Oltre ventimila famiglie e 3500 imprese non pagano la tassa rifiuti
Il porta a porta sbarcherà a San Salvario, Filadelfia, Vanchiglietta e una porzione di Paracchi-Piero della Francesca. La percentuale di differenziata che a quel punto passerà dal 42% al 50% da La Stampa del 12.12.2014
12 December, 2014
di Andrea Rossi
Il 15% delle famiglie torinesi non paga la tassa rifiuti. Non parliamo delle imprese: siamo al 30%. Contro di loro ogni anno il Comune ingaggia una lotta a colpi di cartelle esattoriali. Non sempre ci riesce, ma almeno sa contro chi combatte. C’è invece un avversario più subdolo, un 5% di torinesi classificati alla voce «evasori totali». Semplicemente, non esistono: 21 mila famiglie e 3.500 imprese. Amiat, l’azienda che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, ha deciso di provare a stanarle, perché sono l’unica possibilità per avere qualche euro da investire sulla raccolta differenziata.
Il contratto di servizio che regola tutte le attività che Amiat deve garantire per pulire Torino vale poco più di 200 milioni l’anno, tutti coperti con le bollette della tassa rifiuti. Il Comune ha imposto uno sconto di due milioni da qui al 2018. Poca cosa, ma tanto basta per capire l’aria che tira. Palazzo Civico vuole pagare meno, ma esige che Amiat guadagni in efficienza, ricavando lo spazio - e le risorse - per effettuare anche qualche servizio aggiuntivo. Tra questi ce n’è uno che da solo vale una decina di milioni: estendere la raccolta differenziata ad altri cinque quartieri.
Il bilancio della società
Il piano industriale di Amiat da qui al 2017 conta di raggiungere altri 500 mila abitanti, più del 60% dei torinesi. Oggi siamo intorno ai 450 mila. Il porta a porta sbarcherà a San Salvario, Filadelfia, Vanchiglietta e una porzione di Paracchi-Piero della Francesca. La percentuale di differenziata che a quel punto passerà dal 42% al 50%.
Tutto bene, ma chi paga? Il porta a porta costa. Almeno un milione e mezzo per ogni nuova zona. La città sventola bandiera bianca. Toccherà ad Amiat, dunque. Con quali soldi? Ecco spiegata la stretta sui torinesi fantasma. Una moltitudine che finora non si è riusciti a intercettare, perché le banche dati dell’azienda rifiuti e quelle del Comune non si parlavano. «Incroceremo le nostre informazioni con quelle dell’anagrafe. Prevediamo di incassare diversi milioni l’anno», spiega l’amministratore delegato Roberto Paterlini.
Il catasto darà una mano
Ipotizzando di smascherare tutti gli evasori Amiat potrebbe incassare anche dieci milioni in più all’anno. E molti altri potrebbero arrivare dalla lotta all’elusione, ovvero a chi paga meno di quanto dovrebbe perché dichiara un appartamento, un negozio o un capannone più piccolo di quanto risulti al catasto. A Reggio Emilia, dove i rifiuti sono gestiti da Iren (che controlla Amiat all’80%) ci hanno provato. «E hanno aumentato gli incassi del 20%».
Torino punta a fare lo stesso. E a far fruttare i 75 milioni che investirà per migliorare le performance nel recupero dei materiali, a cominciare dall’impianto di Borgaro che tratterà carta, catone, plastica e vetro. L’idea di vertici di Iren (da Profumo a Viero) e di Amiat (Magnabosco) è costruire un industria dei rifiuti capace di generare utili. Magari ampliando il raggio d’azione di Amiat, che potrebbe diventare l’unica azienda che raccoglie e smaltisce l’immondizia in tutta la Provincia anziché solo a Torino.