giulia Canepari, che a casa sua ha ospitato Rieke, una ragazza tedesca. Non solo. Il tema del progetto, che ha visto impegnati 75 studenti di due classi del linguistico e di una del classico, era cibo e sprechi, anche in vista dell’Expo. Per prepararlo, i ragazzi hanno partecipato a incontri con Slow Food e hanno testato le proprie abitudini alimentari, coinvolgendo le famiglie. Hanno misurato durante l’estate i rifiuti che producono, la quantità di cibo che comprano e quella che poi buttano via.
La statistica
Gli studenti hanno raccolto ed elaborato una mole di dati che, con la professoressa di matematica Teresa Morgante, hanno trasformato in grafici e percentuali. «Abbiamo fatto una mappatura dei loro consumi – spiega la docente Marcella Pilatone, responsabile del progetto con Annalisa Pasero – per mettere in discussione le proprie abitudini. Sono emerse anche questioni come la bulimia, che ritratteremo a scuola». Avere dati omogenei è servito per il confronto con gli altri Paesi. Oltre all’inglese, è stato usato il linguaggio delle immagini, coi video realizzati dai ragazzi, oltre agli spot e ai manifesti contro gli sprechi esposti a scuola, come il logo col pianeta nel piatto che implora di non essere divorato, di Rebecca Marcone di IV F.
Confronti
Imparare facendo. Non solo a partire dalle proprie abitudini, ma anche dalle diverse opportunità. Così, se in Germania i ragazzi hanno costruito pannelli solari, a Torino hanno cucinato un pranzo all’Istituto alberghiero Colombatto di via Gorizia, accolti dagli studenti e dallo chef Claudio Forti. Indossato il grembiule, hanno preparato piatti simbolo dell’Italia, come le tagliatelle, gli gnocchi, la torta di nocciole piemontesi. «Volevamo che i ragazzi – dice Pilatone – incontrassero la nostra cultura culinaria non solo mangiando, ma anche facendo con le loro mani. Il modo migliore è che imparino dai coetanei».
Anche i docenti si sono ritrovati ai fornelli del Colombatto per cucinare gli avanzi del giorno prima. Per riflettere sulle ingiustizie, i ragazzi hanno poi partecipato al «Pranzo dei popoli» al Sermig. Ci sono molti modi per fare intercultura: «Abbiamo portato gli ospiti dove andiamo con gli amici, al bowling e al karaoke», dice Simona Bugari, al termine di una settimana all’insegna dell’amicizia in cui i ragazzi Comenius hanno visitato l’Egizio, il Museo del Cinema, la Reggia di Venaria, hanno conosciuto la cultura italiana anche nei laboratori di danza e canto del Regio e ballando hip hop con le insegnanti di ginnastica della scuola. «Per alcuni era la prima volta che andavano in un altro Paese – dice Hilmi Demirciler, docente della scuola turca – grazie al contributo europeo, i ragazzi pagano solo una parte delle spese».
Ora gli studenti stranieri sono partiti e i loro ospiti torinesi sono rientrati (a fatica) nella routine. Resteranno in contatto sui social media, anche per realizzare cortometraggi da spedire a un concorso in vista dell’Expo. Prossima tappa, a marzo, in Polonia.