Expo 2015, Milano: ecologisti orientano consigli di zona verso “conversione” vie d’acqua. “Darsena pioniera” torna attuale. Seveso nuovo protagonista
Giuliano Pisapia si è espresso per indirizzare le risorse destinate alle vie d’acqua verso la messa in sicurezza del fiume Seveso. Carlo Monguzzi (Pd) fa approvare mozione anti-vie d’acqua- da "Ecosistema" del 23-2-2015
24 February, 2015
Quando nel novembre 2012 i consigli della zona 1 e della zona 6 del Comune di Milano approvarono, su proposta delle consigliere Elena Grandi ed Elisa Scarano dei Verdi, una mozione che esplorava la fattibilità del progetto “Darsena Pioniera”, molti urlarono allo scandalo accusando di “fanatismo” quei comitati e quella cittadinanza organizzata che difendevano l’oasi naturale venutasi a creare spontaneamente.
Otto anni di incuria e abbandono avevano restituito la darsena alla natura: piante palustri e animali avevano colonizzato l’antico porto. Piante e animali rappresentavano un ostacolo al progetto vie d’acqua attraverso cui Expo 2015 doveva riqualificare la darsena che sarebbe tornata navigabile.
Il progetto “Darsena pioniera” sposato da comitati cittadini e da alcuni professionisti, tra cui architetti, naturalisti e agronomi, con poche migliaia di euro voleva valorizzare la flora e la fauna rendendole fruibili alla cittadinanza dando una vocazione naturalistica ad un’area nel centro della città. Salici, pioppi bianchi, canneti, buddleja, salcerella e i fiori azzurri della veronica facevano da sfondo a rane, gallinelle d’acqua, libellule, aironi, usignoli.
Insomma, qualcosa di incredibilmente innovativo a quasi costo zero. Talmente innovativo da sembrare folle rispetto ai milioni di euro stanziati per la realizzazione delle vie d’acqua.
Tuttavia, le mozioni dei consigli di zona 1 e 6 ottennero “solo” il risultato di innescare il dibattito pubblico rallentando di qualche giorno l’entrata delle ruspe per procedere alla realizzazione delle vie d’acqua. E così fu. Piante e animali furono spazzate via.
Era la fine del 2012.
Vie d’acqua: quale progetto?
La darsena è un punto nevralgico per il progetto delle Vie d’acqua. Punto di raccordo tra il polo di Rho-Fiera e il centro della città, la darsena avrebbe dovuto essere riqualificata con una grande canale navigabile capace di trasportare le persone dal centro Milano alla sede dell’esposizione internazionale. Peccato che accertamenti tecnici e vicende giudiziarie abbiano appurato come questa ipotesi fosse folle rispetto a qualsiasi banalissimo prospetto di analisi costi-benefici.
Le vie d’acqua allo stato attuale, stando a quanto comunicato dal sito web di Expo, sono un insieme di opere così strutturate:
la via d’acqua Nord è costituita da un canale irriguo di 7,3 chilometri che, connette il Canale Villoresi al sito espositivo;
la via d’acqua Sud, 11,4 chilometri di canale irriguo restituisce le acque che fuoriescono da Rho-fiera al Naviglio Grande;
la Darsena, la riqualificazione dell’antico porto cittadino e di piazza XXIV Maggio che tornano all’uso pedonale;
la riqualificazione del Canale Villoresi e delle sue alzaie tra il Parco Groane e la città di Monza; la riqualificazione delle alzaie del Naviglio Grande e del Canale Villoresi verso il Ticino, tratti fondamentali dell’anello verde-azzurro.
Il progetto delle vie d’acqua fu reso importante nel 2010 dall’amministrazione comunale guidata da Letizia Moratti che probabilmente utilizzò l’esagerazione come cardine del dossier che ha sconfitto la concorrenza di Smirne, facendo vincere a Milano l’esposizione internazionale. Peccato che molti dei progetti con cui Milano si è aggiudicato Expo si sono rivelati privi di fattibilità o caratterizzati da gravi punti critici tra cui impatti ambientali e sociali considerevoli.
Vie d’acqua: Milano cambia idea?
Nel novembre 2014 gli ecologisti tornano alla carica. Si parte sempre dai consigli di zona.
I Consigli di zona 1,4,6,7,8, e 9 pur con lievi differenze nel testo approvano documenti politici che auspicano il trasferimento delle risorse destinate alla realizzazione delle vie d’acqua verso la messa in sicurezza del fiume Seveso. Le mozioni presentate sempre dai Verdi, (con la sola eccezione della zona 7 in cui il Consiglio in buona sostanza ha fatto propria la mozione del consigliere ecologista Andrea Giorcelli presentandola a sua volta) sono approvate molto spesso anche con i voti delle opposizioni.
