La Grecia sempre più “al verde”: una grande opportunità ecologica per l’Europa. Articolo di Oliver Tickell, direttore di Ecologist
"I problemi economici della Grecia non si risolveranno semplicemente spostando soldi all’interno del sistema bancario. Una soluzione a lungo termine dovrebbe includere un piano per riportare in vita le foreste, investire sull’energia solare e creare uno sviluppo sostenibile nella prospettiva di un futuro globale."
19 July, 2015
di Oliver Tickell The Ecologist
traduzione di Laura Tajoli
L’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, parlando del programma di austerità imposto al suo paese ha detto che si stava cercando di “frustare una mucca malata per avere più latte”.
“La ucciderete”, ha spiegato, “e da lei non avrete niente”. Aveva ragione, naturalmente.
Questa metafora della Grecia vista come un essere vivente considera giustamente l’economia essenzialmente come un processo vivo, soggetto a leggi che vanno oltre quelle della matematica e prendono in considerazione scienze naturali come la biologia, la medicina e, soprattutto, l’ecologia.
Come ha sottolineato il fondatore dell’Earth Day Gaylord Anton Nelson, “l’economia è un aspetto accessorio dell’ambiente, non il contrario”.
Allora, è senza dubbio importante per la Grecia sistemare i suoi debiti ma, alla lunga, è altrettanto fondamentale calibrare l’approccio ecologico. Per parafrasare le parole dello stratega politico di Bill Clinton, James Carville: “È l’ecologia, stupido!”
E piuttosto che utilizzare fondi “di salvataggio” per spostare i soldi attorno al sistema bancario a beneficio esclusivo dei banchieri, i soldi dovrebbero essere utilizzati per ripristinare la ricchezza naturale della Grecia da cui dipendono il paese e i suoi cittadini.
Ricostruire le foreste
Chiunque visiti la Grecia resta colpito dai paesaggi disboscati che caratterizzano il paese. Tristemente, questo è il panorama che identifica soprattutto le aree più visitate: le isole dell’Egeo tanto amate dai vacanzieri e le montagne che circondano Atene e Delfi.
L’immagine che si forma nella mente è quella di una roccia nuda e massiccia che si abbrustolisce sotto il sole ed è percorsa da greggi di capre pronte a brucare qualsiasi filo d’erba che emerge dai piccoli appezzamenti di terreno presenti tra le rocce.
Niente di nuovo, comunque. Platone nel suo dialogo Crizia, nel 360 a.C., parlando della regione Attica attorno ad Atene scriveva, “Paragonata a ciò che era, restano soltanto le ossa, come nelle isole più piccole, tutte le parti più ricche e morbide del terreno sono scomparse, resta unicamente lo scheletro della terra. Ma in origine le montagne erano alte, coperte di terra e le pianure erano ricche di terreno fertile e sulle montagne c’era legno in abbondanza. Di questo alcune tracce permangono, e anche se adesso alcune montagne possono offrire soltanto nutrimento alle api, non molto tempo fa era frequente vedere tetti delle case fatti con le travi di legno degli alberi che crescevano laggiù, coltivati dall’uomo e che fornivano cibo in abbondanza per il bestiame. In più, la terra traeva grande beneficio delle piogge annuali, non come ora che non riesce a trattenere l’acqua che scorre attraverso il terreno per andare al mare, ma mantenendo riserve abbondanti in ogni dove, facendone tesoro all’interno del terreno, per lasciarla andare negli anfratti che poi la assorbivano per trasformarla in fontane e fiumi che ancora oggi serbiamo una memoria e una traccia là dove esistevano. Questa era la condizione naturale del paese, che era coltivato da veri agricoltori che avevano fatto dell’agricoltura il loro lavoro, che erano uomini d’onore, amavano la natura e avevano il migliore terreno del mondo, abbondanza di acqua, e un clima eccellente e temperato”.
Riportare gli alberi, la terra, l’acqua
Come scrive Paul Erhrlich, gli antichi Greci “avevano ereditato una terra coperta da querce, pini e altri alberi dalle foglie spesse e resistenti chiamati ‘foresta sclerophyllous’ nel gergo degli ecologisti. Quando però la popolazione greca iniziò a espandersi, distrusse progressivamente le foreste per fare fuoco e carbone, necessario per la ceramica e per altri procedimenti artigianali, e per il legname. I grandi alberi sono anche stati accidentalmente bruciati… anche in seguitodi qualche operazione militare o per creare ulteriore pascolo. L’erosione del suolo sulle discese delle aspre colline greche ha impedito la riforestazione, e un altro ostacolo alla ricrescita è venuto daglii animali al pascolo che brucarono erba e semi impedendo loro di crescere. Le capre, soprattutto… le ‘locuste con le corna’ hanno distrutto molta della vegetazione nella regione mediterranea e nelle altre aree dove sono state introdotte”.
