Milano EXPO, il sogno spezzato del grande anello delle ciclabili
Buche, degrado e ritardi. Resta un sogno il piano del grande anello delle ciclabili. Solo qualche misero cantiere per i 125 chilometri di piste. Sulle strade alzaie parapetti sfondati e segnaletica assente - da REPUBBLICA.IT del 26.04.2015
28 April, 2015
di Luca De Vito
Doveva essere il contributo alla ciclabilità dell’Esposizione universale: un lungo anello verde-azzurro di 125 chilometri che, circondando il sito di Rho-Pero e l’ovest milanese, prometteva di essere «un’eredità tangibile per Milano e per la Lombardia». Sponde ricostruite, nuove piste e una completa riqualificazione dei percorsi per le due ruote. Oggi pochissimo è stato fatto e la maggior parte dei percorsi ciclabili sulle alzaie è ancora come prima, tra buche, parapetti sfondati e segnaletica assente.
Visto sulla piantina, il progetto appare ambizioso: 12 milioni di euro stanziati da Expo per un restauro totale: «Dare continuità fisica e fruitiva al percorso di passeggiata», andando a creare uno dei percorsi ciclabili più lunghi e coerenti di tutta la Lombardia. Dando un’occhiata sul posto, però, le ambizioni si ridimensionano. Anche perché, aldilà dei ritardi, si comincia a capire che gli interventi sono limitati. Il tratto nord, che segue il canale Villoresi, è quello messo peggio. Lungo i 25 chilometri che collegano la stazione di Garbagnate Groane ad Arconate, la sensazione è quella di trovarsi su un percorso abbandonato da tempo.
Sul fondo stradale, invece, interventi non se ne vedono. E dire che ne servirebbero: lo stesso consorzio Villoresi, che gestisce i Navigli lombardi, in una relazione allegata al progetto spiega che la strada «si trova in condizioni di percorribilità assai differenti lungo il suo corso. In molti tratti, anche fra quelli di più intensa frequentazione, la percorribilità è compromessa dalle condizioni del fondo stradale, dall’invadenza della vegetazione, sviluppatasi anche sul ciglio della sponda, dall’assenza di parapetti lungo la sponda o dal loro cattivo stato di manutenzione». Ad oggi, tuttavia, nulla è cambiato. A Garbagnate – nel tratto in cui l’alzaia si affaccia sul campo rom – la strada è completamente piena di buche. E nei tratti più lontani dai paesi, l’accesso è quasi impossibile per le biciclette a causa di sassi e disconnessioni del terreno.
A volte, si fatica anche con la mountain bike. «Non sappiamo ancora se dovremo farlo – spiega un altro degli operai – come non sappiamo se ci sarà l’intervento sull’altra sponda». Intanto il tempo passa e da luglio 2014, mese di inizio dei lavori, a oggi, pochissimo è stato fatto.
Nella parte sud, ovvero lungo il Naviglio Grande, nel tratto che va dal Ticino fino ad Abbiategrasso e poi a Milano, la situazione per i ciclisti è nettamente migliore. Ma non per merito dei lavori che, anche qui, languono. Questa parte dell’anello era infatti già asfaltata e il fondo stradale è adatto praticamente a qualsiasi tipo di ruota. Di lavori tuttavia ne servirebbero anche qui: radici che sollevano l’asfalto, numerose buche e tratti senza parapetto non mancano.
Diverso invece il discorso sulle sponde dei corsi d’acqua, dove i lavori procedono leggermente meglio. In questo caso, ad aumentare i ritardi, è la necessità di mantenere le acque all’interno dei navigli in determinati periodi dell’anno, per non penalizzare gli agricoltori che ne fanno uso. Il progetto prevedeva il consolidamento dei tratti ammalorati o pericolanti delle sponde del Naviglio Grande, tramite «interventi rispettosi dei caratteri originari delle murature e del carattere storico del manufatto», si legge nella relazione del consorzio. 49 interventi distribuiti con una certa continuità dal Comune di Robecchetto con Induno a Corsico.
Avvicinandosi a Milano, infine, si osserva l’unico tratto del percorso ciclabile realizzato quasi alla perfezione. A San Cristoforo, vicino alla Canottieri Milano, ci sono i lampioni a led, i parapetti completamente rifatti e l’asfalto nuovo. Sembra di essere in Svizzera. Ma dura solo per un paio di chilometri.
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