L’Università resta senza 40 aule
Le bonifiche saranno lunghe: da valutare anche le travi in acciaio che reggono i soffitti – da La Stampa del 21.04.2015
21 April, 2015
di Fabrizio Assandri Andrea Rossi
Quaranta
aule di Palazzo Nuovo saranno inagibili per un tempo imprecisato.
Suona curioso, ma al momento è l’unica certezza: nel palazzone che
ospita i dipartimenti umanistici dell’Università i lavori per
estirpare definitivamente l’amianto andranno avanti per settimane e
renderanno impraticabili - a fasi alterne - alcune ali dell’edificio,
comprese le aule - piccole e grandi - che vi sono ospitate,
costringendo gli studenti a fare lezione o dare gli esami
altrove.
Quali parti saranno chiuse? Quando? E per quanto?
Le prescrizioni che l’Asl probabilmente recapiterà oggi
all’Università - con l’elenco dei lavori da effettuare e il
tempo limite per mettersi in regola - dovrebbero fornire un panorama
sufficientemente chiaro. Un altro tassello verrà fornito nelle
prossime ore dall’Arpa, che deve consegnare la seconda parte dei
risultati dei campionamenti effettuati a Palazzo Nuovo negli ultimi
mesi.
I
punti da chiarire non sono pochi. Uno soprattutto: a Palazzo Nuovo
l’amianto non si annida solo negli impianti di condizionamento
dell’aria, nel linoleum dei pavimenti, nelle le tubature dei
sotterranei e nelle intercapedini dei muri. L’Arpa, che ha una
convenzione triennale da quasi 500 mila euro per “mappare”
Palazzo Nuovo, ha individuato un’altra possibile fonte di rischio:
nelle grosse travi di sostegno in acciaio, che sono presenti in ogni
piano, è stato trovato amianto di tipo blu, uno dei più pericolosi
se non tenuto strettamente sotto controllo. Ora l’Asl dovrà
verificare se le travi sono ben coibentate oppure no. L’esito delle
analisi stabilirà soltanto se anche questo fardello grava oggi
sull’ateneo o se presenterà il conto negli anni a venire: se anche
le travi fossero in regola, infatti, l’Università dovrà
comunque porsi in futuro il problema della loro bonifica perché
potrebbero deteriorarsi e sprigionare polveri.
L’Agenzia
per l’ambiente ha analizzato una cinquantina di campioni finora; la
metà sarebbe risultata positiva alla presenza di amianto, ma
l’effettivo pericolo per la salute di chi frequenta Palazzo Nuovo è
un altro discorso. Ciascuna zona sotto osservazione andrà valutata
nei dettagli. Di ogni punto si dovrà verificare il grado di
deterioramento per poi adottare un piano di interventi. L’Università,
finora, ha chiesto all’Asl soltanto l’autorizzazione per la
bonifica della scala centrale, una delle tre chiuse dagli ispettori.
Per tutte le altre zone già sigillate l’ateneo si limita a parlare
di «nuovi elementi», che dovranno essere valutati prima di
presentare all’Asl il piano degli interventi.
I lavori,
probabilmente, non saranno rapidi e potrebbero allungare i tempi
della riapertura definitiva di Palazzo Nuovo, mentre i costi della
bonifica potrebbero essere pesanti, superiori. L’Università finora
ha speso 17 milioni per l’ultima ristrutturazione in grande stile
dello stabile, compresa la rimozione delle enormi lastre d’amianto
con cui era stata adornata – sì, negli anni Sessanta erano state
usate come orpello decorativo - la facciata. Soldi insufficienti,
hanno dimostrato le analisi dell’Arpa le cui segnalazioni - poi
riassunte nella relazione depositata venerdì - hanno indotto la
procura a inviare gli ispettori dell’Asl. «È la prova - dice
Stefano Vannicelli, rappresentante sindacale dei lavoratori – che
avevamo ragione. L’amianto a Palazzo Nuovo non è mai stata una
nostra invenzione, anzi, è più diffuso di quanto credessimo».
(foto reporters)