Perché la bicicletta è la soluzione migliore a Milano per i Giovani&SenzaMotori
"Innanzitutto ho scelto di muovermi in bici a Milano perché non c’è veicolo più veloce nelle ore di punta del traffico ...". Un'altra riflessione dell'esperto di mobilità ciclistica Matteo Dondè, collaboratore di Giovani&SenzaMotori
08 May, 2015
di Matteo Dondè
Abitando appena fuori Milano, i miei spostamenti in bicicletta non sono quasi mai inferiori ai 10 Km.
Per diversi anni l’ho usata quotidianamente per raggiungere la mia sede di lavoro, prima in Conciliazione (11 Km) poi in p.ta Venezia (10 Km). Ultimamente la uso con meno frequenza, sia perché spesso lavoro da casa (sono andato oltre: ho eliminato la necessità dello spostamento :), sia perché il mio lavoro (mi occupo proprio di mobilità ciclistica, moderazione del traffico e riqualificazione degli spazi pubblici) mi porta spesso in giro per l’Italia.
A questo punto il lettore dirà “beh, ti occupi di mobilità ciclistica, è ovvio che ti muovi in bicicletta”. A parte che questo purtroppo non è sempre vero (!), prima di tutto ho scelto di muovermi in bici a Milano perché non c’è veicolo più veloce nelle ore di punta del traffico cittadino: nei percorsi casa-lavoro descritti in precedenza impiegherei più di 50 minuti con i mezzi pubblici, ben più di un’ora con la macchina (senza calcolare il tempo perso nella ricerca del parcheggio), mentre in bicicletta impiego massimo 35 minuti. E soprattutto ho la certezza dei tempi di percorrenza: so quando parto, so quando arrivo. Quale altro veicolo può offrirti tale opportunità?
Ma la uso anche, o forse soprattutto, perché mi piace. Perché il suo fascino è irresistibile, perché mi permette di godere la città in maniera differente rispetto all’abitacolo di un’automobile, perché l’effetto delle endorfine è impagabile, perché la bicicletta è l’unico vero mezzo democratico accessibile a tutti, perché non produce inquinamento né rumore… perché nonostante sia il veicolo più antico, sarà il veicolo del futuro.
Infine, aspetto non secondario, la uso per risparmiare. Non solo in termini delle minori spese rispetto al possesso e mantenimento di un’automobile o di una motocicletta, ma anche rispetto alle spese mediche: come dimostrato da diversi studi in ambito europeo, 30 minuti di bicicletta al giorno permettono di risparmiare 410 euro l’anno a persona… usare la bicicletta fa bene.
Questi sono i motivi per cui ho scelto di muovermi in bicicletta a Milano, e sono gli stessi per cui ne suggerisco l’uso ai Giovani&SenzaMotori.
Milano è una città, ops metropoli, piccola e pianeggiante, si va dalla più estrema periferia al centro in 30-40 minuti di bicicletta. I supposti limiti di Milano sulla ciclabilità riguardano principalmente la paura del traffico: finché le auto potranno scarrozzare ovunque non rispettando i limiti di velocità, finché occuperanno ogni posto disponibile togliendo visibilità a tutti gli incroci, finché verranno sistematicamente violate le regole del Codice della Strada, finché non verranno rispettati gli attraversamenti pedonali e ciclabili (siamo l’unico paese in cui si ringrazia per attraversare), anche la più bella e performante pista ciclabile non riuscirà ad incentivare l’uso della bicicletta nelle persone che vorrebbero cambiare il proprio modo di muoversi in città.
Come dimostrato dalle migliori esperienze europee, la prima e più importante questione che le azioni per la difesa e diffusione della mobilità ciclistica urbana devono saper affrontare è quella della costruzione di un contesto generale "amico" della bicicletta, nel quale cioè sia possibile per un ciclista muoversi ovunque in modo confortevole e sicuro. Pensare non solo a infrastrutture ciclabili, quindi, ma anche e soprattutto ad un ridisegno della strada per ridurre le velocità degli autoveicoli, dare continuità ai percorsi, proteggere gli attraversamenti pedonali e ciclabili, realizzare Zone 30 diffuse e ridurre di conseguenza i livelli di incidentalità. E la sicurezza riguarda tutti e influisce pesantemente sulla qualità di una città.
Un altro importante disincentivo all’uso della bicicletta, questo in qualsiasi città del mondo, è la paura del furto. Per tale motivo diverse città europee e non solo si stanno attrezzando con parcheggi per biciclette automatizzati o custoditi. Avere la certezza di ritrovare la propria bicicletta è risultato un forte incentivo al suo utilizzo ed anche alla frequenza di utilizzo: sia nel caso di luoghi poco sicuri (oggi non uso la bici perché nel luogo dove devo andare me la rubano sicuramente), sia nel caso di tempo instabile (stamattina è nuvoloso quindi non uso la bici perché al ritorno rischio di prendere la pioggia).
La diffusione sul territorio di tali parcheggi e bicistazioni permette invece di raggiungere qualsiasi luogo senza la paura del furto e di usare la bicicletta anche in caso di tempo instabile: è vero che, come dicono in nord Europa “non esiste cattivo tempo, esiste cattivo abbigliamento”, ma un parcheggio custodito permette anche di lasciare la bicicletta fino al giorno successivo e tornare a casa con il trasporto pubblico senza bagnarsi.
Questo è il motivo per cui caldeggiare la sperimentazione di un parcheggio custodito o sorvegliato nelle zone della Movida milanese. A bassissimo costo, magari coinvolgendo i commercianti della zona o proponendo agevolazioni fiscali come avvenuto in altre realtà, è possibile provare ad incentivare l’uso della bicicletta nei giovani milanesi. Tale soluzione potrebbe essere anche occasione per creare lavoro proprio tra quelle persone che in questo periodo hanno meno possibilità, sia come responsabile della custodia, sia come riparatori di biciclette (si pensi alla comodità di una sistemata alla propria bici mentre si è al bar con gli amici).
Promuovendo a dovere l’iniziativa e coinvolgendo tutti i possibili attori interessati, la sperimentazione può diventare inoltre una fortissima iniziativa culturale a favore della Mobilità Nuova.
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