La sostenibilità di Expo 2015. Intervista alla Sustainability Manager Gloria Zavatta
Gestione dei rifiuti, raccolta differenziata e prevenzione dello spreco alimentare. La prima parte dell'intervista di Eco dalle Città a Gloria Zavatta, Sustainability Manager di Expo2015
28 April, 2015
Milano, 21 aprile 2015
Quanto sia sostenibile dal punto di vista ambientale un evento come EXPO 2015, con i cantieri del suo sito di 100 ettari, con quelli che hanno costellato Milano negli ultimi anni e soprattutto con le nuove infrastrutture stradali e ferroviarie, terminate o meno in tempo per l'1 maggio 2015, probabilmente lo giudicherà la storia, tra qualche tempo. Tuttavia, per quanto riguarda il sito di Milano-Rho e i 6 mesi in cui l'Esposizione Universale resterà aperta, EXPO garantisce che l'evento di Milano sarà un "benchmark", un riferimento, per tutte le grandi Esposizioni che verranno nel futuro, a partire da Dubai 2020. Eco dalle Città ha intervistato Gloria Zavatta, la "Sustainability Manager" di Expo 2015.
Cosa significa essere la Sustainability Manager di Expo2015?
Il Sustainability Manager si occupa innanzitutto di raccogliere tutti i dati disponibili sull'evento, di proporre le linee d’indirizzo sulla sua sostenibilità, linee che poi vengono implementate e realizzate dalle varie funzioni, verificate e se possibile migliorate. La struttura della Sustainability di Expo 2015 comprende altre due persone fisse che lavorano con me, più una serie di consulenti esterni importanti, come le Università Bocconi o il Politecnico di Milano.
Viene intervistata spesso negli ultimi mesi, la Sustainability Manager di Expo?
Non molto, la sostenibilità non è un tema sentito dalla stampa generalista, lo sono di più il cantiere, i tempi, i numeri. Noi non sempre abbiamo i numeri, così come li vorrebbe la stampa, ma li avremo alla fine. Posso però dire che Milano 2015 sarà la prima EXPO con un sistema di sostenibilità di riferimento e con un Rapporto di Sostenibilità pubblicato ogni anno. Ora parliamo di quello del 2014, che è il secondo; ce n’è già stato uno nel 2013, ne arriverà un altro ad ottobre 2015 e probabilmente anche uno nel 2016. Siamo la prima Expo ad avere adottato un sistema di gestione sostenibile, già certificato dalla fase di pianificazione.
Noi oggi ci concentriamo sul Capitolo 7 del Rapporto, quello della Sostenibilità Ambientale, che si apre con i macro obbiettivi - energia e clima, consumi, mobilità, qualità dell'aria, acqua. Cosa significa impegnarsi su questi macro obbiettivi ambientali, per un evento così imponente e lungo come Expo 2015? Si può fare un confronto con altri eventi?
Purtroppo non ci sono dati completi di eventi confrontabili con un’Esposizione Universale come questa. Delle EXPO precedenti non siamo riusciti ad avere dati ed informazioni comparabili. Ci sono dati previsionali, ma non dati a consuntivo sulla sostenibilità ambientale, come il consumo CO2 pro-capite per visitatore. Solo per eventi minori come durata, le Olimpiadi di Torino e Londra ad esempio, abbiamo dei dati consuntivi, ma sono eventi non confrontabili con un EXPO che dura sei mesi. Torino era un’Olimpiade invernale, Londra estiva. C’è chi ha calcolato anche le emissioni CO2 dei viaggi delle famiglie degli atleti e chi no. Non sono dati confrontabili. Possiamo però dire con orgoglio che EXPO 2015 rappresenterà un benchmark per il futuro delle Esposizioni Universali. Dubai 2020 – la prossima Esposizione Universale di 6 mesi - potrà confrontarsi con questi dati. Un quadro di dati completi e attendibili.
Quali sono i parametri legislativi ambientali, nazionali e internazionali, cui deve attenersi un evento come EXPO?
