Intervento contro l'inquinamento luminoso in città. Difendendo i pipistrelli difendiamo anche la qualità della vita umana
"Qualora l’illuminazione urbana non contempli alcune precise misure minime di rispetto ecologico, non ritengo si possa definire sostenibile". L'intervento della studiosa Elena Patriarca, della Stazione Piemontese di Teriologia, la scienza che studia la biologia dei mammiferi
09 February, 2015
di Elena Patriarca
Lo sviluppo sostenibile costituisce uno degli obiettivi chiave dell'Unione Europea. E’ considerato sostenibile ciò che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie, Orologi
dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Affinché l’illuminazione pubblica sia sostenibile è necessario agire per minimizzare una serie di fattori negativi ad essa associati. Gli amministratori più attenti e sensibili tengono conto di alcuni di tali aspetti – il consumo energetico, le emissioni di CO2, la produzione di rifiuti tossici e i costi economici – ma non viene mai preso adeguatamente in considerazione l’impatto diretto sulla biodiversità. Eppure la conservazione della biodiversità rappresenta un requisito irrinunciabile affinché un intervento antropico possa essere definito sostenibile, nonché un obbligo di legge ai sensi di normative nazionali e internazionali (si vedano ad esempio le direttive "Habitat" e "Uccelli"), e l’oggetto di specifici programmi attuativi (si veda in particolare la Strategia Nazionale per la Biodiversità).
La luce condiziona la presenza e la distribuzione degli organismi viventi: nel corso dell’evoluzione essi si sono adattati ai livelli di luminosità naturale e alle loro variazioni giornaliere e stagionali. La diffusione dell’illuminazione elettrica, nel corso dell’ultimo secolo, ha cambiato radicalmente tale scenario, con conseguenze ad ampio spettro e prevalentemente ancora poco studiate.
Alcuni degli effetti biologici dell’illuminazione artificiale notturna sono palesi: si pensi agli insetti che vengono attratti in grandissimi numeri e muoiono presso i lampioni (ustionati, intrappolati, a seguito di perdita di energie o di predazione), oppure agli stormi di uccelli in migrazione, che sono disorientati dalla cappa di luce che sovrasta le città e vanno a collidere contro i grattacieli illuminati.
Altre conseguenze sono meno evidenti, ma non per questo meno gravi: molti animali percepiscono le luci come barriere, che riducono l’ambiente a loro disposizione e ne limitano le possibilità di spostamento; ciò equivale a un aggravamento delle condizioni di frammentazione ambientale che già minacciano la sopravvivenza di molte specie.
Ancora più difficili da caratterizzare, ma certamente preoccupanti, gli effetti della luce artificiale sui ritmi biologici degli organismi viventi. Le variazioni della luminosità naturale che si registrano durante le 24 ore e le progressive variazioni della durata relativa del dì e della notte nel corso dell’anno rappresentano le informazioni più importanti per la sincronizzazione degli orologi biologici degli organismi con l’ambiente esterno; ci si può dunque attendere che le variazioni artificiali della luminosità interferiscano con tali processi di regolazione e possano determinare alterazioni nelle funzioni controllate (ad esempio, negli animali: secrezione ormonale, alternanza sonno/veglia, ciclo riproduttivo, mute, letargo, migrazioni, assunzione di cibo e accumulo di riserve lipidiche; nei vegetali: germinazione dei semi, crescita, fioritura, fruttificazione, caduta delle foglie, dormienza delle gemme, ecc.).
www.reeftiger.it
Si tratta di conseguenze negative che toccano anche l’uomo, in parte direttamente - come dimostrano gli studi inerenti alle conseguenze patologiche dell’esposizione notturna alla luce - in parte indirettamente, poiché gli effetti sulle altre specie possono avere ripercussioni a livello ecosistemico, con conseguenze molteplici, anche di tipo economico.
Scrivo questo breve articolo stimolata dal gran parlare di illuminazione pubblica che si fa in questi giorni in relazione ad eventi quali Anno Internazionale della Luce ed Expo Milano 2015, nonché pensando ai vari progetti che si dice rendano l’illuminazione dei grandi centri urbani “smart “ (l’inglese, si sa, fa più colpo …). Vedo che termini come “ecologico” e “sostenibile” sono ricorrenti nelle dichiarazioni di progettisti e amministratori, ma continuo a riscontrare attenzione pressoché nulla per la tutela della biodiversità.
