"A rischio decenni di politiche ambientali", l'appello degli ambientalisti alla Commissione Ue
Alla vigilia della riunione fissata per il 16 dicembre, la Commissione Europea, guidata da Juncker, potrebbe cancellare dal suo programma le nuove direttive sulla qualità dell'aria e quello sull' "economia circolare", che impone un giro di vite sugli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti
Alla vigilia della riunione del 16 dicembre, la Commissione Europea, guidata da Juncker, potrebbe cancellare dal suo programma le nuove direttive sulla qualità dell'aria (che dovrebbe fissare limiti più stringenti per emissioni nocive come anidride solforosa, particolato e ossidi d'azoto) e quello sull' "economia circolare", che impone un giro di vite sugli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti (70% per quelli municipali e 80% per quelli da imballaggi entro il 2030), vietando anche di gettare in discarica qualunque materiale riciclabile.
Legambiente e Kyoto Club, insieme a decine di associazioni ambientaliste europee, rivolgono invece un fermo appello a Juncker e ritengono indispensabile una mobilitazione di tutti gli attori economici e della società civile affinché nella riunione di domani, martedì 16 dicembre, la Commissione europea non elimini dal suo programma di lavoro né il piano sulla qualità dell'aria, fondamentale per la salute dei cittadini, né quello per l’economia circolare, decisivo per l'ambiente ma anche per un rilancio economico.
"Juncker vorrebbe usare la scusa che non ci sarebbe unanimità tra gli Stati nel perseguimento degli obiettivi - ha detto Stefano Ciafani, vicepresidente Legambiente - ma non è vero e anzi 11 paesi membri tra cui il nostro, ma anche Germania e Francia, gli hanno scritto per evitare questa clamorosa e dannosissima marcia indietro".
"Evidentemente sono le lobby più conservative, invece, a spingere in una direzione contraria allo sviluppo di una reale politica economica, - ha sottolineato Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club – in grado di permettere il raggiungimento degli obiettivi industriali in linea con i target ambientali, mira a rinviare l’adozione di specifiche strategie indispensabili per la conversione del sistema industriale europeo".
Se rinunciare a regole stringenti sulla qualità dell'aria significa con tutta evidenza mettere in pericolo la vita di migliaia di cittadini, non adottare un piano per l’economia circolare l’Europa è un suicidio economico perché quel piano può:
aumentare il riciclaggio, evitando la perdita di materie prime pregiate. Secondo recenti statistiche, in Europa, usiamo 16 tonnellate di materiali vergini per persona all’anno, di cui 6 tonnellate diventano rifiuti. Nonostante sia migliorata la gestione dei rifiuti, una quantità significativa di potenziali "materie prime secondarie" quali metalli, legno, vetro, carta, plastica finiscono in discarica. Solo il 40% dei materiali viene riutilizzato o riciclato e in alcuni paesi oltre l'80% finisce ancora in discarica;
creare posti di lavoro e crescita economica: potrebbero essere creati 180.000 nuovi posti di lavoro, se continuiamo a perseguire gli obiettivi già impostati. Con il pacchetto possiamo adeguare le competenze dei lavoratori alle trasformazioni industriali e guidare una transizione del mercato del lavoro, il rafforzamento della governance e iniziative di partnership pubblico-privato;
dimostrare come nuovi modelli di business ed eco-design possa spingerci verso l’obiettivo rifiuti zero. Tale modello può portare un risparmio netto per le imprese dell'UE fino a 600 miliardi di euro, ridurre la domanda in Europa e la dipendenza da costose risorse scarse reperite al di fuori del continente.