In primis tutta la normativa ambientale italiana è applicabile e noi l’abbiamo applicata. Ad EXPO sono state concesse alcune deroghe, ad esempio riguardo l’inquinamento acustico. EXPO dura 6 mesi e conterrà tante manifestazioni, esibizioni, concerti, anche serali, che hanno reso necessario derogare in parte la normativa sul rumore. Va detto che la posizione del sito ci ha aiutato: già vicino alle autostrade, in una zona poco residenziale ed abitata, quindi con un minore impatto sulla popolazione. Diverso sarebbe stato, invece, con un sito interno alla città, come prevedeva ad esempio il progetto del sito EXPO nell’area Sogemi, quella dell’ex Ortomercato. Tutte le altre norme ambientali sono state applicate, attraverso la procedura di VIA regionale, la valutazione di impatto ambientale del Sito Espositivo. L’evento è sotto costante monitoraggio del relativo Osservatorio ambientale, che include tutte le autorità competenti. Tutti gli altri standard che abbiamo adottato sono invece volontari: l’ISO 20121 per gli eventi, l’ISO 14064 per le emissioni, le linee guida della GRI (Global Reporting Initiative).
Parliamo della gestione dei rifiuti durante l’evento, uno dei temi che più interessano Eco dalle Città. Il Sustainability Report 2014 riporta un precedente obbiettivo di RD (raccolta differenziata) dell’82%, poi sceso al 70%...
E’ vero. L’82% era in realtà un errore, ereditato dal precedente rapporto ambientale per la procedura di VIA. L’82% era la percentuale massima di materiale differenziabile, presente nel totale dei rifiuti, non l’obbiettivo possibile di raccolta differenziata. Riguardo la produzione dei rifiuti nei grandi eventi, va detto che questo è tra i pochi indicatori ambientali confrontabili, anche con eventi di natura e durata diversa. Per questo, sulla quota di differenziata raggiunta, abbiamo potuto confrontarci con le Olimpiadi di Londra e Torino, così come altri eventi ritenuti paragonabili: il Salone del Gusto di Torino (2010, 2012, 2014), che seppur di pochi giorni e con una location assai più piccola, ha delle caratteristiche simili a questa EXPO: la presenza del cibo, gli assaggi, ecc. Abbiamo esaminato anche i risultati di Fa’ la cosa giusta, evento di portata assai minore, ma con un target molto sensibile a tematiche quali la gestione dei rifiuti. Sono alcuni dei confronti fatti per arrivare a stimare il 70% di RD come obbiettivo perseguibile.
Come sensibilizzerete padiglioni e visitatori sulla raccolta differenziata e sulla riduzione dei rifiuti, chi controllerà che vengano davvero fatte?
Ci sarà innanzitutto AMSA e le regole saranno quelle del Comune di Milano. Le frazioni differenziabili sono le stesse raccolte a Milano, i cestoni permetteranno la raccolta separata di carta e cartone, plastica e metalli insieme, vetro, frazione umida e indifferenziato.Tutte le vie e le aree espositive comuni avranno le piattaforme raccolte rifiuti, con relativi bidoni per la differenziata, accompagnati da una grafica studiata ad hoc per facilitare il conferimento di tutto quanto differenziabile. Le istruzioni saranno nelle 3 lingue ufficiali EXPO, l’italiano, l’inglese e il francese. Per gli espositori e tutti i ristoratori, ci saranno i relativi cassonetti nei locali rifiuti, con adesivi ed istruzioni di AMSA, che hanno creato anche in spagnolo, cinese, arabo e russo. Tutti i giorni gli operatori AMSA svuoteranno a mano i cestini delle aree comuni. Ogni notte, non solo 2/3 come avviene con l’utenza comune in città, passeranno i mezzi AMSA a ritirare i sacchi dalle aree rifiuti di padiglioni e aree ristorazione. Abbiamo studiato anche delle istruzioni per i bambini, che graficamente saranno comunicate dalla mascotte di EXPO Foody, in piccoli leaflet. Per questo obbiettivo educativo, la nostra mascotte Foody è stata molto utile.
Ma ci sarà un vero monitoraggio sulla raccolta rifiuti, con controlli e multe?
