Lo spreco del cibo diventi reato. Dalla Francia un grande esempio
L'Assemblea Nazionale francese ha approvato una legge sul reato alimentare che vieta ai supermercati di gettare nella spazzatura l'invenduto ancora utilizzabile. Per la FAO il 35% della produzione finisce tra i rifiuti
27 May, 2015
di Carlo Petrini
Giunge, in questi giorni, da oltralpe una notizia importante che fa ben sperare per il futuro. E' stato approvato, infatti, dall'Assemblea Nazionale Francese, ovvero la camera bassa del Parlamento, una legge che sostanzialmente istituisce, per i supermercati sopra i 400 metri quadrati, il "reato di spreco alimentare". Non sarà più possibile per i negozi, infatti, smaltire l'invenduto trasformandolo in rifiuto quando ancora edibile, pratica purtroppo comune a molti rivenditori, specialmente di grosse dimensioni.
L'iniziativa è interessante per molti motivi, ma soprattutto perché finalmente offre una risposta istituzionale a un problema vergognoso che molto fa parlare ma che fino a ieri non sembrava avere la forza di muovere interventi di carattere politico e normativo diretto.
Lo spreco del cibo è l'aspetto più tangibile di un modo di produrre, distribuire, vendere e consumare il cibo che non funziona. Secondo la FAO, la quantità di cibo che finisce nella spazzatura supera il 35% della produzione totale, per un costo economico stimato in circa un trilione di dollari ogni anno.
Sono cifre spaventose, che dicono chiaramente di come il primo campo da arare in un mondo in cui 800 milioni di persone convivono ancora con la malnutrizione sia proprio questo: rendendo efficiente la catena produttiva e distributiva, trovando modi di redistribuzione efficaci del cibo vicino alla scadenza ma soprattutto educando i consumatori a ridare valore a ciò che mettiamo nei nostri frigoriferi e che spesso da lì finisce nella spazzatura senza nemmeno passare per la tavola. Di pari passo dovrebbe poi andare un ripensamento del sistema produttivo, che fa sì che solo in Italia si lascino nei campi 1,4 milioni di tonnellate di prodotti ogni anno, spesso perché non è conveniente fare la raccolta.La proposta del governo francese va applaudita perché, sebbene a far notizia sia stata l'istituzione di pene severe per chi continuasse a gettare l'invenduto (fino a 2 anni di carcere), il vero nocciolo è la realizzazione di programmi di educazione nelle scuole primarie. Insegnare ai bambini, fin dalla tenera età, che il cibo va rispettato al pari del lavoro di chi lo ha prodotto e che sprecarlo reca un danno non solo economico, ma anche e soprattutto in termini di risorse finite che sono state utilizzate per realizzarlo (acqua, suolo fertile, energia) è un passo senza il quale non possiamo pensare a un futuro diverso.
Se non impariamo a essere cittadini migliori non c'è norma che tenga, e l'educazione alimentare deve entrare a pieno titolo nei programmi scolastici.
Da parte della società civile alcuni sforzi ci sono ma è arrivato il momento di dare una risposta corale a una vergogna che deve essere fermata. Da questo punto di vista ciò che sta accadendo in Francia deve scuoterci tutti dal torpore. Mettere fine allo spreco alimentare si può e si deve.