Ecco i contenuti essenziali del documento approvato da buona parte dei consigli di zona del Comune di Milano:
Considerato che
il progetto della Vie d’Acqua nella versione che corredava la candidatura di Milano per EXPO 2015 consisteva in un’opera idraulica destinata a portare l’acqua dal Canale Villoresi al sito Expo (per alimentare il lago, i canali che in parte lo circondano e per irrigare le aree interne) fino a raggiungere il Naviglio Grande sotto San Cristoforo, attraversando il territorio ad ovest di Milano;
il progetto prospettava soluzioni di navigazione poi accantonate a causa delle difficoltà tecniche ed economiche di realizzazione;
Ritenuto che
il progetto della Via d’Acqua, pensato in origine come una “grande opera” legata ad Expo, nella versione attuale non risulta in alcun modo funzionale al piano di recupero della Darsena (che per secoli ha ricevuto acque senza bisogno di tubazioni dedicate) né al miglioramento del sistema irriguo dei terreni agricoli interessati dal progetto;
il progetto dell’opera ha subito negli anni modifiche, impedimenti e ritardi determinati non solo da difficoltà tecniche ed economiche, ma anche da problematiche circa la legittimità di procedure di appalto all’attenzione della magistratura;
Milano periodicamente, e con sempre maggiore frequenza, deve affrontare i danni delle esondazioni causate dalla mancata salvaguardia del territorio e dalla carenza di manutenzione, cura, ripristino, potenziamento del sistema dei canali esistenti;
è ormai obbligatorio provvedere a un nuovo piano (tecnico ed economico) di riassetto del sistema idrico dell’intera area metropolitana e al reperimento dei fondi necessari;
chiede
alla Regione Lombardia, al Comune di Milano e alla Società EXPO di revocare il progetto Via d’Acqua Sud (ultimando esclusivamente il tratto di collegamento tra il sito espositivo di EXPO e l’Olona) e di impegnare la totalità dei fondi disponibili nella realizzazione di un piano d’intervento mirato al recupero e alla sistemazione della rete idrica esistente al fine di prevenire il dissesto idrogeologico, risolvere il problema delle esondazioni del Seveso e del Lambro, valorizzare il sistema irriguo agricolo dell’area metropolitana;
al Governo di adottare le urgenti determinazioni necessarie al provvedimento.
Negli stessi giorni lo stesso Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia dichiara ad Ansa: “Si potrebbe pensare di realizzare esclusivamente la parte delle vie d’acqua indispensabile per garantire la messa in sicurezza del sito di Expo 2015. Ho già sottoposto la questione al Sottosegretario Graziano Delrio e spero ci possa essere una decisione in tempi rapidi.”
A fine gennaio 2015 a dare seguito al lavoro degli ex compagni di partito in Consiglio comunale ci pensa Carlo Monguzzi (ex verde, ora Pd), Presidente della commissione ambiente, che riesce a far approvare a larga maggioranza una mozione che fa proprie le poteste dei comitati no canal sconcertati dall’idea di vedere compromessi parchi e aree verdi dalla realizzazione di opere che avevano attirato l’attenzione della magistratura.
La mozione presenta le firme anche dei presidenti di altre due Commissioni consiliari del Comune di Milano (Area Metropolitana ed Expo).
Come mai le Vie d’acqua che solo due anni fa sembrano progetti innovatori e fondamentali per la riuscita di Expo 2015 e per il futuro dell’Italia a tutto d’un tratto sono messi in discussione? A poche settimane dall’inizio dell’esposizione internazionale la verità è emersa in tutta la sua gravità difronte all’opinione pubblica. Vicende giudiziarie e costi abnormi sganciati da qualsiasi considerazione di buon senso sono sotto gli occhi di tutti.
Svolta ambientalista o colossale truffa svelata (o entrambi)?
Il 20 febbraio 2015 Antonio Acerbo firma un accordo per il patteggiamento a tre anni di reclusione e 100 mila euro di risarcimento dopo essere stato arrestato lo scorso ottobre per corruzione e turbativa d’asta, quando era subcommissario di Expo e responsabile del progetto Vie d’Acqua, nonché direttore construction del Padiglione Italia. Insieme a lui sono indagati, sempre in relazione all’appalto delle Vie d’Acqua sud, Giandomenico Maltauro e Andrea Castellotti, dirigente della Tagliabue SpA.
Oggetto delle indagini lo scambio che Acerbo avrebbe praticato nel luglio 2013.
Lo scambio avrebbe assicurato la vittoria della gara da parte delle aziende di Maltauro per l’appalto sulle Vie d’acqua del valore di 42,5 milioni di euro in cambio di un consulenza affidata al figlio di Acerbo, Livio, che avrebbe ottenuto nel 2012 un contratto fittizio di consulenza da 36 mila euro dalla Maltauro e la promessa di altri 150 mila euro in una fase successiva.
A questo si aggiungono i danni causati nel luglio 2014 dall’esondazione del fiume Seveso. Un problema che si ripete ormai da anni e che obbliga Milano a reagire con interventi strutturali.
Ritorno al futuro
Ancora una volta è andata in scena l’idiozia dell’uomo. Si poteva rivalutare la Darsena con un progetto semplice, funzionale, bello. Persino economico. Sebbene le piante nate spontaneamente nella darsena fossero vegetali piuttosto comuni, l’integrazione con specie di pregio ed elementi di arredo urbano avrebbe certamente assicurato un progetto originale, innovativo, economico, sostenibile.
Ma la politica non lo ha consentito.
Dopo il passaggio delle ruspe e l’azione della magistratura resta un progetto e un esempio per gli anni avvenire.