Certo, stiamo costruendo un sistema di vari audit. Con i nostri concessionari – i bar e ristoranti delle aree comuni - abbiamo anche delle leve contrattuali, che impongono il rispetto delle regole nella gestione rifiuti. Con i Paesi esteri nei padiglioni il discorso è diverso. Noi abbiamo dato tutte le linee guida e le indicazioni necessarie, ma non abbiamo il potere di obbligare i Paesi esteri. Useremo altre leve, come la reputazione che il singolo Paese può farsi su questo tema. Comunque faremo delle verifiche notturne, per controllare quello che viene messo nei diversi sacchi della raccolta. Di giorno, invece, ci aiuteranno anche i Volontari EXPO. Tra le loro mission c’è infatti quella di girare nei luoghi di consumo di cibo e sensibilizzare e spiegare come va fatta la raccolta differenziata. Così come spiegare le differenze tra i vari imballaggi e dove vanno conferiti secondo le nostre regole.
Cosa riuscirà a garantire EXPO sul fronte della compostabilità degli imballaggi, così che possano essere raccolti nell’umido?
In generale sappiamo che gli imballaggi sono sempre differenziabili, ma non sempre compostabili. Ecco perché abbiamo distinto tra imballaggi e “stovigliame” (piatti, bicchieri, palettine, coppette gelato, posate), imponendo a tutti – partner, Paesi e ristoratori – l’obbligo di adottare stovigliame biodegradabile e compostabile. I ristoratori hanno il vincolo nei contratti, i partner lo stanno facendo, i Paesi sanno che è richiesto. Potrà esserci qualche eccezione: ad esempio, chi porterà prodotti pre-confezionati in atmosfera controllata, difficilmente avrà involucri che siano, oltre che riciclabili, anche compostabili.
Ma come farete ad obbligare i Paesi?
In una EXPO le relazioni Organizzazione-Paesi sono particolari, rientrano tra quelle diplomatiche: non potremo fare chiudere un padiglione o il ristorante di un Paese perché non fa bene la raccolta rifiuti, ma useremo la persuasione, faremo varie interviste, cercheremo di farne capire l'importanza. Abbiamo poi messo in condizione i Paesi di essere “sostenibili” anche sulla compostabilità dello stovigliame fornendo, attraverso il Catalogo per i Partecipanti, realizzato con la Camera di Commercio, una lista dei trasformatori e distributori di prodotti in materiale biodegradabile e compostabile, per facilitare l'incontro domanda-offerta. In generale, se dovesse esserci il caso del Paese/Padiglione del tutto inottemperante alle regole sulla gestione dei rifiuti, siamo pronti con AMSA a creare una specie di "cordone sanitario" per gestire al meglio tali flussi. Impedire di mischiare flussi puliti di raccolta differenziata con flussi sporchi: meglio 5 sacchi in più di indifferenziata, che “sporcare” frazioni differenziate correttamente.
Premesso che gli avanzi di cibo non recuperabili vengano tutti conferiti correttamente nell’umido, quanto sarete “sostenibili” nel prevenire il più possibile lo spreco alimentare e come mai questo punto non c'è ancora nel capitolo 7 del Report di Sostenibilità?
La prevenzione dello spreco alimentare merita un discorso a parte. Non è trattata nell’ultimo Report perché potremo valutare le dimensioni delle eccedenze alimentari solo ad EXPO iniziata. Al momento tutti gli operatori del settore ci garantiscono di essere organizzati in modo tale da non avere grandi sprechi di cibo, anche perché i rifornimenti saranno quotidiani, ogni notte; i ristoratori contano di smaltire tutto in giornata. C’è poi il fronte dei visitatori e di certo non potremo recuperare il mezzo panino buttato del visitatore sprecone, ma lì agiremo con la sensibilizzazione: con messaggi che invitano a non comprare o prendere più cibo di quello che si può mangiare. Comunque, se tra gli operatori ci fossero tante eccedenze alimentari, siamo pronti a gestirle grazie all’accordo con il Banco Alimentare e la Fondazione Triulza. Per i primi 20 giorni faremo delle verifiche per capire quantità e qualità delle eccedenze di cibo e le nostre possibilità di recupero. Lo stesso vale per i padiglioni dei Paesi: solo quando vedremo quantità e tipologia del cibo avanzato, potremo spiegargli come conservarlo e recuperarlo. Comunque siamo pronti.
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Il link al Rapporto di Sostenibilità di Expo
Seguirà la seconda parte dell'intervista a Gloria Zavatta su efficienza energetica, consumi, emissioni CO2, mobilità e inquinamento.
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