L’inceneritore brucerà 70 mila tonnellate in più
Gli ambientalisti: un azzardo, troppi guasti. L’ultimo stop giovedì - da La Stampa del 02.02.2015
02 February, 2015
di Andrea Rossi
L’inceneritore di Torino brucerà il 15% di rifiuti in più rispetto ad ora. Entro un paio di mesi potrà smaltire quasi mezzo milione di tonnellate d’immondizia l’anno, praticamente tutta quella che viene prodotta a Torino e Provincia. Nelle scorse settimane Trm, la società controllata all’80% dal gruppo Iren e al 20% dal Comune di Torino, che gestisce l’impianto del Gerbido, ha chiesto di poterne aumentare la capacità, come consente il decreto Sblocca Italia approvato l’anno scorso dal Parlamento. Il testo, infatti, obbliga le regioni ad autorizzare la massima capacità possibile. L’inceneritore - che ha cominciato il rodaggio nell’aprile del 2013 e dallo scorso anno funziona a pieno regime - ha una capacità massima di 500 mila tonnellate all’anno, ma attualmente è autorizzato per trattarne 421 mila. Ora salirà a 480-490 mila.
Da altre regioni
Torino potrebbe smaltire l’immondizia di altre regioni, come accaduto l’anno scorso con le 22 mila tonnellate arrivate dalla Liguria? In teoria sì, lo Sblocca Italia lo consente. Ma, per ora, non è previsto. L’ampliamento del Gerbido dovrebbe invece servire ad accelerare la chiusura delle discariche. La provincia di Torino produce circa 520 mila tonnellate di rifiuti l’anno; se l’inceneritore ne brucerà 490 mila, con un incremento della differenziata le discariche sarebbero superflue.
Inutile dire che bruciando più immondizia Trm aumenterà i ricavi, per la gioia dei suoi azionisti. Trattare una tonnellata di rifiuti vale circa 105 euro. Smaltirne 60-70 mila euro in più all’anno vuol dire guadagnare almeno 7 milioni in più. Finora Trm ha incassato 12 milioni dai certificati verdi (i contributi governativi), 48 dai rifiuti bruciati e 12 dall’energia elettrica prodotta.
Critiche e proteste
La norma del governo, che consente agli impianti di ultima generazione di incrementare la loro attività, è stata molto contestata, in particolare dall’Asso Arpa, l’associazione delle agenzie regionali per l’ambiente. Gli esperti, infatti, temono la dubbia capacità dei termovalorizzatori di sopportare un carico eccessivo e le ricadute negative sulla qualità dell’aria. Le polemiche politiche sono arrivate di conseguenza: «Non è immaginabile l’ampliamento di un impianto che in quasi due anni ha mostrato gravi anomalie nel funzionamento», attacca Giorgio Bertola, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione. Nel 2014 gli stop non sono stati pochi: la linea 1 ha sforato per 35 ore e mezza, la linea 2 per 50 ore e 3 per 35 ore e mezza. Dati inferiori ai limiti di legge, che prevedono un tetto di 60 ore l’anno per ciascuna linea, ma pur sempre rilevanti. L’ultimo fermo risale a giovedì, quando in seguito a un intervento di manutenzione si è verificato un blackout elettrico con superamento del limite giornaliero del monossido di carbonio su due linee. «Da stime di Trm - si legge della società - si può escludere che tali valori possano determinare impatti negativi sulla salute della popolazione o sull’ambiente». Precisazione che rassicura poco grillini, associazioni e comitati ambientalisti che reclamano un piano regionale «rifiuti zero» che rinunci a costruire nuovi inceneritori e ad ampliare quelli esistenti puntando su riduzione, recupero dei materiali e gestione a freddo dei residui.