Più rifiuti dal Sud: l’inceneritore scelto dallo Sblocca Italia
L’impianto inserito dal Governo nell’elenco dei TU destinati ad accogliere la spazzatura di Campania, Lazio, Sicilia. Brucerà il 10% in più - da Il Corriere.it
23 February, 2015
di Pietro Gorlani
«Sblocca rifiuti» ultimo atto. L’inceneritore di Brescia è stato scelto dal Governo per bruciare parte dell’immondizia del Sud Italia, in perenne emergenza rifiuti. La conferma viene dallo stesso assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi, che contro lo Sblocca Italia è ricorsa alla Corte Costituzionale. Il termoutilizzatore A2A «aumenterà del 10 per cento i quantitativi inceneriti», aggiunge la Terzi, avvicinandosi al massimo del suo carico termico. Si torna al massimo carico: oltre 800mila tonnellate Se nel 2013 i rifiuti bruciati in via Codignole erano (scesi) a 728mila tonnellate, dovrebbero quindi risalire ad oltre 800mila tonnellate con l’immondizia importata da Campania, Sicilia, Lazio.
È l’effetto dell’articolo 35 dello «Sblocca Italia» voluto dal governo Renzi, per evitare multe salate dell’Unione Europea. Da anni Bruxelles ha infatti aperto un’infrazione nei confronti dell’Italia per la sua incapacità a smaltire i rifiuti urbani prodotti nelle regioni meridionali. Per questo il Governo a settembre aveva deciso di aumentare fino al 30 per cento il carico termico degli impianti esistenti, creando una rete nazionale degli inceneritori e privilegiando quegli impianti pensati (come Brescia) per il recupero energetico. Entro tre mesi dall’approvazione del decreto (11 novembre) la Presidenza del consiglio dei ministri aveva assicurato di indicare l’elenco degli impianti scelti. E il 12 febbraio è arrivata alla Regione la richiesta di informazioni .
Coinvolti tutti gli inceneritori lombardi
I 13 impianti presenti in regione oggi bruciano 2,6 milioni di tonnellate l’anno: a questi si potrebbero aggiungere altri 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti del sud. Gli inceneritori di piano sarebbero quelli di Bergamo, Dalmine (Bg), Como, Milano, Desio (Mi), Sesto San Giovanni (Mi), Trezzo sull’Adda (Mi), Valmadrera, Corteolona e Parona (Pv) e Lecco. «Esonerato» Busto Arsizio (Va), impianto che non prevede recupero energetico. In forse anche Cremona. L’elenco «ufficiale» uscirà nelle prossime settimane, ma come assicurato dall’assessorato regionale (che ha a sua volta avuto conferme da A2A) l’impianto di Brescia è sicuramente contemplato. Entro l’estate si dovrà aprire l’istruttoria con relativa conferenza dei servizi, per modificare l’autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dalla regione un anno fa. Autorizzazione che ha confermato il massimo del carico termico a 1 milione di tonnellate e imposto un limite massimo (un terzo del totale) ai quantitativi di rifiuti speciali (tra cui il cdr) importati da fuori regione. Se gli speciali verranno in parte sostituiti con i rifiuti solidi urbani (con meno potere calorico ma pagati bene, circa 110 euro a tonnellata) l’«aiuto» che Brescia darà alle regioni del sud potrà essere anche più corposo. Il ricorso della Regione alla Corte Costituzionale E il ricorso alla corte costituzionale avanzato dalla Regione? Solo se la Consulta deciderà che il decreto del governo viola il titolo V dell’accordo Stato-Regioni (sono le regioni a decidere in materia di rifiuti) allora l’ennesimo import di immondizia potrà cessare. ] «Sblocca rifiuti» ultimo atto. L’inceneritore di Brescia è stato scelto dal Governo per bruciare parte dell’immondizia del Sud Italia, in perenne emergenza rifiuti. La conferma viene dallo stesso assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi, che contro lo Sblocca Italia è ricorsa alla Corte Costituzionale. Il termoutilizzatore A2A «aumenterà del 10 per cento i quantitativi inceneriti», aggiunge la Terzi, avvicinandosi al massimo del suo carico termico.
Si torna al massimo carico: oltre 800mila tonnellate
Se nel 2013 i rifiuti bruciati in via Codignole erano (scesi) a 728mila tonnellate, dovrebbero quindi risalire ad oltre 800mila tonnellate con l’immondizia importata da Campania, Sicilia, Lazio. È l’effetto dell’articolo 35 dello «Sblocca Italia» voluto dal governo Renzi, per evitare multe salate dell’Unione Europea. Da anni Bruxelles ha infatti aperto un’infrazione nei confronti dell’Italia per la sua incapacità a smaltire i rifiuti urbani prodotti nelle regioni meridionali. Per questo il Governo a settembre aveva deciso di aumentare fino al 30 per cento il carico termico degli impianti esistenti, creando una rete nazionale degli inceneritori e privilegiando quegli impianti pensati (come Brescia) per il recupero energetico. Entro tre mesi dall’approvazione del decreto (11 novembre) la Presidenza del consiglio dei ministri aveva assicurato di indicare l’elenco degli impianti scelti. E il 12 febbraio è arrivata alla Regione la richiesta di informazioni .
Coinvolti tutti gli inceneritori lombardi
I 13 impianti presenti in regione oggi bruciano 2,6 milioni di tonnellate l’anno: a questi si potrebbero aggiungere altri 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti del sud. Gli inceneritori di piano sarebbero quelli di Bergamo, Dalmine (Bg), Como, Milano, Desio (Mi), Sesto San Giovanni (Mi), Trezzo sull’Adda (Mi), Valmadrera, Corteolona e Parona (Pv) e Lecco. «Esonerato» Busto Arsizio (Va), impianto che non prevede recupero energetico. In forse anche Cremona. L’elenco «ufficiale» uscirà nelle prossime settimane, ma come assicurato dall’assessorato regionale (che ha a sua volta avuto conferme da A2A) l’impianto di Brescia è sicuramente contemplato. Entro l’estate si dovrà aprire l’istruttoria con relativa conferenza dei servizi, per modificare l’autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dalla regione un anno fa. Autorizzazione che ha confermato il massimo del carico termico a 1 milione di tonnellate e imposto un limite massimo (un terzo del totale) ai quantitativi di rifiuti speciali (tra cui il cdr) importati da fuori regione. Se gli speciali verranno in parte sostituiti con i rifiuti solidi urbani (con meno potere calorico ma pagati bene, circa 110 euro a tonnellata) l’«aiuto» che Brescia darà alle regioni del sud potrà essere anche più corposo.
Il ricorso della Regione alla Corte Costituzionale
E il ricorso alla corte costituzionale avanzato dalla Regione? Solo se la Consulta deciderà che il decreto del governo viola il titolo V dell’accordo Stato-Regioni (sono le regioni a decidere in materia di rifiuti) allora l’ennesimo import di immondizia potrà cessare.