La stagione balneare è alle porte ma sul cherosene di Maccarese tutto tace. È questa in sostanza l’accusa mossa dal comitato Rifiutizero di Fiumicino a fronte della mancanza di interventi di bonifica dopo gli sversamenti di novembre scorso. Li hanno chiamati “vampiri” i ladri che, arrestati infine lo scorso marzo, avrebbero causato uno sversamento da 30 tonnellate di cherosene che ha irrimediabilmente compromesso l’habitat dei fiumi Rio Palidoro e Arrone, causando centinaia di morti tra gli animali.

Dopo il disastro però sono stati molti gli ulteriori tentativi di furto e l’ultimo aggiornamento della situazione risale al 17 febbraio scorso, giorno della conferenza dei servizi, da cui è uscito solo un piano di caratterizzazione da parte dell’Eni.

"Il kerosene di ENI fuoriuscito dall’oleodotto nella tratta Civitavecchia-Fiumicino - circa 20 volte solo nel corso degli ultimi due anni - dichiara il comitato Rifiutizero di Fiumicino in una nota stampa- e sembra essersi trasformato in acqua pura. Del resto l’assenza di  uno studio puntuale delle matrici ambientali ante-disastro rende complicato dimostrare le dirette (e per noi inconfutabili) responsabilità di ENI. "

"Siamo convinti che le tonnellate di kerosene fuoriuscite a novembre scorso a Palidoro e a Maccarese abbiano provocato inquinamento del suolo e della falda acquifera, già probabilmente interessati da inquinanti derivanti dalle tante altre possibili fonti. - continua il comitato - Non riteniamo di essere allarmisti, di voler vedere il peggio sempre ed ovunque, vogliamo solo essere informati correttamente e puntualmente."

"Il nostro è un territorio ricco di storia, di cultura, di biodiversità - conclude il comitato - e potrebbe, grazie a queste peculiarità, realizzare uno sviluppo ecosostenibile ed offrire a molti di noi una opportunità lavorativa di grande qualità. Perché dovremmo rassegnarci a perderlo definitivamente?"