#Abbaglianti? Ecco com'è andato il sopralluogo pubblico in bici alla scoperta della nuova luce (LED) di Milano | Video
Il sopralluogo notturno in bici di ECO a vedere l'effetto della nuova luce LED di Milano, insieme agli esperti d'illuminazione dell'APIL. Un incontro pubblico per capire se sia possibile illuminare meglio di notte le nostre città
07 June, 2015
Video ed interviste di Paolo Hutter e Stefano D'Adda
"Ci sono vari modi di illuminare una città" - ci ha spiegato Susanna Antico, architetto, lighting designer e presidente di Apil (Associazione Professionisti Illuminazione), nel corso della pedalata serale alla scoperta della nuova luce a led di Milano - "C'è la lampadina ad incandescenza, che funziona come una stufa, dove il filamento di metallo riscaldato emette onde elettromagnetiche, solo poche visibili dall’occhio umano; l’incandescenza inoltre produce molto calore e solo il 10% dell'energia utilizzata diventa luce visibile. Ci sono le lampade ad alta pressione, come la fluorescenza, i vapori di sodio o di mercurio, ora eliminati dal mercato, e gli ioduri metallici. Tecnologie che utilizzano appunto gas diversi (che emettono spettri luminosi diversi) e che hanno raggiunto un ottimo livello di efficienza e di qualità della luce. Queste sorgenti hanno delle limitazioni per quanto riguarda la regolazione. Diciamo che hanno avuto, soprattutto gli ioduri metallici, vita troppo breve. Poi sono arrivati i LED (Light Emitting Diode), diodi ad emissione luminosa, la grande novità degli ultimi 15 anni, non più una sorgente ma un sistema elettronico. In realtà il LED esisteva già in altre forme e per altri utilizzi, come la spia di accensione degli stereo, che è pure un piccolo LED. Quelli che oggi illuminano le città sono però frutto di grandi innovazioni tecnologiche. Sono i LED "bianchi", ad alta efficienza, ossia producono una grande quantità di spettro elettromagnetico visibile, rispetto alla potenza assorbita".
Sembra però di capire che secondo alcuni esperti l’avvento dei LED non abbia risolto tutti i problemi dell’illuminazione pubblica…
"In effetti i progettisti di illuminazione pubblica dicono "bene i LED, però ...". C'è un però, perché la tecnologia LED oggi si evolve continuamente e molto velocemente e i parametri di prima per valutare la luce, come l'indice di resa cromatica o la temperatura colore (il colore percepito della luce), non sono più validi. Occorre conoscere bene i LED per ottenere buoni risultati. Sostituirli a quello che c'era prima facendo solo un classico “cambio lampada” , senza ulteriori accorgimenti, può dare cattivi risultati. Nell'illuminazione delle città sta accadendo qualcosa che non accontenta gli esperti del settore: l'unico criterio che si considera è quello del LED uguale risparmio energetico. Le amministrazioni pubbliche oggi pensano solo a "quanto si risparmia". In barba ad altri criteri, come il benessere, il comfort visivo, l'identità di una città, il valore sociale dell'illuminazione".
Con quali criteri viene realizzata l’illuminazione pubblica delle città in Italia?
"L’illuminazione urbana purtroppo si è sviluppata avendo come principale criterio quello del garantire la sicurezza del traffico veicolare; l'illuminazione stradale è diventata così anche illuminazione urbana. Città dunque che di notte si trasformano in strade, perdendo le pareti verticali o avendo la possibilità, come a teatro, di percepire bene le scene verticali, e avendo il senso dello spazio e non solo del piano orizzontale, cosa che stravolge l’immagine diurna. Per molti anni non si è tenuto conto di un contesto più complesso. E' un problema culturale, ossia il comprendere che nell'illuminazione la quantità non è tutto e che l’illuminazione è fondamentale per la percezione e la valorizzazione dello spazio. Mentre con l'illuminazione interna ci si è resi conto che non sempre la quantità soddisfaceva le esigenze dell'architettura, nell'illuminazione pubblica questo non è accaduto. Con l'eccezione dei progetti realizzati in altri Paesi europei, come in Francia o nel Nord Europa. Comunque anche all’estero l’illuminazione di concezione “ambientale” viene applicata raramente". Un'illuminazione che continua ad essere fatta per lo più per il traffico stradale e le auto è un’idea limitata di illuminazione perché la città è un luogo che dev'essere vissuto soprattutto dalle persone, non solo dalle auto. Bisognerebbe poi ragionare di più sulla velocità delle automobili, perché laddove si riesce ad imporre il limite delle Zone 30, cambiano anche le esigenze di illuminazione. Non ho più bisogno di livelli alti d'illuminazione delle strade, di uniformità ovunque; le macchine, in fondo, hanno i fari ..."
Ma l’avvento dei LED non ha risolto almeno il problema dell’inquinamento luminoso?
"ll problema dell'inquinamento luminoso è un cane si mangia la coda. Sicuramente i LED sono in grado di ridurlo, ma la semplice sostituzione dei LED a quello che c’era prima, da sola non basta. Il livello di inquinamento luminoso dipende anche dalla progettazione di un impianto luce e io sono sicura che se le amministrazioni pubbliche chiamassero in causa i progettisti di illuminazione, si accorgerebbero che i progettisti "non sparano la luce in alto", non mandano la luce dove non serve. Spesso invece ci si accontenta che i progetti d'illuminazione pubblica li facciano gli ingegneri elettrici, o le singole aziende energetiche, anche se non sarebbe il loro lavoro. Una città infatti non è una circonvallazione, lo studio e la progettazione di un sistema d’illuminazione fatto per le persone sono molto più complessi. E questo detto senza offendere nessuno.
Oggi invece va molto l'equazione più illuminazione uguale più sicurezza, tout court, ma non è così. La sicurezza non è data solo dalla quantità di luce, è una sensazione assai più complessa. Infatti io mi sento sicuro quando riesco a controllare l'ambiente circostante, quando in un parco urbano posso vedere davvero frontalmente, se qualcuno mi arriva davanti. Spesso la luce LED, invece, è troppo “tagliente” e crea contrasti eccessivi. In questo modo ci sono zone che vengono percepite come insicure o sgradevoli.
Torno al problema della mancanza di cultura, riguardo l’illuminazione pubblica e la vita notturna in città. Basti pensare che ultimamente in Italia si fanno tantissimi piani o pianificazioni: dell’Aria, del Traffico, della Mobilità, del Rumore, del Sottosuolo…. Perché non imporre anche una pianificazione dell’illuminazione pubblica di una città, un piano che finalmente riguardi anche la notte, non solo il giorno. In fondo, da tempo, tutti noi viviamo le grandi città anche di notte, non solo di giorno.