"Cambiamo aria", presentato da Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta il Piano di risanamento della qualità dell'aria | Video
A Torino, presso il Circolo dei Lettori, Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta hanno presentato il nuovo Piano regionale di risanamento della qualità dell'aria. Tra i presenti Cogliati Dezza e Valmaggia
15 May, 2015
Sabato 16 maggio, presso il Circolo dei Lettori di Torino, Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta ha presentato le sue proposte in merito al nuovo Piano sulla qualità dell'aria annunciato dalla Regione Piemonte. Oltre al presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, e i vertici del circolo piemontese, erano presenti l'assessore regionale all'Ambiente Alberto Valmaggia, l'assessore all'Ambiente del
Comune di Torino, Enzo Lavolta, gli assessori dei comuni di Alessandria, Vercelli e Asti. Inoltre, il direttore ARPA
Piemonte, Angelo Robotto, Fabio Zanchetta, portavoce della Rete
Mobilità Nuova, Dario
Manuetti, presidente La Città Possibile ed Emilio Delmastro di Pro
Natura Torino. Secondo quanto ha dichiarato alla platea l'assessore Valmaggia, il piano sulla qualità dell'aria non sarà varato prima della fine del 2015, quando finirà la raccolta e l'analisi dei dati in corso.
Per Legambiente però non è tempo di indugiare ancora molto: "Analizzando i dati relativi ai
primi 100 giorni del 2015 la situazione dell’inquinamento atmosferico in Piemonte
appare già fuori controllo. - dice l'associazione - Torino, Asti e Alessandria hanno già consumato
il bonus dei 35 superamenti della
soglia massima giornaliera consentita per PM10. Dati
in linea con quelli dell’anno appena concluso che hanno visto il 50% delle
centraline piemontesi superare i limiti di legge".
Ecco una sintesi del documento presentato da Legambiente:
PROPOSTE
Il metodo
Alla luce dei dati sull'inquinamento atmosferico registrati in Piemonte e della difficoltà di agire in modo strutturale e coordinato in tutta la Regione è indispensabile aggiornare il piano regionale sulla qualità dell'aria, vecchio ormai di ben 14 anni. Per fare un passo avanti rispetto alle politiche emergenziali o alle iniziative spot messe in atto nelle diverse città è necessario un piano regionale che sappia coordinare le iniziative territoriali, che fissi obiettivi ambiziosi ma che indichi gli strumenti concreti per raggiungerli. Non c'è bisogno di nuove analisi (quelle redatte dall'Arpa sono più che esaustive) né di enunciazioni di principio, ma sono urgenti misure immediatamente praticabili. Per questo la prima indicazione che ci sentiamo di dare alla Regione Piemonte è il principio della concretezza con cui deve essere steso il piano.
In secondo luogo, ma proprio per far sì che il piano non rimanga un ottimo strumento chiuso in un cassetto, è necessario un lavoro di confronto e integrazione con le altre politiche e pianificazioni delle diverse direzioni regionali, in particolar modo con il settore dei trasporti, delle infrastrutture, dell'urbanistica e delle politiche industriali.
E' opportuno inoltre che venga previsto un meccanismo di controllo dei risultati attesi. Affinché il piano regionale non rimanga un documento di principi o indicazioni, è necessario attivare strumenti di controllo sulla sua efficacia, che perdurino negli anni a venire e che siano efficaci sia per la Regione stessa, sia per le Amministrazioni comunali piemontesi.
Un'ultima indicazione di metodo che ci sentiamo di suggerire è di sfruttare l'occasione della revisione del piano regionale per avviare una grande campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini sulle buone abitudini da mettere in atto per contribuire a ridurre gli inquinanti immessi in atmosfera e un'attività di formazione rivolta agli amministratori sui contenuti del piano stesso.
Nel merito
La vera sfida per combattere gli alti livelli di smog
si deve combattere nelle città, a partire dalla fonte principale: i trasporti
e la mobilità urbana. La riduzione del parco auto
circolante (in Italia maggiore rispetto alla media europea) deve essere
l'obiettivo principale da porsi. Per muoversi in modo sostenibile dentro le
città è indispensabile progettare i nuovi spazi urbani e riadattare quelli
esistenti in modo che siano facilitati gli spostamenti a piedi, in bicicletta o
con i mezzi pubblici.
Per rilanciare l’idea di una #MobilitàNuova è necessario partire dalle scuole, per creare un reale e duraturo cambiamento culturale e per tutelare il territorio in cui si vive con la nascita di “un’Area B” in prossimità di ogni scuola, per liberarle dall’invasione delle automobili e per fare in modo che i Bambini possano recuperare spazi urbani per il movimento e per il gioco, dove imparino a crescere, a socializzare e a relazionarsi col mondo senza sentirsi costretti dalle pareti domestiche e dai rischi del traffico.
In sintesi, si propone alla Regione Piemonte e alle città
piemontesi di adottare i principi della Carta di Bologna, documento
conclusivo degli Stati Generali della Mobilità Nuova, che si sono tenuti
a Bologna lo scorso mese di aprile.
Anche il settore energetico
e di gestione del calore può dare un contributo significativo alla
riduzione dell'inquinamento atmosferico nella nostra regione. L'energia solare
e le altre fonti energetiche rinnovabili che non prevedono la combustione
possono sostituire gli impianti esistenti di produzione energetica o di calore
attualmente esistenti, contribuendo al miglioramento della qualità dell'aria.
Per questo motivo è necessario che la programmazione regionale preveda forme di
incentivo per la diffusione dell'energia sostenibile.
Ripensare le città dal punto
di vista energetico e della mobilità vuol dire riflettere anche su quali città
vogliamo per il prossimo futuro. Una interessante riflessione da fare riguarda
anche il verde in città affinché i criteri minimi per il verde urbano
già previsti sia a livello nazionale che regionale si traducano in realtà su
tutto il territorio regionale e soprattutto che diano un contributo effettivo
in termini di qualità ambientale e miglioramento della qualità dell'aria.
Altrettanta attenzione andrà
data al tema dell'agricoltura e a quali misure mettere in campo affinché
anche questo settore, spesso trascurato da questo punto di vista, sia più
sostenibile. Un esempio è la vecchia pratica agricola dell’abbruciamento delle stoppie del riso, e più
in generale dei residui vegetali, che non andrebbe più consentita laddove
vengono superati i limiti di inquinamento previsti per legge.
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