Mi permetto allora di dare alcuni suggerimenti. Rimandando al sito dell’associazione CieloBuio (www.cielobuio.org) per quanto riguarda i criteri per contenere la dispersione luminosa, limitare l’illuminazione al necessario e minimizzare le emissioni di lunghezza d’onda inferiore ai 500 nm, mi limito qui ad indicare quattro semplici misure di tutela che andrebbero attuate in tutti i centri urbani con la finalità di conservare/ripristinare connettività ecologica, consentire la presenza di comunità biologiche più ricche e proteggere varie specie minacciate.
1) Preservare in condizioni di oscurità naturale notturna i corpi idrici (fiumi, canali, laghetti, ecc.). Tali componenti ambientali sono fondamentali per la sopravvivenza degli organismi legati all’acqua e sono utilizzate come corridoi di spostamento da molte specie, parte delle quali lucifughe. Evitare soprattutto di mettere in luce le arcate dei ponti (spesso sono illuminate a scopo decorativo): oltre a spezzare la continuità del corridoio buio, la luce può infatti interferire con le specie che trovano rifugio negli interstizi di tali componenti dell’edificato, ad esempio molti pipistrelli.
2) Preservare le condizioni di oscurità naturale notturna nei parchi urbani. Soprattutto se gestiti con criteri naturalistici, i medesimi possono rappresentare aree rilevanti per l’alimentazione, il rifugio e la riproduzione di molte specie faunistiche. Dovrebbero pertanto essere mantenuti bui o quanto meno dotati di illuminazione che si accenda solo all’occorrenza (tramite sensori di presenza) e limitatamente a pochi percorsi pedonali/ciclabili. Ciò non diminuirebbe la sicurezza pubblica, anzi: faciliterebbe il controllo da parte delle forze dell’ordine.
L’illuminazione mediata da sensori dovrebbe essere prassi lungo tutte le piste ciclabili, dal momento che si tratta di infrastrutture spesso bordate da vegetazione (quindi potenzialmente attrattive per la fauna), di sviluppo lineare significativo (possibili corridoi di transito) e di solito realizzate anche nel nome della funzione “ecologica” (consentiamo, dunque, che la svolgano!) .
3) Grazie alla presenza di grandi volumi poco utilizzati dall’uomo, prevalentemente a livello di sottotetti e scantinati, molti edifici monumentali (chiese, castelli, torri, ecc.) costituiscono siti di rifugio di specie rare e minacciate, in particolare appartenenti alla chirotterofauna (pipistrelli). Poiché l’illuminazione decorativa (cioè i fari che mettono in luce l’esterno degli edifici o l’interno di torri o campanili) può disturbare gravemente tali specie, confliggendo con le norme che ne sanciscono la rigorosa tutela, è opportuno che essa sia subordinata a un accertamento della presenza/assenza di fauna protetta e, in caso di presenza, all’adozione di misure volte ad escludere interferenze significative, come lo spegnimento o l’abbassamento dei fari nei periodi stagionali di presenza delle specie da tutelare. La verifica e l’eventuale adeguamento dovrebbero riguardare anche gli impianti di illuminazione già esistenti.
4) Considerato l’impatto che può avere sull’avifauna (uccelli), consentire l’illuminazione notturna dei volumi interni dei grattacieli solo se effettivamente necessita e, se vi sono motivi validi per accensioni prolungate, schermare le vetrate in modo che la luce non sia visibile dall’esterno.
Qualora l’illuminazione urbana non contempli tali misure minime di rispetto ecologico, non ritengo si possa definire sostenibile. Purtroppo, la scarsissima percezione pubblica delle conseguenze dell’inquinamento luminoso non aiuta a spingere nella direzione giusta. Chiudo, dunque, con un ultimo auspicio: che si avvii una campagna di informazione/sensibilizzazione pubblica sulla materia.
Ne avrebbe bisogno persino il nostro Ministro della cultura, che ha recentemente sponsorizzato un sito che si apre con un’immagine di inquinamento luminoso dell’Italia associata a uno sconfortante “very bello”, e per farglielo sapere con un po’ di ironia, vi invito a firmare la petizione agli alieni che trovate alla pagina facebook di CieloBuio o cliccando qui.