Oggi circa metà del paese è definito come ‘ecosistema forestale’, in particolare le alte montagne della Grecia centrale che vanno da nord di Patrasso fino all’Albania e da sud di Patrasso fino al Peloponneso e al mare. La maggior parte di queste foreste sono però lontane da dove le persone vivono, coltivano e vanno in visita, e così solo pochi possono godere dei benefici offerti dal clima, dall’acqua e dal paesaggio.
C’è il disperato bisogno di un programma di rimboschimento, per riportare la vita nelle lande devastate, qualcosa che preveda l’utilizzo dei guardiani di capre e dei pastori in qualità di piantatori e custodi degli alberi nativi.
Questo avrebbe effetti largamente positivi non solo per la Grecia ma per l’Europa intera e il Mediterraneo, riporterebbe la verde bellezza nei paesaggi senza vita, rinvigorendo l’ecosistema e il turismo, ristabilendo i flussi di acqua lungo le sorgenti perdute, ricostruendo il terreno, fornendo nutrimento all’agricoltura e creando le basi per una futura economia forestale.
Devastata dal turismo
Una grossa fetta della costa greca è stata distrutta da uno sviluppo turistico scellerato, in apparenza privo di programmazione. Per esempio la zona nord-occidentale di Creata e il sud-ovest di Corfù, aree caratterizzate da uno sviluppo a nastro di hotel e negozi grigi lungo strade costiere sporche, rumorose e pericolose dove non ci sono neppure dei marciapiedi per i pedoni.
Per questi atroci sviluppi urbanistici può esserci soltanto un destino: la completa distruzione e la ricostruzione di nuovi villaggi ‘verdi’, ispirati dal design delle vecchi villaggi collinari, con i cottage bianchi che conosciamo così bene.
Questo renderebbe la Grecia una bellissima destinazione turistica e creerebbe anche moltissimi posti di lavoro, con grande beneficio delle persone dell’economia e di tutti i visitatori.
Al tempo stesso, bisognerebbe eliminare i veicoli inquinanti dalle città greche che generano una quantità di smog pari a quella di Los Angeles e sostituirli con mezzi verdi e puliti a energia solare.
Dare nuova forza a un’Europa verde
Naturalmente, questo significherebbe ristrutturare completamente le infrastrutture energetiche della Grecia, che al momento sono dominate da centrali a carbone a cielo aperto e da stazioni tra le più sudice d’Europa. Come riportato dal The Ecologist, fino a pochi anni fa la Grecia aveva una fiorente industria di energia solare, fino a quando improvvisamente ha svoltato optando per un maggiore utilizzo del carbone.
Il progetto di creare una enorme rete di stazioni solari nel deserto del Sahara non si fonda su solide basi, data l’instabile situazione che sta vivendo il Nord Africa. L’Europa del Sud, Grecia inclusa, potrebbe quindi ospitare questo impianto che fornirebbe energia di alto voltaggio pulita e rinnovabile arrivando fino alla Germania e oltre.
Utilizzando impianti solari concentrati, il calore del giorno può essere immagazzinato nelle rocce calde e far girare le turbine quando il sole non splende, fornendo energia notte e giorno. In Grecia, si potrebbe anche puntare a espandere il settore idroelettrico, soprattutto su piccola scala, tra le comunità locali.
Sorprendentemente, la Germania sta progettando di finanziare metà del costo di una nuova stazione a carbone a Ptolemaida: dovrebbe invece investire questo e molto di più in una rivoluzione che vada nella direzione delle energie rinnovabili.
Ma chi finanzierebbe tutto questo, da dove arriverebbero i soldi? Dagli stati membri della UE, la Germania prima di tutto, dalla Banca Centrale Europea, dal FMI, dalle banche di investimento europee… perché finanziando il rinverdimento della Grecia sarebbero certi di avere indietro i loro soldi. Man mano che l’economia greca torna alla vita e i soldi tornerebbero alle banche, il lavoro verrebbe creato e le tasse pagate.
Investirebbero nel futuro sostenibile della Grecia e di tutta l’Europa, sviluppando l’energia rinnovabile per transitarci nell’era del post-carbone e ricostituendo gli ecosistemi più essenziali.
Ecco un’alternativa sostenibile al “frustare la mucca malata” dell’economia greca: riportarla in salute e prosperità, creando una casa dell’energia rinnovabile per l’Europa, una terra di latte, miele, alberi e terreni fertili, con poco carbone e uno sviluppo amico del clima, un esempio da seguire.